Vita nello Spirito

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Sabato, 26 Giugno 2004 11:20

La paura di vivere (Felice Di Giandomenico)

Vota questo articolo
(1 Vota)

La paura di vivere è tale perché si è sempre tentati di fuggire dalla realtà contingente e non si ha mai il tempo per fermarsi un po' a riflettere, per comprendere veramente quello che siamo...

La paura e anche l'ansia sono vissuti abbastanza familiari e conosciuti, ma è la loro forma protratta e permanente che diventa capace di mettere in crisi l'esistenza stessa, nella sue manifestazioni continue e quotidiane.

Scrive il filosofo stoico Epitteto: "Gli uomini non sono agitati e turbati dalle cose, quanto dalle opinioni che essi hanno delle cose". Poiché le opinioni che abbiamo delle cose dipendono da noi, noi siamo la vera causa della nostra infelicità o della nostra tranquillità.

All'apparenza una considerazione del genere può apparire ambigua, forse troppo scontata per essere presa sul serio. Ma se riflettiamo un momento, ci accorgiamo che essa racchiude un germe di verità. Vi sono persone che, loro malgrado, vivono una vita in continua apprensione, in uno stato di allarme persistente che può sfociare in un'autentica paura di vivere, di affrontare la quotidianità.

A livello psichico esiste una differenza tra paura e ansia anche se molto sottile; quando si ha paura, vi è sempre un qualcosa che provoca terrore ed evitamento: ad esempio si può aver paura del cane oppure del buio o anche di andare in aereo. Anche nel caso dell'ansia vi possono essere situazioni che possono in qualche modo favorirla: il sostenere un esame, il parlare in pubblico, l'incontrare persone importanti o che si reputano tali ecc.

Ma sono le situazioni specifiche a generare l'ansia e, una volta superate, tutto dovrebbe tornare nella normalità.

Paura e ansia diventano problemi quando persistono nel tempo anche in assenza di stimoli cosiddetti ansiogeni. Qui si può inserire il discorso della "paura di vivere" ossia quello stato continuo di disagio interiore che accompagna l'individuo dal risveglio sino al momento di andare a letto.

E qui può tornare utile la considerazione di Epitteto. Quanto volte ci preoccupiamo per l'opinione che ci facciamo di certi eventi, di cose che accadono durante il giorno e che investiamo emotivamente! Tutto ciò può essere del tutto normale se si rimane nei ranghi della razionalità; è ovvio che molto dipende dal grado di sensibilità di ognuno. Ciò che per una certa persona costituisce un problema che crea apprensione e disagio per un'altra passa del tutto indifferente.

Ma se si comincia a vedere pericoli ovunque, se ogni evento della vita viene affrontato con fatica, carichi di paure immotivate, allora significa che dentro di noi c'è qualcosa che non va e bisogna ricorrere ai ripari, magari chiedendo aiuto a qualche specialista.

Un esempio clinico

T. è una giovane donna che vive nella paura di ammalarsi. Pur essendo perfettamente in buona salute, l'angoscia di contrarre una qualche malattia condiziona la sua vita quotidiana nonché le relazioni interpersonali. Nonostante sia consapevole di stare bene fisicamente, la paura prevale sulla razionalità e a niente servono gli accertamenti medici rassicuranti e le analisi cliniche con esito negativo. Tutta la sua esistenza ruota attorno alla paura delle malattie (chiamata ipocondria) e questo modo di fare allontana amici e conoscenti che avvertono tutta la pesantezza dell'angoscia provata da T. e dal suo doloroso stile di vita.

Fu lei stessa, una volta, a dire di aver paura di vivere. Eppure T. è una persona ben inserita nel mondo del lavoro, intelligente e capace, stimata da tutti per la sua professionalità. Questo è solo un esempio ma rende bene l'idea di che cosa significhi realmente vivere in uno stato di angoscia permanente. La paura di vivere è tale perché si è sempre tentati di fuggire dalla realtà contingente e non si ha mai il tempo per fermarsi un po' a riflettere, per comprendere veramente quello che siamo, disperdendosi in attività immaginative pur di non entrare veramente in sintonia con se stessi e con il proprio modo di "essere nel mondo".

Felice Di Giandomenico

(da L'Ancora, 12, 2003)

 

Letto 2664 volte Ultima modifica il Lunedì, 24 Febbraio 2014 18:00

Search