Giustino
di Lorenzo Dattrino
1. Dialogo con Trifone. Il cristianesimo entra in dialogo con l’ebraismo anche questo è refrattario e ostile.Giustino indirizza le due apologie all’imperatore Antonino Pio perché gli intellettuali e i responsabili dell’amministrazione statale possano conoscere la vera realtà del cristianesimo. Siamo debitori di Giustino se possiamo conoscere la prassi ecclesiale relativa al battesimo, alla celebrazione e partecipazione all’Eucarestia nella liturgia domenicale.
2. Due Apologie per difendere la presenza cristiana in un contesto pagano e per gettare un ponte verso la cultura pagana e le istituzioni dell’impero.
Taziano
di Lorenzo Dattrino
I Padri Apologisti
di Lorenzo Dattrino
I seguenti brani sono tratti dal Volume "La vita in Cristo". In esso Nicola Cabasilas (Tessalonica 1321 - Monte Athos 1391) parla dei sacramenti, dei loro effetti e delle azioni umane per mantenere la grazia ricevuta.
di Lorenzo Dattrino
Ignazio di AntiochiaÈ chiamato Theòphoros ( portatore di Dio).
Terzo vescovo di Antiochia di Siria (dopo san Pietro ed Evodio) fu condotto a Roma sotto Traiano (98-113 ) ed ivi , probabilmente, dilaniato dalle belve nell'anfiteatro (forse nel 107). Durante il viaggio verso l'Urbe, benché prigioniero e ben scortato, scrisse sette lettere: ai cristiani di Efeso, Magnesia, Tralle, Roma, Filadelfia, Smirne e a Policarpo vescovo di Smirne. Il testo delle lettere presenta notevoli difficoltà esegetiche. I risultati sono i seguenti: sette sono le lettere autentiche, testimoniate e garantite da Policarpo ed Eusebio (il primo ne parla e il secondo ci fornisce notizie relative al contenuto e ai destinatari).
Gli studi recenti, tendenti a provare che le sette lettere ricordate da Eusebio (Storia Ecclesiastica, III, 36 ) siano opera di un falsario (cfr. R. Joly, Le dossier d'Ignace d'Antioche, Bruxelles 1979) o che esse siano state adulterate (cfr. J. Rius-Camps, The Four Authentic Letters of Ignatius the Marthyr, Roma 1979) non sono convincenti. Accetto la conclusione della controversia proposta da P. Nautin in DPACII, p. l744: sette lettere autentiche.
L'importanza delle lettere di Ignazio è grande sia sul piano storico che sul piano dottrinale. In esse noi leggiamo:
Ignazio è il primo teologo che abbia elaborato una dottrina sul ruolo e sul significato del vescovo nella comunità cristiana. Commovente è l'indirizzo rivolto ai cristiani di Roma perché non intervengano in alcun modo allo scopo di impedire la sua condanna al martirio. Egli vuole patire il supplizio, perché soltanto in questo modo potrà divenire sono parole sue -"vero discepolo " e" vero imitatore del Signore", offrendo se stesso come "frumento di Dio, da macinare sotto i denti e nelle fauci delle belve".
Trascrivo, qui di seguito un brano della Lettera ai Romani (capp. IV-VIII) nella traduzione in lingua italiana di A. Quacquarelli, cit. pp. 122-125.
L'eroismo di un martire
"Scrivo a tutte le chiese e annunzio a tutti che muoio volentieri per Dio, se voi non me lo impedite. Vi prego di non avere per me una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio. Sono il frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere perché diventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo e io morto non pesi su nessuno. Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo. Pregate il Signore per me perché con quei mezzi sia vittima per Dio. Non vi comando come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io un condannato; essi erano liberi, io tuttora uno schiavo. Ma se soffro, sarò affrancato in Gesù Cristo e risorgerò libero in lui. Ora incatenato imparo a non desiderare nulla.
