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Sabato, 12 Settembre 2015 19:16

Anno B: Mc 10, 13 – 52

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"La Messa, occasione di ...

catechesi della Parola"

Gesù prende sempre le difese della parte più debole: gli presentano dei bambini, e i discepoli lo rimproverano perché non vogliono che Gesù accolga anche queste persone che sono considerate le nullità della società.

Gesù si indigna e dichiara: "A chi è come loro, infatti, appartiene il Regno di Dio": ai discepoli, che sono animati dall'ambizione di essere i più grandi, Gesù ricorda che il Regno di Dio, cioè la comunità dove Dio governa gli uomini, è proprio quella degli ultimi della società. Quelli che vengono considerati gli ultimi, sono in realtà i primi ad entrare nel Regno del Signore, nessuno deve impedire loro di avvicinarsi a Gesù, nessuno deve essere scandalo per essi (si veda la scheda 15).

Il successivo episodio dell'incontro di Gesù con il giovane ricco (versetti 17-31) si presta ad alcune considerazioni molto importanti.

"... gli corse incontro": in oriente, correre è considerata cosa disdicevole; in Marco solo l'indemoniato di Gerasa corre, per correre bisogna essere angosciati. E si ingi­nocchia, come solo il lebbroso ha fatto. Fonte dell'angoscia è la vita eterna: curioso che nei vangeli si interessi della vita eterna solo chi è già sistemato bene.

Questo chiede a Gesù cosa fare per avere la sicurezza di un aldilà buono. Ma Gesù parla malvolentieri dell'aldilà, per lui la vita eterna inizia già di qua, chi assomiglia a Dio nei confronti degli altri ha già ora una qualità di vita indistruttibile.

Gesù risponde quasi seccato e gli ricorda i comandamenti, ma cita solo quelli che riguardano i rapporti con il prossimo, aggiungendo il "non frodare" che nel decalogo non c'è, ma si trova in Dt 24,14: "Non defrauderai il salariato povero ...".

Marco vuol dire che per avere la vita eterna, a Dio non interessa di come ci si com­porta nei suoi confronti, ma come ci si comporta verso il prossimo, già qui su questa terra; a Gesù interessa la qualità di vita qui, e questo lo scordiamo sovente.

L'uomo ha seguito questi comandamenti, è un bravo religioso, ed è ricco: ha posto la sua sicurezza in questi due valori, ma non gli basta, per questo ha interrogato Gesù.

E Gesù lo guarda con amore, ma un amore compassionevole: infatti, presso gli ebrei dire che "ti manca una cosa" vuol dire che ti manca il tutto, la cosa più importante. E Gesù gli dice: condividi tutto con i poveri, ed avrai un tesoro in Dio: "nei cieli" non vuol dire "nell'aldilà", anche noi diciamo "grazie al cielo" intendendo grazie a Dio. Se uno si sente responsabile della felicità dell'altro, trova anche la sua.

Ma il nemico di quell'uomo, che ora scopriamo che è ricco, è la sua stessa ricchezza, che rende difficile entrare nel regno di Dio (che, ripetiamo, non equivale all'aldilà).

"è più facile ...": per "cammello" non si intende l'animale, ma una fune spessa fatta con il pelo dell'animale, e questo spiega la similitudine portata da Gesù per rappre­sentare la difficoltà dei ricchi ad accedere al regno di Dio, perché il denaro ("mammona") diventa il loro padrone: si vedano anche Mt 6,24 , Lc 16,13.

I discepoli sono sconcertati, tant'è che dicono tra loro "chi può essere salvato?". Ma il verbo usato da Marco indica il sostentamento: se il ricco deve lasciare tutto, come ci sosteniamo noi che abbiamo già lasciato tutto? Ecco ancora i dubbi dei discepoli.

Gesù rassicura Pietro (ricordiamo l'uso del nome 'Pietro'? scheda 14) che gli ha posto la domanda: chi agisce così ha già la ricompensa, e maggiore di quanto si pensi.

Osserviamo ancora una cosa: "chi lascia ... casa fratelli sorelle madre padre figli ..." trova "case fratelli sorelle madre figli ...": ed il padre? L'autorità, colui che coman­dava nella famiglia, nella comunità cristiana lascia il posto al Padre dei cieli, che non comanda ma che guida comunicando il suo spirito. E il "cento volte" non indica una quantità, ma il cento indica la benedizione da parte di Dio (vedi anche scheda 6).

La logica di Dio è così comprensibile quando Gesù dice che i primi secondo la logica del mondo saranno gli ultimi, e viceversa.

Sulla strada di Gerusalemme troviamo due gruppi con Gesù: alcuni sgomenti, altri impauriti. Questi "seguono Gesù", lo hanno capito, ed hanno paura di quello cui va incontro Gesù, la morte, e che attende anch'essi; quegli altri invece sono sconcertati perché non capiscono. E questi ultimi sono i discepoli, che Gesù prende di nuovo "in disparte" (ricordiamo cosa vuol dire? incomprensione da parte dei discepoli) e ripete loro per la terza volta l'annuncio della sua passione, morte e resurrezione.

Anche qui Gesù non usa il termine "Messia", ma "Figlio dell'uomo" (scheda 13), per distaccarsi dalla tradizione religiosa: questa addirittura lo consegnerà ai pagani.

Ma come era successo dopo il secondo annuncio, ancora non hanno capito asso­lutamente nulla, anzi Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù un trattamento di favore nel giorno della sua gloria, giorno dell'intronizzazione del re: vogliono essere ancora "i più grandi" (vedi scheda 15), sedere alla destra ed alla sinistra del potente era segno di privilegio e di potere anche per questi. Sul calvario si vedrà chi siede accanto al "Re dei Giudei", altro che il potere e l'onore dei "governanti"!!!

E Gesù ripete ancora il suo messaggio: nella comunità cristiana, chi vuol diventare grande deve essere al servizio, così è nel regno di Dio; anche il "Figlio dell'uomo" (non il "Messia"!) è venuto per servire gli altri, non per farsi servire dagli altri. Un concetto di Dio opposto a quella che è l'usuale idea di Dio delle religioni.

Segue l'incontro con un cieco, ed è significativo che Marco insita sul suo nome: figlio di Timeo, Bartimeo, cioè "figlio dell'onore", cieco perché insegue il suo onore.

Ma chi cercava l'onore? I due nomi in aramaico ("Bartimeo" e "Rabbuni") ci danno l'indizio: sono i dodici, ed in particolare, in questo episodio, Giacomo e Giovanni.

Già la guarigione del primo cieco (Mc 8,29), cioè l'apertura della mente, aveva fatto capire ai discepoli che Gesù era il Messia, anche se i discepoli l'avevano capito in un modo ancora distorto, pensavano al Messia "Figlio di Davide" trionfatore della tradi­zione, mentre Gesù si presenta come il "Messia Figlio di Dio" (vedi Mc 1,1).

Il cieco si trova inoltre "lungo la strada": è un riferimento alla parabola del seme (Mc 4 e 15), il messaggio viene ascoltato, ma viene Satana, il potere, e lo porta via.

Nel brano sono indicate le caratteristiche del cammino di fede del discepolo: dispo­nibilità a muoversi (grida), invito di Gesù (chiamatelo!), abbandono delle sicurezze precedenti (il mantello), decisione (che io veda!), comprensione del messaggio (vide di nuovo), sequela (lo seguiva): finalmente il discepolo capisce e "segue" Gesù !

Parrocchia di San Giacomo – Sala
Filippo Giovanelli

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