Divinis Barcaiolo, Amato mio,
deh! Portami di là di questo rio!
Di là, nel regno Tuo luminoso;
di là, in Sion, città del Tuo riposo;
di cui le porte sono margarite,
le mura diaspro, e dove le ferite
d'un dì, brillan qual sole in suo fulgore,
che lassù, in gloria mutansi il dolore.
Dove non brucia sol né splende luna;
che là non non mai discende notte alcuna;
là sempre giorno è, sempre chiarore,
che luce di quel segno è sol l'Amore.
E là splende, di stelle incoronata,
rivestita di sol, l'Immacolata.
La in quella dolce visione di pace,
rumor non s'ode, ogni contesa tace;
tristezza non v'è più, non v'è più pianto,
ma sol di lode s'ode un dolce canto
al Dio Trino, di tutto Creatore,
e all'Agnello nostro Redentore.
Infin portami là, dolce Signore,
ove in TE trasformata e nel Tuo Amore,
io canterò quel canto misterioso
che a Te s'innalza ognor, senza riposo.
Su, taglia, ormai gli ormeggi alla barchetta,
sciogli le vele, deh! Partiamo in fretta;
veloci scivoliamo sopra l'onda
e, presto! Raggiungiamo l'altra sponda!
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