La reintegrazione del proprio essere personale percorre tutte le zone della realtà umana: il corpo, le emozioni, la mente, lo spirito, e le percorre come energia unificatrice e redentrice.
Per iniziare un cammino di riappropriazione della propria vita e della propria scelta vocazionale è necessario fermarsi, guardarsi dentro, iniziare un viaggio nella vita interiore per cogliere la realtà profonda e per riprendere slancio e vigore.
Grazie all'incontro tra la ragione e la fede è possibile giungere a comprendere in certa misura il senso della sofferenza; essa, cioè: non è una fatalità; non è un castigo; ma viene dall'amore e porta all'amore.
Non è possibile trascurare il fondamento spirituale che vivifica ogni tipo di relazione perché da consacrati siamo chiamati a mettere in gioco tutto noi stessi per fare crescere la comunione.
È comprensibile che le più belle riflessioni sulla figura e il mandato dei pastori siano quelle sgorgate dal cuore dei pastori santi, quasi espressione spontanea della loro esperienza pastorale e soprattutto della loro unione spirituale con Cristo grande pastore.
Lo spirito del mondo ha, nella ricchezza, il suo più forte ausilio. Chi ha grandi ricchezze vede la virtù come un’esplicazione elegante, un raffinamento dell’esistenza, un’esaltazione del proprio prestigio.
Nessuno può sperare di giungere al silenzio eloquente colmo del sussurro del Signore senza attraversare le aspre e desolate lande dell'assenza o, come direbbe San Giovanni della Croce, senza sperimentare la «notte oscura».
Si tratta per noi di evangelizzare tenendo presenti, secondo il nostro spirito, le situazioni di emergenza del nostro tempo. Cerchiamo di vedere quali sono...
Un cambiamento che ha influito sulla collocazione ecclesiale della vita religiosa è quello intervenuto a partire dagli anni cinquanta intorno ai modelli di santità.