Il Tavolo ha avviato con il ministero dell'interno (che sta lavorando alla stesura del nuovo regolamento di attuazione della legge sulla procedura per riconoscere lo status di rifugiato) un'interlocuzione volta a segnalare i principali aspetti problematici finora emersi in materia. Le criticità segnalate al ministero dell'interno sono evidenziate dalla gestione quotidiana dei servizi e dei progetti in favore di richiedenti asilo e rifugiati, i quali vedono impegnate, tra gli altri soggetti, decine di Caritas diocesane di tutta Italia. Tra i problemi emergenti, il Tavolo segnala i seguenti:
- carenza di informazioni dettagliate sulla procedura di richiesta di asilo nei luoghi di arrivo e di prima accoglienza dei potenziali richiedenti; mancata presenza di interpreti nelle questure. nei valichi di frontiera e nei luoghi di sbarco;
- scarsa chiarezza sui tempi e modi di formalizzazione della domanda di :protezione. nonché sulla documentazione da rilasciare al richiedente nella prima fase della procedura e sui diritti dello straniero nei vari passaggi della stessa;
- prassi difformi nelle varie questure, imputabili alla loro organizzazione interna,ma in taluni casi rischiose ai fini della garanzia dei diritti del richiedente. Basti pensare ai due-tre mesi che passano, in alcuni territori tra la dichiarazione dello straniero e l'invito a recarsi in questura per verbalizzarla:in quel lasso di tempo lo straniero. non essendo ufficialmente un richiedente,. non ha per esempio accesso ai servizi socio-sanitari o alle misure di accoglienza;
- eccessiva difformità fra le condizioni di accoglienza vigenti negli eterogenei centri che ospitano i richiedenti (Cara. Cie, ma anche i vari centri nati con le ordinanze di emergenza): le condizioni offerte da tali centri dovrebbero essere uniformate, soprattutto quanto agli standard qualitativi di assistenza e informazione;
- scarsa tutela, e assenza di indicazioni riguardo all'accoglienza, dei richiedenti asilo dimessi dai Cara (Centri accoglienza richiedenti asilo) per decorso del termine massimo di permanenza (35 giorni) prima che la procedura per il riconoscimento della protezione sia conclusa;
- scarsa chiarezza dei termini per proporre ricorso contro il diniego dello status di rifugiato; lacune nella tutela giurisdizionale (impugnazione, autorità competente, diritto al gratuito patrocinio, ecc) del ricorrente al quale non viene riconosciuto lo status dalla Commissione territoriale;
- numerosi ostacoli (in primis, mancanza di opportunità abitative e lavorative) all'effettivo inserimento di coloro che riescono ad accedere alla protezione internazionale.