Vita nello Spirito

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 66

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Domenica, 20 Febbraio 2005 17:03

La festa nuziale - Luigi Ghia - 4a Parte

Vota questo articolo
(0 Voti)

La festa nuziale

· Una festa a rischio · La nostra festa di nozze · E’ davvero una festa? · L’amore e la gioia, oltre il deserto…

Quarta parte

ALCUNE DOMANDE, PER CONCLUDERE

Viene spontaneo collegare la festa,
"questa" festa che abbiamo tentato dì delineare in modo così
imperfetto, alla giovinezza della vita. Rifiutandone però ogni
retorica. Sapendo che l'ideale sarebbe una festa capace di disvelare il
volto segreto dell'altro, ma rifiutando nel contempo ogni illusione:
nel nostro mondo, attorno a noi, forse nella nostra stessa famiglia, ci
sono persone ripiegate su se stesse che non hanno mai sperimentato la
festa. Fa festa chi è, o chi si sente, giovane. Rifiuta la festa chi è,
o indipendentemente dall'anagrafe, si sente vecchio. Purtroppo sono
molti i giovani che rifiutano di "fare festa". Sotto molti coloro che
non accettano più di sorridere, che si chiudono nel mutismo, che cedono
alla depressione, che hanno paura della aldilà. E a questo punto ci
poniamo alcune domande inquietanti. Il mondo secolarizzato è un mondo
felice? La dinamica e la comunicazione dell'esperienza religiosa
trasmettono gioia o stanchezza? Apertura o chiusura? Senso o non senso?
La nostra "vecchia" Chiesa conserva ancora quel cuore umile e povero
per saper sorridere, con quello stesso riso di Sara che aveva sì il
seno avvizzito, ma il cuore giovane? In questa Chiesa è lo scambio
paritario e gioioso della relazione autentica di coppia a rappresentare
il paradigma del reciproco rapportarsi, oppure ad imporsi è il modello
autoritario, fondamentalista, clericale, pessimista? Ed ancora:
sappiamo cogliere e valorizzare quel religioso che è in noi e negli
altri, come struttura autonoma della coscienza, indipendentemente dalla
nostra e altrui collocazione nelle chiese o al di fuori di esse? La
ricerca di un senso all'esistere può essere vissuto nell'orizzonte
della gioia e della libertà? E infine: che fare perché questa festa -
non questa gabbia, questa condanna, questa attenzione ossessiva al
dato, alla casistica, ma questa festa sempre nuova sempre rinnovatrice
- diventi lieto annuncio, regno, beatitudine, fiducia, speranza,
missione, dono che rivela finalmente l'ineffabile volto di Dio?

Luigi Ghia

Asti

da "Famiglia domani" 1/2000

Letto 2657 volte Ultima modifica il Venerdì, 01 Aprile 2005 16:28

Search