3 Intonate il canto e suonate il timpano,
la cetra melodiosa con l’arpa.
4 Suonate la tromba nel plenilunio,
nostro giorno di festa.
5 Questa è una legge per Israele,
un decreto del Dio di Giacobbe.
6 Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe,
quando usciva dal paese d’Egitto.
Un linguaggio mai inteso io sento:
7 “Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8 Hai gridato a me nell’angoscia
e io ti ho liberato,
avvolto nella nube ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Meriba.
9 Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire;
Israele, se tu mi ascoltassi!
10 Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
11 Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto;
apri la tua bocca, la voglio riempire.
12 Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito.
13 L’ho abbandonato alla durezza del suo cuore,
che seguisse il proprio consiglio.
14 Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
15 Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari porterei la mia mano.
16 I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre;
17 li nutrirei con fiore di frumento,
li sazierei con miele di roccia”.
Le righe seguenti possono aiutarti a comprendere meglio il salmo:
Invito solenne alla celebrazione liturgica della festa dei Tabernacoli secondo i precetti dati a Israele quando uscì dall’Egitto.
In un impeto di tenerezza infinita Iddio stesso, in pochi tratti, rammenta al suo popolo le finezze del suo amore nel passato. Egli è sempre il medesimo Dio che anche ora non desidera che di riversare sul suo popolo la pienezza di un amore inesauribile: “apri la tua bocca, la voglio riempire…li nutrirei con fiore di frumento…li sazierei con miele di roccia!”.
Per tre volte lo chiama “popolo mio” e con insistenza accorata lo supplica perché lo ascolti. Ma purtroppo anche il suo popolo è sempre lo stesso: “non ha ascoltato la mia voce, non mi ha obbedito”. Per questo ha dovuto abbandonarlo “alla durezza del suo cuore”. “Se il mio popolo mi ascoltasse!...”. Il lamento di Dio si farà singhiozzo, nel giorno nel pianto di Gesù su Gerusalemme, ma anche allora mancherà l’ascolto. Dovrà compiersi la liturgia del Calvario perché il nuovo Israele si offra docile all’amore che salva, e s’incammina per le vie di Dio, verso i tabernacoli eterni.
Se ora hai compreso la tematica del salmo rileggilo lentamente secondo le indicazioni date della pagina fissa.
La frase del Nuovo Testamento, cui riferirti, potrebbe essere:
“Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi…Egli ci ha amato per primo!” (1 Giov. 4/16-19)
Quando avrai concluso la tua preghiera potrai terminare con la seguente colletta salmica:
Preghiamo Signore, Dio dei nostri padri, che incessantemente rinnovi i prodigi del tuo amore verso un popolo che non ti dà ascolto: aiutaci a fare il vuoto nel nostro io presuntuoso, perché tu possa riempirci a saziarci di Te.