Il flusso degli investimenti accelera. L'aprile scorso, il Rwandan Development Board (Rdb), l'ufficio governativo dedicato alla regolarizzazione delle oltre 900.000 imprese rwandesi non in regola con la registrazione, aveva già registrato un totale di 195 milioni di dollari, cioè più del 50% della cifra corrispondente a tutto il 2010 (380 milioni), anno segnato dall'entrata in scena di Tigo Rwanda, il terzo operatore di telefonia mobile.
La maggior parte degli indicatori è favorevole. La produzione di caffè potrebbe crescere quest'anno del 10%, arrivando a 22mila tonnellate, grazie all'utilizzo più sistematico di concimi e al rinnovo delle piantagioni: si punta a raggiungere in cinque anni una produzione di 40mila tonnellate. Vivian Kayitesi, direttrice degli investimenti dell'Rdb, spiega che la performance (56 milioni di dollari di proventi dell'export nel 2010) potrebbe essere migliorata, se soltanto il paese lavorasse di più la sua produzione, oggi ancora esportata al 98% sotto forma di caffè verde, spiega. «I titoli di qualità guadagnati dal caffè di montagna rwandese, molto apprezzato dalla grande catena internazionale di caffetterie, l'americana Starbucks, dovrebbero favorire gli investimenti negli stabilimenti di lavaggio e di torrefazione».
La produzione di tè (24mila tonnellate nel 2010, traducibili in 59 milioni di dollari d'introiti una volta esportate) dovrebbe crescere quest'anno del 10% in quantità e, grazie ai prezzi favorevoli, del 27% in valore. Nel periodo 2010-2013 si prevede di coltivare a tè altri 9mila ettari, che dovrebbero generare altre 8mila tonnellate, con una produzione a 30mila tonnellate nel 2013.
L'Rdb insiste anche sul potenziale dell'orticoltura. La floricoltura ne costituisce un segmento portante, grazie al clima favorevole alla coltivazione delle rose e all'area di produzione situata a un'ora dall'aeroporto internazionale di Kigali. Una delle principali aziende di questo settore appartiene a Janet, moglie del presidente Kagame.
Nel settore minerario, la sfida da raccogliere è l'inserimento del settore informale nella filiera di tracciabilità e di certificazione di minerali preziosi come il coltan, la cassiterite e il tungsteno. Filiera messa a punto dall'International Tin Research Institute per soddisfare le esigenze del Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act, che impone ai clienti Usa di provare alla commissione che controlla i titoli in borsa l'origine "non da conflitto" dei minerali importati entro il 2011. Ma questo processo non è concluso e i clienti americani hanno giocato d'anticipo, ritirandosi dall' Africa Centrale per sfuggire alla procedura. Da aprile, infatti, si è assistito a una brusca diminuzione delle attività. Tuttavia, si profilano altre opportunità. Secondo l'Ufficio delle miniere, il paese dovrebbe aumentare le proprie esportazioni di oro, grazie all'entrata in produzione nel 2013 - ci sta lavorando un'azienda cipriota, la Rogi Mining- della miniera di Miyove, le cui riserve sono stimate in 30 tonnellate. C'è poi un'impresa indiana, la Rajesh Exports, che intende installare uno stabilimento di affinazione dell'oro. Infine, l'impresa di consulenze Paterson, Grant & Watson di Toronto ha preparato, lo scorso anno, una nuova carta geologica che identifica nuovi potenziali giacimenti di berillo, zaffiri, ametiste.
Sotto il vulcano
Pur essendo oggi deficitario di energia elettrica, il Rwanda potrebbe diventarne esportatore nel 2017. L'obiettivo di un piano strategico, per il periodo 2011-2017, del valore di 4,5 miliardi di dollari, è di accrescere la capacità produttiva da 94 a 1.000 Mw, e il tasso d'accesso all'energia dal 13% al 50%. Il potenziale più importante è la geotermia. Secondo recenti stime della Kenya Electricity Company e del ministero rwandese dell'energia, il vapore acqueo riscaldato dal magma sotto il vulcano Karisimbi potrebbe generare da 300 a 740 Mw. La cinese Great Wall Drilling Company è in pole position per le trivellazioni. L'obiettivo del governo è di costruire una centrale di dimostrazione (10 Mw) per documentare al settore privato la fattibilità del progetto. Il piano prevede anche di generare elettricità a partire dai giacimenti di torba. Le società indiane Punj e Madhivani hanno siglato un protocollo d'accordo per costruire centrali da 100 e 50 Mw.
Oltre al metano del lago Kivu, il cui potenziale rwandese è stimato in 350 Mw, entro il 2013 dovrebbe entrare in produzione una diga da 28 Mw sul fiume Nyabarongo, la cui costruzione è finanziata dall'indiana Eximbank. A questa diga andrà aggiunto l'apporto, nel 2016, di quella di Ruzizi III nell'Rd Congo: un terzo dei 145 Mw prodotti approvvigioneranno il Rwanda. Infine, a partire dal 2017, 30 Mw rappresenteranno la quota rwandese della diga di Rusumo, costruita presso le cascate del fiume Kagera in collaborazione con Burundi e Tanzania.
Collegata al resto dal paese da strade ben tenute, Kigali s'impone sempre più anche come un centro turistico, specie di gran lusso. Le entrate del settore nel 2010 hanno toccato quota 200 milioni di dollari, con un aumento del 14%. Anche le banche sono in pieno sviluppo: 40% di conti in più nel 2010. Grosse opportunità saranno offerte dall'entrata nella Borsa valori di Kigali, creata nel 2010, di due società che lo stato vuole cedere: la Mtn (telecomunicazioni) e la Banca di Kigali.
Anche le tecnologie della comunicazione assorbono molti investimenti: 500 milioni di dollari negli ultimi tre anni. Il governo ha investito nella costruzione di 2.500 km di collegamenti a fibre ottiche, con ben 9 interfacce con paesi confinanti. Una rete senza fili a banda larga, che già c'è a Kigali, sta per essere estesa ad altre città. Un altro degli obiettivi del governo è far sì che tutti gli alunni delle scuole primarie dispongano di un computer portatile o l'abbiano in uso. Il tasso di penetrazione di due imprese di telefonia mobile (la Mtn e la Tigo) era del 32% nel 2010. Alcune imprese rwandesi del settore cominciano a esportare i propri servizi in Burundi e in Rd Congo.
Un programma di 24 milioni di dollari è in fase di esecuzione per connettere la rete locale al cavo sottomarino dell'Eastern Africa Submarine Cable System (Eassy), un sistema di connessione di rete a banda larga in fibra ottica, che corre lungo la costa orientale dell'Africa e la cui installazione è finanziata dalla Banca europea degli investimenti. Il governo ha anche avviato un rapporto con la Carnegie Mellon University, una università privata di Pittsburgh, in Pennsylvania (Usa), per costruire un centro d'eccellenza nelle tecnologie della comunicazione.
DA: Nigrizia anno 2011, n. 9, pg. 44