Dalla Siria sino a Roma combatto con le fiere, per terra e per mare, di notte e di giorno, legato a dieci leopardi, il manipolo di soldati. Essi, beneficati, diventano peggiori. Per le loro malvagità mi alleno di più. "Ma non per questo sono giustificato " (1Cor. 7,22 ). Potessi gioire delle bestie per me preparate, e mi auguro che mi si avventino subito. Le alletterò perché presto mi divorino e non succeda, come per alcuni, che intimorite, non li toccarono. Perdonatemi, io so quello che mi conviene. Ora incomincio ad essere un discepolo . Nulla di visibile e di invisibile abbia invidia, perché io raggiungo Gesù Cristo. Il fuoco, la croce, le belve, le lacerazioni, gli strappi, le slogature delle ossa, la mutilazione delle membra, il pestaggio di tutto il corpo, i malvagi tormenti del diavolo vengano su di me, perché io voglio trovare Gesù Cristo.
Nulla mi gioverebbero le lusinghe del mondo e tutti i regni di questo mondo. È bello per me morire in Gesù Cristo più che regnare sino ai confini della terra. Cerco quello che è morto per noi; voglio quello che è risorto per noi. Il mio rinascere è vicino. Perdonatemi, fratelli. Non impedite che io viva, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo né seducete con la materia chi vuole essere in Dio. Lasciate che io riceva la luce pura; là giunto sarò uomo. Lasciate che io sia imitatore della passione del mio Dio. Se qualcuno l'ha in sé, comprenda quanto desidero e mi compatisca, conoscendo ciò che mi opprime.
Il principe di questo mondo vuole rovinare e distruggere il mio proposito verso Dio. Nessuno di voi, qui presenti, lo assecondi. Siate piuttosto per me, cioè di Dio. Non parlate di Gesù Cristo, mentre desiderate il mondo. Non ci sia in voi gelosia. Anche se vicino a voi, vi supplico, non ubbiditemi. Obbedite a quanto vi scrivo. Vivendo, vi scrivo che bramo di morire. La mia passione umana è stata crocifissa e non è in me un fuoco materiale. Un'acqua viva mi parla dentro e mi dice: qui al Padre. Non mi attirano il nutrimento della corruzione e i piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di Davide, e come bevanda voglio il suo sangue che è l'amore incorruttibile.
Non voglio più vivere secondo gli uomini. Questo sarà. Se voi lo volete. Vogliatelo, perché anche voi potreste essere voluti da Lui. Ve lo chiedo con poche parole. Credetemi, Gesù Cristo vi farà vedere che io parlo sinceramente; Egli è la bocca infallibile con la quale il Padre ha veramente parlato. Chiedete per me che io lo raggiunga".
(Lettera ai Romani, IV-VIII . Tr. di A. Quacquarelli, I Padri Apostolici, Roma 1978, pp. 122-125).
di Lorenzo Dattrino
La Didachè. E' un'opera di autore ignoto , facente parte della letteratura sub-apostolica, scritta in lingua greca affine a quella neo-testamentaria. Il titolo completo è il seguente: Dottrina dei dodici apostoli.
Il manoscritto greco fu scoperto dal metropolita Briennios di Nicomedia nel 1873.
L'autore, probabilmente un giudeo cristiano, riflette lo stato, l'ambiente e la mentalità religiosa della comunità cristiana del primo secolo.
I sedici capitoli dello scritto sono distinti in quattro gruppi:
Catechesi morale per coloro che si preparano a ricevere il battesimo.
Vi si trovano descritte le due vie: quella della vita (cc. 1-4) e quella della morte (cc 5-6);
Istruzione liturgica, con particolare riguardo al battesimo (C.7 ), al digiuno e alla preghiera (c 8) e all'eucaristia (cc.9-l0);
Statuto disciplinare: istruzioni relative agli obblighi delle comunità nei confronti dei ministri del Vangelo itineranti (apostoli, profeti e dottori), con accenni atti a saper distinguere i veri dai falsi ministri;
Contenuto escatologico : esortazione a stare in guardia, pronti alla venuta dell'ultimo giorno ormai imminente (Parusia).
