L’UOMO: LIBERTA’ FERITA E LIBERTA’ DONATA
don Marino Qualizza
A. 2. Il peccato : Genesi 2-3
Come sa chi ha letto la Bibbia, del peccato si parla nel capitolo terzo della Genesi; ma per comprenderne la portata e valutarne le conseguenze è necessario collegarlo al secondo capitolo, dove non si parla di peccati, ma del progetto di Dio nei riguardi dell’umanità. Infatti, il peccato non fa parte del progetto di Dio, come qualcuno potrebbe pensare e di fatto ha anche pensato nel corso dei secoli. Alcuni, colpiti dalla diffusione e dalla forza del male e del peccato, hanno pensato di collegarlo in qualche modo a Dio, rendendolo responsabile di questa tragica situazione. La risposta della Bibbia è molto chiara al proposito: Dio ha creato gli uomini e li ha collocati in un posto ideale, nel giardino dell’Eden (2, 8). Ed a scanso di equivoci e di interpretazioni fantasiose, che mai sono mancate, si dice che l’uomo è stato posto in questo giardino, perché lo lavorasse e lo custodisse (2,13).
2.a. Il progetto di Dio
Nessuna concezione romantica o arcadica, ma la coerenza con quanto si legge in Genesi 1: Dio lavora e crea e l’uomo è chiamato a partecipare a questo lavoro di Dio, portando a compimento l’opera della creazione. Del lavoro dunque, qui si dà una valutazione oltremodo positiva, perché esso viene associato al lavoro di Dio nella conservazione del creato. Tutti i discorsi che una volta si facevano, indulgendo alla fantasia, di un mondo irreale, perché libero dall’impegno di una vita degna di Dio, vanno abbandonati, appunto perché sono parto di fantasia e non corrispondono al contenuto del messaggio biblico.Ciò che resta è la nobiltà di una vita, fondata sul duplice valore del lavoro e della famiglia. Infatti il capitolo secondo termina con il richiamo alla famiglia. Si parla infatti della creazione della donna, perché il progetto di Dio sull’umanità sia completato. Senza la donna non c’è la normalità dell’esistenza umana, fondata appunto sulla famiglia.
2. b. Dio impegna gli uomini
Ma questo progetto di Dio, così bello e armonioso, non si realizza automaticamente, per inerzia. Agli uomini vengono poste delle regole, viene indicato un criterio, che può essere anche considerato come limite e quando viene sentito come tale, allora cominciano i dubbi e i sospetti. <<Il Signore diede questo comandamento all’uomo:”Di tutti gli alberi del giardino tu puoi mangiare; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché nel giorno in cui tu te ne cibassi, dovrai certamente morire”>> (2, 16-17). È posta qui in evidenza una verità fondamentale dell’esistenza umana: la sua creaturalità, che non gli permette di essere fonte autonoma di ciò che è bene e di ciò che è male; cioè l’uomo non crea le regole morali, ma le trova.
Da qualcuno o meglio da tutti, questo è sentito come un limite o meglio ancora, come una limitazione. Il sentire questo non è nulla di sbagliato, ma può essere la fonte dei sospetti e dei dubbi nei riguardi di Dio. È così che si insinua la tentazione. In Genesi 3 essa è descritta in modo psicologicamente straordinario. Il cuore della tentazione, che questa volta viene dall’esterno – il serpente, da sempre simbolo ambiguo di vita e di morte – sta nella affermazione centrale che tutto spiega: <<Voi non morirete affatto! Anzi, Dio sa che nel giorno in cui voi ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male>> (3, 4-5).
2. c. Il cuore della tentazione
Ecco il punto: voi diventerete come Dio! Qui è il cuore del problema ed anche la sua soluzione. Il peccato del primo uomo non è solo il primo peccato, ma è quello esemplare e specifico della creatura, di ogni creatura intelligente, perché solo gli essere intelligenti possono peccare. Esso viene posto all’origine della storia, non solo in senso cronologico, ma anche in senso teologico: ogni peccato umano, se è peccato, porta in sé questa connotazione fondamentale: il rifiuto di essere creatura e il desiderio di essere Dio. La storia umana è determinata da queste due scelte o aspirazioni umane. In tal senso la storia umana, in tutti i suoi risvolti, ha come spiegazione finale la natura religiosa dell’uomo, rifiutata o accolta.
