Vita nello Spirito

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Giovedì, 11 Novembre 2004 22:37

La Bibbia secondo gli sposi (Don Mariano Maggiotto)

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LA BIBBIA "SECONDO GLI SPOSI"

Diventare sposi dentro un continuo cammino di umanità e di fede

Quando mi è stato proposto questo tema ho pensato: qui c’è un errore perché io parlerò degli sposi "secondo la Bibbia". Ma riflettendoci mi sono accorto che questo tema ci porta molto vicino a quello che è il contenuto più profondo della Bibbia: il tema dell’Alleanza.

La Bibbia "secondo gli sposi" allora è un buon titolo perché ci dice che forse non c’è esperienza più grande e più bella di quella degli sposi, proprio perché ci aiuta a comprendere la Bibbia.

DIO SI PRESENTA COME LO SPOSO

Quando Dio ha voluto parlare di sé si è servito dell’immagine delle nozze.

Questo indica l’importanza straordinaria dell’esperienza matrimoniale.

L’alleanza tra Dio e il suo popolo nasce quando Dio appare a Mosè e lo invita ad andare dal Faraone con quel messaggio: "lascia partire il mio popolo".

Quando leggiamo questo brano pensiamo che per Israele molti concetti su Dio fossero già acquisiti ma questo non è vero: Genesi infatti è stato scritto molto dopo l’esperienza di Esodo.

Il primo incontro di Israele con Dio è avvenuto in un modo che assomiglia moltissimo al modo con cui voi vi siete innamorati dell’altro.

Solo dopo, riflettendo sull’esperienza di Esodo, Israele ha compreso che il Dio che lo aveva liberato "con mano potente e braccio teso" non poteva che essere anche il Creatore e Signore del cielo e della terra, il Signore dell’umanità ed il suo Giudice.

ISRAELE SI E’ FIDATO DI DIO

Non è successa la stessa cosa anche a voi? Avete capito chi era l’altra persona solo dopo averne fatto esperienza, dopo esservi fidati dell’altro.

Israele era stato credente ma si era dimenticato del Signore, non lo conosceva più. Dio si manifesta a Mosè perché "Il popolo era messo male, schiavo degli Egiziani e condannato allo sterminio". Questo popolo allora ha gridato la propria disperazione verso nessuno. Anche l’innamoramento è una specie di grido che nasce da un bisogno, il bisogno di sentire la propria vita confusa con la vita di un altro. Che cosa strana: uno sconosciuto si è accostato a voi e voi avete accettato la sfida e vi siete lasciati coinvolgere. Nel coinvolgimento avete scoperto, nella scoperta avete amato, nell’amore avete deciso.

IMPARARE A FARE MEMORIA

Se Dio ha incontrato l’uomo così e noi ci siamo incontrati così, vuol dire che in quella esperienza iniziale che ci ha fatti diventare marito e moglie è nascosta una verità importantissima che abbiamo il dovere di coltivare attraverso la memoria.

Sarebbe interessante domandare, soprattutto alle coppie che hanno difficoltà, se si ricordano quanto bene stavano all’inizio. Sarebbe interessante chiedere quanto il ricordo di quei momenti li stia accompagnando nelle scelte attuali.

E’ importante allora scoprire che il modo con cui Dio ci incontra è quello di un Dio ignoto, che si incontra con noi allo stesso modo con cui noi ci siamo incontrati con la persona con la quale viviamo. Questo dovrebbe diventare, se ci riusciamo, una delle spinte fondamentali per far crescere la nostra vita di coppia, quando questa rischia di inciampare.

ASCOLTARE IL GRIDO DELL’ALTRO

Gli Israeliti lanciano il loro grido di disperazione perché si trovano in una condizione doppiamente difficile: sono stranieri e sono schiavi.

In queste condizioni, senza identità e sentendosi strumento degli Egiziani, Israele non ha altra possibilità di espressione che il gemito, l’invocazione.

Sarebbe bene chiederci l’un l’altro se ultimamente, dentro la vita di coppia è successo che attraverso un gesto, un atteggiamento, una porta sbattuta…qualcuno ha gridato per chiedere aiuto, perché si sentiva senza identità. In questi casi quello che conta non è la richiesta rivolta all’altro ma la richiesta in se stessa. Come risponde Dio? "Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo, con Giacobbe,… guardò la condizione degli Israeliti e se ne prese pensiero". Il grido salì a Dio e Dio lo ascoltò.

L’ascolto: quando uno grida io devo essere là, non fare finta di niente e aspettare che gli passi.