Perché il lettore possa farsi un'idea del contenuto di questa operetta, trascriverò due brani nella traduzione in lingua italiana ad opera di A. Quacquarelli in I Padri Apostolici , Roma 1978 ,pp. 29-30 e 34-36:
La via della vita e la via della morte. (Cap. 1)
Preghiera eucaristica (Capp. 9-10)
La via della vita e la via della morte
"Due sono le vie, una della vita e una della morte; la differenza tra le due vie è molta. La via della vita è questa: I . Amerai Dio che ti ha creato; II. Ama il prossimo tuo come te stesso; non fare ad altri tutte le cose che non vuoi che avvengano per te. L'insegnamento che deriva da tali parole è questo: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici, digiunate per i vostri persecutori. Quale è il merito se amate quelli che vi amano? Anche i pagani non fanno lo stesso ? Amate quelli che vi odiano e non avrete nemici . Allontana le passioni della carne e della materia. Se qualcuno ti da uno schiaffo sulla guancia destra, offrigli anche l'altra e sarai perfetto. Se qualcuno ti costringe a fare un miglio , fanne con lui due; se qualcuno ti toglie il mantello, dagli anche la tunica. Se qualcuno ti prende una cosa tua, non chiederla; non lo potrai. A chi chiede, dai e non richiedere; a tutti il Padre vuole che siano dati i suoi beni. Beato chi dona secondo il comandamento: egli non è punibile. Guai a chi riceve; se riceve, avendone necessità, è senza colpa; se riceve, non avendone necessità, renderà conto. Posto in prigione sarà interrogato su ciò che ha fatto e non sarà liberato sino a quando non avrà restituito l'ultimo quadrante. Altre cose a tal riguardo sono state dette: "Suda la tua elemosina nelle tue mani, in modo che tu non conosca a chi la dai"."
Preghiera eucaristica
Per l'eucaristia ringraziate così.
Prima sul calice:
"Ti ringraziamo, o Padre nostro,
per la santa vite di Davide tuo servo,
che a noi rivelasti per mezzo di Gesù, tuo figlio.
A te la gloria nei secoli".
Per il pane spezzato:
"Ti ringraziamo, Padre nostro,
per la vita e la conoscenza
che a noi rivelasti per mezzo di Gesù tuo figlio.
A te la gloria nei secoli.
Come questo pane spezzato era sparso sui colli
e raccolto divenne una cosa sola,
così la tua chiesa si raccolga dal confini della terra nel tuo regno,
poiché tua è la gloria e la potenza per Gesù Cristo nei secoli".
Nessuno mangi o beva della vostra eucaristia,
tranne i battezzati nel nome del Signore.
Per questo il Signore disse "Non date le cose sante ai cani".
Dopo esservi saziati, ringraziate così:
"Ti rendiamo grazie, o Padre santo,
per il tuo santo nome
che hai fatto abitare nei nostri cuori
per la conoscenza, la fede e l'immortalità
che rivelasti a noi per mezzo di Gesù tuo figlio.
A te la gloria nei secoli.
Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa per il tuo nome
e hai dato agli uomini,
a piacere, cibo e bevanda perché ti rendano grazie,
a noi donasti un cibo spirituale,
una bevanda
e una vita eterna per mezzo del tuo Figlio.
Prima di tutto ti ringraziamo perché sei potente;
a te la gloria nei secoli.
(Didachè, cc. 1 e 9-10. Tr. di A. Quacquarelli, I Padri apostolici, Roma 1978, pp. 29-30 e 34-36)
di Lorenzo Dattrino
Il compito svolto dai Padri apostolici, che possono essere definiti " l'eco della predicazione apostolica" è quello di custodire e trasmettere alle generazioni future il depositum fidei ereditato. L'esercizio vivo della trasmissione della fede viene attuato soprattutto attraverso la predicazione; tuttavia, non mancano alcuni scritti destinati all'istruzione delle prime comunità cristiane.
