Condivido parola per parola la presa di posizione di Nigrizia (pubblicata su Nigrizia.it) in solidarietà con Famiglia Cristiana e mi rallegro che si stiano moltiplicando nel mondo cattolico le prese di posizione critiche nei confronti dell’isteria securitaria e delle politiche discriminatorie con cui il governo italiano rafforza la sua presa sull’opinione pubblica.
Va registrata, infatti, una novità significativa rispetto alla stagione del silenzio e dell’imbarazzo, in cui era parso che la chiesa italiana restasse priva di voci alternative rispetto alla presidenza della Conferenza episcopale e dei suoi organi di stampa ufficiali. Quasi che il cattolicesimo italiano fosse vittima di una restaurazione politico-culturale e teologica di entità tale da sopprimerne il pluralismo o, peggio, da ridurlo a mugugno e maldicenza privata. Sia ben chiaro: l’offensiva tradizionalista, che trova nell’attuale pontificato un saldo punto di riferimento, ha agito nel profondo. Anche tra i nuovi parroci se ne contano molti che interpretano l’azione pastorale come ripristino del primato della norma liturgica come fattore di coesione della comunità, in esplicita polemica con una spiritualità che ponga l’accento sulla carità delle opere sociali.
Niente di nuovo sotto il sole: da sempre la chiesa si divide sull’atteggiamento da tenere nei confronti dei poveri. Per secoli, la posizione prevalente è stata quella di garantire assistenza solo agli esponenti più deboli della propria contrada, distinguendoli dai forestieri e dai vagabondi. Su tale filone culturale si è innestata una scelta di convenienza politica. Pare che non solo la presidenza della Cei, ma anche lo stesso Vaticano, abbiano operato un’esplicita scelta di campo, instaurando un rapporto privilegiato con un governo che, a sua volta, delega all’autorità ecclesiastica l’autorità sulla bioetica e sulle politiche familiari. Uno “scambio” suggellato dalla cogestione delle indagini giudiziarie riguardanti sacerdoti e vescovi, nonché dal finanziamento garantito a scuole e ospedali religiosi.
Una rinnovata alleanza che, però, taglia fuori una vasta componente del mondo cattolico, abituata nell’epoca post-conciliare a farsi rappresentare nel dibattito pubblico da alcuni vescovi di riferimento, oltre che dai portavoce di Azione cattolica, Fuci, Acli, Cisl e altri movimenti (che, a loro volta, trovavano rappresentanti nel cattolicesimo politico).
C’è voluto del tempo e ci sono volute batoste, prima che nella galassia del cattolicesimo italiano ci si rendesse conto della necessità di esprimere in prima persona una critica, anche religiosa, di un’offensiva reazionaria mirante a distinguere la dottrina cristiana dall’amore per il prossimo.
di Gad Lerner
Nigrizia settembre 2008