Dal 2000 al 2010,28 paesi africani hanno
con decisione preso il treno dello sviluppo.
James Wolfensohn, ex presidente della Banca mondiale, già economista, banchiere e capitano della nazionale australiana di scherma alle Olimpiadi del 1956, in una sua teoria economica ha diviso il mondo in quattro livelli di velocità di crescita, Non più solo Nord e Sud, paesi sviluppati e sottosviluppati, ma una classificazione più articolata che tiene conto delle vicinanze e dei passi avanti fatti dai due precedenti poli opposti.
Considerando il tasso di sviluppo, il ritmo di crescita economica e il livello dei salari in confronto alle potenze industriali, Wolfensohn ha diviso il mondo in: a) paesi ricchi (affluent); b) paesi convergenti (converging); c) paesi in movimento o, come dire, attaccati al treno che avanza (struggling); d) paesi poveri (poor).
L’Ocse, tenendo conto di questa classificazione, ha ridisegnato una cartografia del mondo e della crescita economica, a partire dagli anni Novanta, con la sua evoluzione fino a oggi. Questo esercizio, non privo di interesse, è stato pubblicato nell'ultimo rapporto sulle Prospettive economiche dell’Africa 2011. Ebbene, dall'analisi dell'Ocse risulta una cartina con tanti punti, un tempo bianchi (poveri), ora diventati più colorati. Il livello di vita di molti paesi in via di sviluppo in questi anni si è avvicinato a quello dei "paesi ricchi". E molti paesi, una volta in coda al treno, si sono liberati dal giogo della povertà estrema e senza speranza, per avvicinarsi ai vagoni di quelli che hanno un processo di crescita media.
Dal 2000 al 2007, prima della crisi economica internazionale, una grande parte del mondo in via di sviluppo ha beneficiato di un primo periodo di forte crescita economica, come non capitava da molti anni. Gli economisti dell'Ocse hanno registrato un innalzamento del livello di reddito pro capite, cosa che non accadeva dagli anni Settanta. Un livello che nel decennio 2000-2010 è progredito in molti casi due volte più in fretta di quello dei cosiddetti paesi ricchi; Cina e India, su tutti, sono cresciuti a un ritmo di tre o quattro volte superiore alla media dei membri Ocse.
Veniamo all'Africa. E’ sorprendente confrontare le due cartine geografiche di sviluppo del mondo a quattro velocità, durante gli anni Novanta e durante gli anni Duemila. Nell' Africa Occidentale e Centrale un certo gruppo di paesi cresce meno rapidamente degli altri. La cosa positiva, tuttavia, è che dal 2000 al 2007 19 paesi africani, secondo l'Ocse, sono entrati nella categoria dei paesi convergenti, dei paesi, cioè, che hanno con decisione preso il treno dello sviluppo (sono passati dai 2 del 2000 ai 19 nel 2007, fino ai 28 nel 2010, negli anni della crisi), subito dietro ai paesi ricchi.
Nello stesso periodo, i paesi poveri sono diminuiti: da 34 nel 2000 a 14 nel 2010. Non sono compresi nelle statistiche, per assenza di dati congiunturali, Somalia, Zimbabwe, Sao Tomé e Principe e Libia. Gran parte di questi paesi hanno avuto successo perché sono riusciti, in qualche misura, a ridurre povertà e ineguaglianza. L'Ocse parla di «evoluzione spettacolare della crescita media dell'Africa, comparata al resto del mondo», che, come sappiamo, arranca. La cosa è ancora più evidente, se si guarda alla cartina riferita agli anni 2000, anni in cui i paesi dell'Ocse sono entrati in recessione, dopo la crisi finanziaria del 2007, causata prima dai mutui americani e dalle banche, poi dalla speculazione e dall'aumento dei costi delle materie prime. La carta mostra che quasi la metà delle economie africane sono passate dalla terza categoria (quelli che sono saliti sul treno dello sviluppo) alla seconda, i paesi che seguono a ruota il gruppo di quelli ricchi.
Questa evoluzione, avverte l'Ocse, deve essere considerata con prudenza, non dimenticando lo scarto iniziale elevato tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Ma è una evoluzione significativa, perché mette in luce una tendenziale crescita consolidata e generale, che ha investito gran parte del continente nero. Come dire: con la crisi, il mondo occidentale ha frenato decisamente; i piccoli passi avanti fatti da tanti paesi africani, che partivano da zero, sono diventati più visibili. Tanto da spingere gli economisti dell'Ocse ad affermare, forse con un eccesso di ottimismo: «La crisi ha fortemente accelerato la modificazione della ripartizione della ricchezza nel mondo, e l'Africa ne è stata la principale beneficiaria».
Ammesso che ciò sia vero, bisognerà capire se questa tendenza durerà nel tempo. O se, al contrario, il ritorno alla crescita dei paesi ricchi farà di nuovo aumentare le differenze. Come d'altronde mostra il preoccupante aumento speculativo del prezzo delle materie prime di questi mesi.
Riccardo Barlaam
Giornalista, Il Sole 24 Ore
Da Nigrizia anno 2011, n. 9, pg. 40