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Venerdì, 22 Luglio 2016 11:14

– XVII Domenica del Tempo Ordinario -

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- 24 Luglio 2016 -

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Gen 18,20-32

20Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. 21Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».

22Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. 23Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? 24Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? 25Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». 26Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». 27Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: 28forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». 29Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». 30Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». 31Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». 32Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

 

 

Salmo: 137

Rit.: Il Signore è l'unico vero bene.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:

hai ascoltato le parole della mia bocca.

Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

2 mi prostro verso il tuo tempio santo. Rit.


Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:

hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

3 Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,

hai accresciuto in me la forza. Rit.


6 Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l'umile;

il superbo invece lo riconosce da lontano.

7 Se cammino in mezzo al pericolo,

tu mi ridoni vita;

contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano Rit.


la tua destra mi salva.

8 Il Signore farà tutto per me.

Signore, il tuo amore è per sempre:

non abbandonare l'opera delle tue mani. Rit.



Seconda lettura: Col 2,12-14

Fratelli con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. 13Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e 14annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

 

 

Canto del Vangelo: Rm 8,15bc

Alleluia, alleluia!

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Alleluia!



Vangelo: Lc 11,1-13

1 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», 7e se quello dall'interno gli risponde: «Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

 

 

OMELIA

Pregare non significa anzitutto dire preghiere. Moltiplicare parole, 'parlare con Dio' (che il più delle volte si riduce ad un monologo), recitare formule e quant'altro, non dice ancora il nostro pregare.

Pregare è fondamentalmente uno stile di vita, una modalità di esistenza. Non siamo chiamati tanto a pregare, quanto a trasformaci in preghiera; non a diventare uomini che pregano, ma oranti. Dio essendo solo Amore, è fondamentalmente dono, per cui non si può non donare. La preghiera sarà dunque l'atteggiamento dell'uomo che si fa ricettacolo, accoglienza all'essere di Dio che si dona.

Nella pagina di oggi, Gesù invita a «chiedere, cercare, bussare». Ma stiamo attenti, questo non vuol dire importunare Dio al fine di estorcergli qualcosa. Infatti non chiediamo per forzare la sua mano, ma per aprire la nostra al suo dono. Si chiede per farsi capaci di ricevere.

Il chiedere evangelico infatti è molto strano, in un certo senso si tratta di un chiedere senza oggetto. Silesius scrive: «Chi chiede a Dio dei doni, è in una situazione difficile. Adora la creatura e non il Creatore».

Il chiedere serve dunque a me, per farmi capace di ricevere ciò che lui vuole donarmi – ossia se stesso, dato che non può donare meno dell'Essere – e non ciò che gli domando. Perché lui mi concederà non tanto quello che desidero ma ciò di cui ho bisogno. Infatti Gesù nel nostro brano invita a chiedere, ma senza specificare 'cosa' chiedere; invita a  cercare ma non definisce 'cosa' cercare; dice di 'bussare' alla porta senza indicare cosa vi sia dietro a quella porta.

Il mio chiedere diventa così unica misura del suo dare, dato che lui «in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare» (Ef 3, 20).

Dio concede sempre all'uomo secondo la sua sete. E l'uomo diventa ciò che ha desiderato.

Caratteristica di ogni preghiera è l'attesa, ossia lo spazio intercorso tra la richiesta e l'esaudimento. Ebbene, questo spazio dilata il mio desiderio, aumentando la capacità di accogliere il dono. Il gioco di Dio è il gioco dell'amore del Cantico dei Cantici: si concede e si sottrae nei suoi doni, perché desidera essere desiderato Lui stesso – che sta oltre ogni desiderio e cosa desiderata – e questo affinché non ci innamoriamo del dono che sta sopra la mano del donatore, ma di lui che dona, ovvero dell'Amore.

E alla fine, questo Amore «Si alzerà» (v. 8) a concedere ciò di cui abbiamo necessità per vivere.

È il verbo della resurrezione: egli è risorto perché si è donato nell'amore che è andato fino alla fine. Ora il suo dono rende noi capaci di farci dono a nostra volta, e finalmente poter 'mettere qualcosa dinanzi all'amico che è venuto farci visita nel pieno della notte». E sperimentare così una vita risorta.

 

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

Letto 2900 volte Ultima modifica il Venerdì, 22 Luglio 2016 12:13

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