Il lettore in questi scritti, sgorgati dal cuore e dalla penna dei pastori, vi cerchi soprattutto la testimonianza che la chiesa primitiva rendeva a se stessa, e non opere organiche e dottrinalmente elaborate.
Dalla lettura di queste opere si riscontra il progresso della prima evangelizzazione nel mondo, iniziata già prima della caduta di Gerusalemme.
L'Asia Minore è la regione in cui il cristianesimo ha la sua prima fioritura , per indubbio effetto della lunga presenza di Giovanni. Gli scrittori di questo periodo ci fanno conoscere la chiesa primitiva, la sua vita, il suo culto, la sua fede.
Tali scritti, composti in lingua greca, sono diretti ai cristiani di chiese sorelle e non si riscontra ancora in essi quel coraggioso confronto con le realtà culturali del tempo come avverrà nel secondo periodo, quello detto degli apologisti.
Qui di seguito indico i nomi di questi illustri personaggi:
Potrete trovare, nelle prossime pagine, qualche ragguaglio sugli scritti che vengono ritenuti più significativi.
Il nostro sito si arricchisce di una nuova rubrica a cura di Don Lorenzo Dattrino, professore di storia e di letteratura cristiana antica (*). Vogliamo offrire un servizio religioso - culturale per far conoscere al vasto pubblico (non certo agli specialisti!) la vita delle comunità cristiane nei primi secoli dall'impatto del Kerigma cristiano, nato in contesto semitico, con il mondo greco romano fino agli inizi del Primo Medio Evo.
La rubrica ha come titolo: "I Padri, perché?" e vuole essere un breve corso, a carattere informativo, di Patrologia, la scienza che studia la vita, le opere e la dottrina degli scrittori dell'antichità cristiana, detti appunto Padri in quanto "genitori"di tanti "figli", noi tutti.
Per "antichità cristiana" si intendono, approssimativamente, i primi otto secoli della Chiesa dall'epoca apostolica a Carlo Magno. Per praticità si usa dividere la patrologia in greca e latina; in effetti, data l'unità della Chiesa primitiva, tale differenziazione non è sempre possibile (ad esempio nei primi due secoli tutti gli scrittori cristiani sia greci che latini scrissero in greco). Non potendo determinare con precisione l’antichità, limiteremo il nostro studio al periodo che va fino alla morte di S. Giovanni Damasceno per quanto riguarda la sezione greca († c. 750 ) e a S. Gregorio Magno per quella latina ( papa dal 590 al 604).
I Padri, perché?
I Padri, testimoni qualificati della Tradizione, ci hanno trasmesso i loro scritti. Gli studi storici, filosofici, teologici risulterebbero incompleti senza l'apporto del pensiero patristico. Tutti i più grandi pensatori, dall'Umanesimo ai giorni nostri hanno letto e leggono le opere dei Padri : lo si riscontra scorrendo le loro opere.
Nell'attuale clima post-conciliare di dialogo ecumenico, tutte le confessioni cristiane tengono in grande stima l'insegnamento dei Padri.
Sono convinto che lo studio delle opere dei Padri potrebbe condurre la cristianità ad una maggiore conoscenza dell'insegnamento di Cristo e contribuire, di riflesso, alla promozione dell'unità delle Chiese.
La storia dei Padri è la storia della Chiesa non ancora lacerata dalle divisioni anche se vive, al suo interno, delle contraddizioni. Nonostante la sua presenza numericamente irrilevante, la Chiesa prende i primi contatti con il mondo ellenistico e affronta il paganesimo, le eresie, gli scismi. La patrologia è la storia delle scelte e delle risposte degli uomini, storia che si ripete puntualmente oggi nella Chiesa e in ognuno di noi. La storia si apre al mistero e il mistero diventa storia. La cultura diventa luogo di tutto l'uomo e per tutti gli uomini. L'interesse scientifico perde la tentazione intellettualistica e recupera un'autentica carica esistenziale.
