Spiritualità Marista
di Padre Franco Gioannetti
Quindicesima parte
A questo punto del nostro cammino possiamo essere gioiosamente stupefatti perché ci troviamo di fronte ad un messaggio, ad una proposta di spiritualità, pieni dell’esperienza di Dio e cioè di fronte ad una vita attentamente e continuamente riletta a livello di fede. Ci troviamo di fronte al cuore di P. Colin, al cuore di un povero, ad un cuore che sapeva ascoltare.
Il messaggio è tale perché il padre, attraverso gli avvenimenti della sua vita, aveva appreso ad umiliarsi davanti a Dio, a non riporre in nessun altro la fiducia se non nel suo Signore, come Maria. Un messaggio recepito attraverso la preghiera, rileggendo la sua vita alla luce della fede e trasmesso poi ai suoi figli ed alle sue figlie di ieri, di oggi e di domani.
Non trionfalismi, non l’insinuarsi sia pure per buone ragioni nella società umana, non missioni roboanti, ma servizio umile, nascosto e, se necessario, gratuito; niente titoli o cariche, ma precarietà, disponibilità per situazioni di emergenza.
È uno spogliamento da ogni pseudo-sicurezza, vissuto, potremmo dire in termini biblici, avendo come sottofondo "deserto ed esodo".
Una proposta di spiritualità che è invito all’umiltà, all’abbassamento, alla povertà materiale e spirituale, alla modestia, alla vita nascosta, alla semplicità, all’abbandono a Dio.
Un abbandono che è esperienza nella pace, è dedizione alla volontà di Dio, dedizione che non annienta ma fortifica.
Teniamo allora presente che quando attraverso la porta della "povertà in spirito" si entra nella fede, la vita dell'uomo ne resta marcata, perché non siamo noi a possedere la fede, ma è la fede a possedere noi.