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Lunedì, 10 Marzo 2008 15:26

Spiritualità ecologica

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La spiritualità africana affonda le proprie radici
nella convinzione di una mutua interdipendenza - in verità, di una unicità - di
tutto il creato, nelle sue origini, nella sua permanente esistenza e nel suo
destino finale. Ogni creatura - in particolare quella umana - esiste come
risultato della forza divina, è pregna di tale forza e tende verso il divino.
L’ordine che sostiene ogni esistenza è espressione di questa forza, e spetta
alla società umana salvaguardare tale ordine, in modo da poter vivere sempre in
armonia sia con l’energia divina, sia con tutte le forze soprannaturali che da
essa emanano. Offendere l’ordine, che fa del mondo un cosmo, significa, in
ultima analisi, mettere a repentaglio l’umanità e l’intero creato.
L’Occidente sta solo oggi scoprendo la cura per la
salvaguardia del creato come parte costitutiva di una nuova spiritualità
mondiale. L’Africa, invece, è sempre stata consapevole degli obblighi che gli
esseri umani devono avere nei confronti della Madre Terra, grazie soprattutto
alla loro fede nella costante presenza “spirituale” (che non vuol dire  “fantasiosa” o “non reale”) degli
antenati. Le tombe dei padri che fanno del luogo in cui una persona vive non
solo la “dimora ancestrale”, ma anche la sua patria e quella dei suoi figli meritano
un grande onore ed un trattamento speciale. Alcuni boschi, fiumi, laghi e
monti, come pure alcuni animali e alberi, sono considerati “sacri”(e, quindi,
da non “manomettere” o “corrompere”), perché strettamente legati al culto e più
direttamente connessi con la vita umana. Anche al sole, alla luna e alle
stelle, che illuminano la terra e rendono possibile una vita ordinata, sono
attribuite caratteristiche proprie della divinità; una corretta relazione tra
il cosmo e la comunità è giudicata non solo auspicabile, ma anche
indispensabile.
L’africano possiede una dettagliata conoscenza del
proprio ambiente. I confini tra il mondo umano e l’habitat naturale sono
interscambiabili. Nel suo stile di vita (o spiritualità) è implicita la
coscienza che la mutualità e la reciprocità tra il mondo antropologico e il
cosmo fisico sono necessarie e desiderabili.
La moderna visione del cosmo, che l’Occidente cerca
d’imporre al resto del mondo attraverso la globalizzazione, ha già causato
gravi danni all’umanità. In un certo senso, è riuscita ad intaccare anche la
tradizionale spiritualità africana. Ma l’africano, nel profondo del suo animo,
sa che le cose più importanti della vita non possono essere spiegate con la
sola ragione, ma sono “percepite” attraverso l’intuizione, il cuore e il rito.
In
quanto cristiani africani odierni, dobbiamo imparare di nuovo a bere dai pozzi
della nostra spiritualità più vera. Dobbiamo reclamare il nostro spazio
spirituale nelle dimensioni “affettive” della vita,non meno importanti di
quelle razionali. Questo recupero si tradurrà per l’Africa in “redenzione”
dall’ormai dominante cultura occidentale, la cui inerente “ostilità” nei
confronti del mondo non ha più bisogno di dimostrazioni. E si rivelerà anche un
catalizzatore per il cambiamento dell’intera umanità: questa si sentirà
invitata a tornare a essere amministratrice della terra e responsabile della
sua sopravvivenza. L’esistenza di tutti sarà più felice e sana.
 
di Laurenti Magesa
Teologo Tanzaniano
Nigrizia/ marzo 2007
Letto 2126 volte Ultima modifica il Venerdì, 04 Aprile 2008 17:39

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