Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
di Jean-François Salles
Gli Atti di Tommaso attribuiscono a questo apostolo l'evangelizzazione dell'India. Essi raccontano un evento che si suppone essersi svolto alla metà del I secolo d.C., ma si collocano senza equivoci nell'ambiente intellettuale e religioso dell'oriente dell'inizio del III secolo. L'originale degli Atti apocrifi era, con ogni probabilità, redatto in siriaco. Non si citeranno qui gli aneddoti che attribuiscono a san Bartolomeo (secondo Eusebio), o a Teofilo l'indiano la cristianizzazione dell'India.
La comunità cattolica-caldea è una chiesa uniate, che riconosce cioè l'autorità della sede pontificia romana, e il cui patriarca è monsignor Raphael Bidawid I.
Come chiesa cristiana orientale, il suo rito, chiamato caldeo o siriaco orientale, non è latino, e si rifà alla liturgia di Mar Mari e Mar Addai, due dei discepoli che continuarono l'evangelizzazione iniziata da San Tommaso. La lingua usata è, a fianco dell'arabo, l'aramaico, l'accezione moderna della lingua parlata da Gesù.
di Lorenzo Lorusso
I Maroniti costituiscono la comunità cristiana più numerosa del Libano. Alla loro origine vi è un santo anacoreta: Marone (+ 410). Calcedoniani (due nature in Cristo in una sola persona), si ricollegavano alla cattolicità ed erano fedeli all'unità cristiana:
- nel 517 la firma di Alessandro, archimandrita (superiore di monastero) maronita, compare a capo dei nominativi che sottoscrissero una lettera contro Severo di Antiochia, indirizzandola al Papa Ormisda;
- nel 536 la firma di Paolo, apocrisario (rappresentante) maronita, si coglie negli atti del sinodo costantinopolitano che ribadì la condanna del monofisismo (una sola natura in Cristo). Erano quindi già presenti prima della conquista islamica e s'insediarono in Siria, sulle rive del fiume Oronte.
Nel 694 Giustiniano II riusciva a raggiungere il monastero di San Marone, devastandolo e uccidendo cinquecento monaci. L'azione non fece che confermare l'esigenza maronita di provvedere alla creazione di un patriarcato, progetto che si rese esecutivo verso la metà del secolo VIII.
di Christian Cannuyer
Man mano che la Chiesa, nel IV e soprattutto nel V secolo, diventa maggioritaria, accentra la sua organizzazione modellandola sulle strutture amministrative civili. Il processo in Asia avviene prima che altrove. A partire dal III secolo, il vescovo della capitale di una provincia imperiale acquisisce una certa giurisdizione sugli altri vescovi di questa stessa provincia, ne controlla l'elezione, presiede alla loro consacrazione, e convoca concili provinciali nascono così le sedi metropolitane o arcivescovili. A partire dal concilio di Nicea (325), diritti e dignità superiori vengono riconosciuti alle grandi sedi di Roma, di Alessandria e di Antiochia, cui si aggiunge nel 381 Costantinopoli, che sottrae il secondo posto ad Alessandria. Lo stesso statuto sarà riconosciuto a Gerusalemme nel 451 dal concilio di Calcedonia. La presenza di queste sedi dipende più dall'importanza economica, culturale e politica della città in cui si trovano che dalla loro fondazione apostolica, talora inventata di sana pianta, come nel caso di Costantinopoli, per le necessità del momento. Nel VI secolo si generalizza il titolo di "patriarca" attribuito ai titolari di queste sedi. Attraverso la loro comunione, i vescovi della "pentarchia patriarcale" esprimono l'unità della Chiesa nella diversità.
di Tomàs Spidlìk
Il modo di vivere da contemplativi sembra essere riservato ad alcuni che hanno scelto questa via di perfezione negli ordini di clausura. Al contrario, nella spiritualità dei Padri greci ed orientali, contemplare è il modo genuino di vedere la realtà in maniera cristiana. Il termine greco theòria venne interpretato come se fosse composto da Theos (Dio) e horao (vedere). La contemplazione (theòria anche gnosis) viene definita quindi come lo sfòrzo continuo di vedere Dio in tutto ciò che esiste. In maniera perfetta fu contemplativo Adamo nel Paradiso. Contemplando, torniamo quindi allo stato dell'uomo innocente prima del peccato e pregustiamo la felicità futura.
di Tòmas Spidlìk
L'elevazione della mente o del cuore?
La definizione tradizionale della preghiera dice che essa è “l’elevazione della mente a Dio”. La sua origine risale fino a Platone. Gli autori cristiani l'hanno adottata, ma anche interpretata affinché diventasse più completa. Non è solo la mente ad essere attiva nell'orazione, ma l'uomo intero, anche se il ruolo decisivo spetta all'anima. In essa distinguiamo tre facoltà: l'intelletto, la volontà, il cuore. Ciascuna di queste tre "facoltà" può essere più o meno dominante nei vari tipi di preghiera.
di Michele Brancale
Da molti anni è il "ministro degli Esteri" del patriarcato di Mosca, il vescovo con la mano tesa verso Occidente, l'uomo del dialogo con la Chiesa cattolica. O almeno delle ricuciture dopo gli strappi, che ultimamente non sono purtroppo mancati. Il metropolita Kirill di Smolensk, già rettore all'Accademia teologica di San Pietroburgo, membro del direttivo del Consiglio ecumenico delle Chiese e presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, non è voluto mancare neppure ad Aachen, al meeting "Uomini e religioni" organizzato come ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio. Una straordinaria opportunità che si ripete, nello spirito della Giornata di preghiera delle religioni per la pace (voluta da Giovanni Paolo II nel 1986) ormai da 16 anni (il tema de 2003 era: "Tra guerra e pace: religioni e culture si incontrano").
di EnricoM. Sironi c.r.s.p.
Stare e lavorare insieme con il coraggio della profezia: è l'imperativo che accompagna le Chiese cristiane nel nuovo millennio.
di Olivio Bolzon
Il documento finale firmato nell'assemblea ecumenica delle Chiese, svoltasi a Basilea dal 15 al 21 maggio 1989: e presentato alle Chiese europee da Alessio, allora vescovo di San Pietroburgo e ora patriarca di Mosca e di tutte le Russie, presidente della Kek (organismo rappresentativo delle Chiese europee non cattoliche), e dal cardinale Carlo Maria Martini, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (organismo che rappresenta gli episcopati cattolici), si rivolge a tutti i popoli d'Europa. L'assemblea ecumenica traccia l'itinerario da intraprendere per fare dell'Europa una "casa comune". Si tratta di avviare un processo conciliare di reciproco impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. È programmatico e indicativo il titolo: "Pace nella giustizia".
di Enzo Bianchi
Uno dei punti cruciali del dialogo ecumenico, forse quello in apparenza più consistente, è la questione del papato. Fin dai primi secoli i cristiani capirono che con la morte di Pietro non era venuta meno l'esigenza di un ministero "petrino" al servizio della fede e della comunione, così come non era venuto meno il bisogno di un ministero apostolico e di altri ministeri suscitati dallo Spirito nella prima comunità cristiana di Gerusalemme.