Col nome di Padri da principio si indicarono i capi delle varie Chiese, i vescovi, che tutelavano ad un tempo l'autorità disciplinare e quella dottrinale. Più tardi si occuparono quasi esclusivamente della lotta contro dottrine eretiche. Il nome "Padri" venne così ad indicare quasi tutti i difensori della fede, indipendentemente dalla dignità vescovile. Le note distintive dei Padri sono le seguenti: ortodossia della dottrina, santità della vita, approvazione della Chiesa, antichità. La patrologia però suole estendere la sua trattazione anche agli "scrittori ecclesiastici", cioè a quegli autori che furono nel seno della Chiesa e scrissero utili opere teologiche, ma per mancanza di ortodossia o di santità non meritarono l'approvazione ecclesiastica: cosi Tertulliano, Origene, Eusebio di Cesarea ecc. In questa sede noi ci occuperemo dei più grandi e famosi scrittori e faremo solo brevi cenni per i minori.
Le opere dei Nostri sono state scritte in lingua latina, greca, siriana, armena, copta. Le ultime tre sono numerose e a volte importanti, ma sono superate di gran lunga da quelle latine e greche, lingue in cui scrissero i più autorevoli autori. Noi li studieremo nel loro contesto storico - culturale secondo un criterio cronologico e geografico.
Seguendo una prassi consolidata, per praticità, divideremo la patrologia (oggetto del nostro studio) nei seguenti tre periodi:
1. Le origini della letteratura cristiana (I - III sec.);
2. Il periodo cosiddetto "aureo" della letteratura patristica (dal 300 al 430, morte di S. Agostino);
3. Gli ultimi secoli (430-850).
Le origini: attualmente è il periodo che desta i maggiori interessi. Questi scrittori che vissero a contatto con gli apostoli o con i loro diretti successori, sono importantissimi come testimoni delle dottrine tradizionali sulla Trinità, l'Incarnazione, la fondazione, costituzione e disciplina della Chiesa primitiva. I Padri Apostolici sono dunque estremamente importanti e così pure gli scrittori del II secolo. Quelli del III sono ormai lontani dall'età apostolica: tuttavia i loro tentativi per la sistemazione della dottrina sono assai degni di nota e fanno di loro i precursori dei grandi Dottori del IV secolo e del Concilio di Nicea (325).
Secondo periodo ( 300 - 430 ): si estende da S. Atanasio alla morte di S. Agostino. In esso apparvero le più fulgide menti della storia della Chiesa e vi si disputarono le grandi controversie teologiche sulla Trinità e la grazia.
Terzo periodo ( 430- 850): ingiustamente chiamato il periodo della decadenza. Si divide in due sezioni:
1° sezione: le grandi controversie cristologiche: si estende dal Concilio di Efeso (431) al II Concilio di Costantinopoli (553). Le discussioni incominciarono con l'apollinarismo, dottrina di Apollinare di Laodicea (315 - 391) il quale escuteva dall'essere del Cristo l'anima razionale, e continuarono con il semi-pelagianesimo (controversia sulla grazia di Dio ed il libero arbitrio dell'uomo).
Gli scrittori di questo periodo costituiscono un legame tra il mondo vecchio che decade ed il medio evo che comincia.
2° sezione: comprende le opere di quelli scrittori che evangelizzarono le popolazioni cosiddette barbare: S. Gregorio Magno in Italia, S. Gregorio di Tours in Gallia, S. Isidoro di Siviglia in Spagna, il "venerabile" Beda in Inghilterra. Più numerosi però furono gli scrittori d'oriente, la cui opera al servizio della Chiesa (contro il monoteismo) fu di vastissima portata.
(*) Docente di Patrologia presso la Pontificia Università Lateranense.