di Sarah Di Nella
da Carta
Un centro di nuovo tipo che sconvolge il già scarno Sistema di protezione e accoglienza dei richiedenti asilo [Sprar], basato su una rete di Centri di accoglienza per richiedenti asilo [Cara]
Il cosiddetto “Villaggio della solidarietà” dovrebbe aprire le sue porte nel corso della prossima settimana, e chiuderle subito a doppia mandata dietro ai reclusi, in fuga dal caos nordafricano. Il ministro dell’interno ha messo in atto un vero e proprio gioco delle tre carte: negli ex Cara andranno a finire i profughi provenienti dalla Libia. Con tanto di potere di requisizione di complessi abitativi in caso di necessità, per il Commissario straordinario all’emergenza immigrazione, nonché prefetto di Palermo Giuseppe Caruso. Dopo l’approvazione del progetto da parte dei sindaci della provindia di Catania, ottenuta da Maroni in cambio di un non meglio precisato “Patto per la sicurezza”, nonostante l’opposizione di alcuni sindaci, tra cui proprio quello di Mineo.
Il modello che viene istituito con la conversione di Mineo è però tutt’altro che emergenziale. Il governo ne parla già come un fiore all’occhiello del sistema di “accoglienza” italiano. “Un’altra best practice del’Italia sul fronte dell’accoglienza”, ha dichiarato Maroni, che non esita a parlare di un “modello di eccellenza in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo”.
Per potere aprire già nei prossimi giorni il “villaggio della solidarietà” sembra evidente che le normali procedure di assegnazione della gestione del centro non ci potranno essere. Grazie alla gestione emergenziale dell’intera faccenda, il Residence verrà probabilmente dato in gestione senza l’indizione di una gara. Secondo Antonio Mazzeo, si parla della Croce Rossa italiana. «Un business, quello dell”accoglienza’, che sta suscitando appetiti a destra e manca. Conti alla mano, i 45-50 euro al giorno in budget per ogni richiedente asilo, moltiplicati per i 2.000 ‘ospiti’ di Mineo comporteranno introiti per circa 3 milioni di euro al mese, più il canone che il governo verserà alla Pizzarotti S.p.A., la società di Parma proprietaria del villaggio, che dal Dipartimento della difesa statunitense riceveva per l’affitto delle 404 villette, 8,5 milioni di euro», scrive Mazzeo.
L’opportunità del mega centro di detenzione per richiedenti asilo fa gola a molti, tanto che è nato un Comitato pro-Residence della solidarietà. Secondo il Comitato, “Gli ospiti della struttura, nella generalità dei casi, saranno persone non pericolose e peraltro interessate a mantenere una buona condotta al fine di ottenere lo status di ‘rifugiati’”. Inoltre, prosegue il Comitato “nel ‘Residence’ saranno impiegati almeno 300 operatori sociali per le attività di accoglienza ed integrazione e le imprese locali troveranno spazio nella fornitura dei beni dei servizi, con una evidente ricaduta positiva sull’economia locale”. Un’occasione per lucrare sulla pelle dei richiedenti asilo, senza troppi rischi, visto che, ci tiene a precisare il Comitato, “sarà potenziato il presidio delle forze dell’ordine [come è già accaduto con il raddoppio degli uomini in servizio presso la locale caserma dei carabinieri di Mineo] e il nostro territorio sarà più sicuro”.
Intanto da alcuni Cara come quello di Gradisca d’Isonzo arrivano segnali preoccupanti di una prossima deportazione. Gli attivisti della “Tenda per la pace e i Diritti di Gorizia” denunciano in un comunicato come nel Cara siano stati sequestrati accendini e telefonini con videocamera o fotocamera integrata. Ci sono quindi perquisizioni all’ingresso del centro, nonostante la legge italiana e le direttive europee vietino la detenzione dei richiedenti asilo.
“Si stanno forse già implementando le prime misure del piano del Ministro dell’interno per far fronte all’incremento degli ingressi dal Nord Africa?”, si chiedono gli attivisti. Il sospetto è che il governo si appresti a trasformare il Cara in Centro di identificazione ed espulsione.
La preoccupazione cresce di fronte alle mosse del governo. Secondo la portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati Laura Boldrini, viene sradicato “il sistema d’asilo che, con tutti i suoi limiti, sta funzionando bene”. Anche la Caritas e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni [Oim] si sono pronunciate contro Mineo. Invano.