Questa pagina biblica è dunque una pagina che si sta scrivendo continuamente, senza sosta. Qui non ci troviamo di fronte a verità arcaiche, ma alla fonte stessa dell’attualità, anche nei suoi aspetti più tragici. Genesi 3 è una delle pagine più attuali della Bibbia, non solo, ma della civiltà in assoluto. Infatti il rifiuto della creaturalità, cioè del fatto di essere creature e quindi di non avere in noi il fondamento dell’esistenza e della sua realizzazione, provoca in noi un senso di rivolta contro il Creatore. È un dato istintivo, che è non peccato se non quando diventa rifiuto. Non dobbiamo pensare che sia stato inserito in noi dopo il peccato. Perché questo renderebbe addirittura impossibile fisicamente il peccato. Questo dipende dal fatto che siamo creature limitate, perché creature. Ma questo limite è anche la nostra identità, che chiede di trovare in Dio il suo punto di riferimento, ed anche la sua attuazione. Diventare noi stessi nel cammino storico della nostra libertà, richiede proprio l’impegno della libertà e la scelta positiva di Dio, che si pone come indispensabile in ogni situazione. La nostra esistenza è determinata positivamente dalla scelta di Dio come lo spazio infinito della nostra libertà. C’è qualcuno a cui questa condizione non piace e la rifiuta; questo è il peccato.
2.d. Il peccato, rifiuto e pretesa
Ma c’è un secondo aspetto. Il rifiuto della nostra condizione di creature è accompagnato dal contemporaneo desiderio di essere come Dio. Le due cose si toccano e in pratica sono la stessa cosa. Le aspirazioni umane non possono essere limitate, ma sono infinite per se stesse. Si identificano con il desiderio di essere Dio stesso. Anche in ciò nulla di male, per sé, perché questo desiderio viene in noi da Dio stesso. E’ il segno che siamo sue creature, è il riflesso della nostra origine ed anche del nostro tendere a lui. Ma se si rifiuta la nostra creaturalità, il desiderio di essere Dio è vissuto in modo sbagliato ed irriverente: si vuole diventare dio a prescindere da lui, quasi sostituendosi a lui. È in pratica le negazione di Dio.
Vediamo allora, nuovamente, in questa pagina della Bibbia, qualcosa di estremamente profondo, serio e semplice ad un certo tempo. C’è solo da lamentare una certa dispersione della spiegazioni teologiche che fino al recente passato hanno allontanato l’attenzione dei credenti e non dalla semplice verità di questo testo, per sbizzarrirsi in ipotesi e motivazioni assolutamente fuori tema. Qui si gioca il tema formidabile della vera autonomia e libertà dell’uomo, di ogni uomo. La libertà umana si vive nella gioiosa accoglienza del nostro rapporto con Dio. E’ in questa luce che ci si apre alla prospettiva di un Dio che è Padre e non padrone, libertà e non dispotismo.
2.e. Luce sulla storia del mondo
Tornando al tema e ribadendo l’attualità di questa pagina biblica, vediamo anticipata in essa la storia dell’umanità, soprattutto del mondo occidentale, proprio quello più legato al mondo biblico. Proprio in Occidente, si è verificato un distacco progressivo da Dio, a motivo della impostazione culturale di questo nostro mondo. In esso si è imposta una contrapposizione esclusiva, un aut aut assoluto che non promette nulla di buono: o Dio o l’uomo, questa è la pericolosa alternativa del mondo occidentale. Ed ha avuto la sua attuazione con i danni che ne sono seguiti. Perché se Dio e l’uomo sono in competizione, i risultati nella storia umana sono sempre e solo negativi, perché arrivano a questa assurda contrapposizione: quanto più si afferma Dio, tanto più si deprime l’uomo e viceversa.
Questa non è la visione biblica, ma il segno di quel peccato che divide e turba il cuore dell’uomo e la sua storia intera.
2. f. L’uomo non è abbandonato da Dio
Il Dio della Bibbia è il Dio dell’armonioso incontro fra Dio e l’uomo. Dio come la forza che rende possibile la storia umana della libertà. Non un Dio invidioso della libertà umana, ma suo artefice. Il contrario è peccato, in quanto dà corso alla tentazione che mette in dubbio la verità di Dio e la bontà dell’inclinazione del cuore umano a lui. Ma non possiamo dimenticare un altro aspetto, che in Genesi 3 non è di poco peso. La storia umana non è segnata solo dal peccato e mai il peccato è stato l’unica forza che ha retto i destini dell’umanità. Dio non ha abbandonato gli uomini.la Bibbia lo registra in modo chiarissimo. <<Io porrò una ostilità fra te e la donna e tra il lignaggio tuo ed il lignaggio di lei: esso ti schiaccerà la testa e tu lo assalirai al tallone>> (3, 15)
La storia dell’umanità anche nel peccato, è guidata da una forza più grande, quella della bontà di Dio che si esprime nella misericordia e nel perdono. Questa forza ha sempre accompagnato gli uomini fino alla venuta di colui che il mondo ha aspettato come salvatore, il Cristo Signore.