: quando uno grida io devo essere là, non fare finta di niente e aspettare che gli passi.

Si ricordò della sua alleanza, si ricordò dell’impegno che si era preso.

della sua alleanza, si ricordò dell’impegno che si era preso.

Anche noi abbiamo preso un impegno "fedele (cioè al fianco), nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita". Si tratta allora di ricordarci dell’entusiasmo iniziale, di quella donna o di quell’uomo con cui all’inizio abbiamo scommesso di condividere tutta la vita. E da qui scaturisce l’ultima frase: "e se ne prese cura". E’ il ricordo dell’alleanza che fa scoprire quanto dolorosa è questa frattura, dovuta non tanto alla dimenticanza di Dio ma alla dimenticanza del popolo. Perché il paradosso è che, a volte, le cose non vanno male a causa di chi si lamenta, ma vanno male a causa di chi si dimentica. Quando incominciate a star male provate a fare memoria, se in quel momento ve lo ricorderete.

PRENDERSI CURA: L’ALLEANZA

Dio si prende cura del suo popolo, si mette al suo fianco, fa con lui un’alleanza.

L’alleanza descritta in Esodo ricalca il modello dei trattati politici stipulati in ambiente ittita o neo-assiro, tra il sovrano e il vassallo e si fonda su tre punti: la storia dei benefici passati, l’impegno a rispettare alcuni obblighi, l’eventuale premio o castigo. Vediamo in breve questi punti.

Storia dei benefici passati: "Il Signore ci fece uscire dall’Egitto…spargendo terrore e operando segni e prodigi e ci condusse in questo luogo dove scorre latte e miele".

"Il Signore ci fece uscire dall’Egitto…spargendo terrore e operando segni e prodigi e ci condusse in questo luogo dove scorre latte e miele".

Dio si compromette in prima persona e di qui hanno origine le piaghe d’Egitto, il passaggio del mar Rosso, la manna nel deserto, l’acqua che scaturisce dalla roccia.

Anche noi, di fronte ad una difficoltà di coppia decidiamo di impegnarci. Perché a volte non serve a niente? Perché ci impegniamo per la nostra tranquillità. L’impegno nasce dal disturbo che ci crea l’altro, non dall’averlo ascoltato. L’intervento diventa forte e miracoloso solo se nasce dall’ascolto, dal ricordo, dal comprendere e dal farsi carico. Amare significa vivere un rapporto, una scelta, un impegno non perché ho avuto prima ma perché spero poi. Che cosa? Che l’altro stia meglio, sia felice, che mi riempia la vita con la sua serenità e felicità.

CRESCERE NELLA PATERNITA’

Quali sono le esigenze di questa alleanza? Che ogni uomo esca dalla sua disperazione e diventi capace di relazione consolante e gratuita con gli altri. Il modo che ha Dio di amare non si basa tanto sulla reciprocità quanto sulla estensibilità. Dio non mi vuol bene solo perché io gli voglia bene, Dio mi vuol bene soprattutto perché io voglia bene agli altri, Dio ci invita alla "fraternità".

Nella coppia il marito dovrebbe essere felice che il suo voler bene alla moglie la aiuta a voler bene ai figli e viceversa. Un genitore non deve lavorare perché i figli gli dicano: quanto ti voglio bene, ma perché i figli si vogliano bene tra loro.

Noi purtroppo sovente facciamo il bene mettendo in conto cosa ci attendiamo dall’altro. Così capita che non capiamo che l’altro ha tentato di risponderci in mille modi diversi, ma purtroppo non nel modo che noi ci aspettavamo.

Per questo è importante coltivare la riconoscenza.

SAPER DIRE GRAZIE

Quello che Dio si aspetta da noi, a fronte del suo amore gratuito, è la capacità di riconoscere il dono, di ringraziarlo.

Quante volte diciamo "grazie"? Forse a casa nostra non lo si dice da anni. La riconoscenza non è qualcosa che il donatore esige ma è imposta dal dono.

Se non dici grazie quello per te non era un regalo, ma qualcosa che ti era dovuto. La disabitudine a dire grazie ha reso i rapporti di coppia pesanti e faticosi. E’ il dono che reclama il grazie, non il donatore.

Spero di aver suscitato in voi, con queste riflessioni, il desiderio di rimettere in moto un rapporto grande con la persona che vi sta vicino, il desiderio di farlo crescere sempre di più.

Don Mariano Maggiotto

("Gruppi Famiglia")

Letto 4984 volte Ultima modifica il Giovedì, 30 Dicembre 2004 20:19

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