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Giovedì, 11 Novembre 2004 22:44

Come incarnare la fede in un mondo che cambia: III°parte (Norbert Mette)

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"Come incarnare la fede nel mondo che cambia"

  • È difficile, oggi, nella cultura moderna, diventare cristiani e, per chi già lo è, testimoniare la propria fede
  • L’individualismo e il pluralismo come segni distintivi della società odierna e come sfida per la fede
  • La fede è innanzitutto un’interruzione della banalità del quotidiano da riempire con alcuni convinti "Sì" al Dio della vita, unico santo e che prende le parti degli impoveriti e dei sofferenti

Il sociologo tedesco Franz-Xavier Kaufmann ha formulato a mo’ di tesi le condizioni dell’essere e divenire cristiani nel contesto della nostra società in costante modernizzazione nei tre punti seguenti: 1) è difficile diventare cristiani nella cultura moderna; 2) è difficile nel contesto attuale vivere e comportarsi da cristiani; 3) se anche qualcuno riesce a far effettivamente valere la propria fede cristiana, diventa un elemento di disturbo per l’ambiente in cui vive. Le riflessioni che seguono tentano di analizzare la situazione attuale della trasmissione della fede e le possibili prospettive tenendo come riferimento queste tre tesi.

3. Una fede solida come "interruzione" di ogni realtà ritenuta ovvia

Se si assume una definizione di Johann Baptist Metz, la caratteristica della religione consiste nel fatto che essa, anziché edificare il quotidiano nella festa, lo interrompe. Questa interruzione della routine quotidiana contiene un doppio orientamento: da un lato, in quanto momento di arresto, essa schiude quella distanza che è necessaria per percepire la realtà con occhi diversi da quelli abituali e per ritornare al fondamento di se stessi. Secondo la fede cristiana l’intera esistenza è essenzialmente un dono di cui Dio ha reso partecipi le sue creature. Questo vale anche e soprattutto per l’uomo, per ogni singolo che – nonostante tutte le sue colpe e senza aver fatto qualcosa di particolare – può sapersi amato e riconosciuto da Dio. Una tale distanza rende possibile, per altro verso, quella libertà che consente di non sottomettersi ciecamente alle frenetiche attività quotidiane e di esaminare criticamente tutto ciò che accade e che, probabilmente, si tenta persino di giustificare come immodificabile, così da vedere se è compatibile oppure no con ciò che Dio ha posto in opera con la creazione. Quanto questa differenziazione corrisponda alla struttura fondamentale della fede cristiana lo può confermare il rinvio alla promessa battesimale cristiana con i suoi tre "si" e tre "no".

Probabilmente, la crisi della fede cristiana oggi ha il suo motivo più profondo nel fatto che troppi la riducono ad un "forse". La chance della situazione attuale consiste invece nel fatto che la fede cristiana, liberata da tutti i gravami possibili, scopre la sua enorme attualità proprio richiamandosi alla sua identità. La sua crisi porterebbe però ad aumentare se essa, per un verso, cercasse di ingraziarsi la società (dominante) trasformandosi in una "religione civile" che si limiti a dare la propria benedizione supplementare a quanto ha già il suo corso, oppure se, per altro verso, si ritirasse – nuovamente – su un bastione in cui tentasse artificiosamente di conservare o addirittura di ripristinare il sano e trasfigurato mondo che fu.

Ora, la fede, che tenta di sillabare il suo si e il suo no di fronte alle sfide del presente, entra in un conflitto gravido di conseguenze pratiche con la realtà, deve cercare di tener fermi i punti che a mo’ di conclusione presentiamo senza pretesa di completezza:

  • Come sì a Dio che offre la sua vita per l’intera creazione, la fede si faccia sensibile per tutto ciò che minaccia questa vita o che addirittura la annienta. Ritengo ottima la formulazione di un teologo che una volta ha indicato i cristiani e le cristiane come un movimento di resistenza per la vita – dai suoi inizi fino alla fine.
  • Come sì a Dio che solo è santo, la fede si opponga a tutto ciò che tenta di subentrare al posto di Dio e ne rivendichi la sua santità. Senza che per questo debba crescere un’ostilità nei confronti della tecnica, la fede su faccia attenta e diffidente quando certi uomini pensano di potersi impossessare di attributi tradizionalmente riservati a Dio: per esempio, l’onnipotenza con l’aiuto della microelettronica.
  • Come sì a Dio che si è gettato con passione dalla parte dei resi-poveri, dei senza-diritti, e dei reietti dalla società, la fede mantenga in modo preferenziale una solidarietà di parte con coloro che oggi sono abbandonati ad un analogo destino e sia pronta all’occorrenza ad assumersene il disagio.
  • Come sì a Dio il cui nome è profondamente e misteriosamente legato alla storia della passione dell’umanità, la fede presti attenzione a tutti coloro che soffrono e non abbandoni all’oblio coloro che hanno sofferto senza colpa o che addirittura sono stati deliberatamente esposti alla sofferenza o all’annientamento. Si svolga con passione contro tutti i tentativi di voler semplicemente rimuovere dalla società il dolore percepito come elemento di disturbo.
  • Come sì a Dio che ha promesso alla creazione il suo compimento, la fede sappia incoraggiare alla responsabilità per il futuro della vita. In tutto questo sopporti il fallimento umano e dia la forza di proseguire o di ricominciare da capo anziché rassegnarsi o lasciare al cinismo l’ultima parola.
  • Come sì a Dio che vuole la salvezza per tutti gli uomini, sia fatto divieto alla fede cristiana di porsi in modo assoluto come l’unica religione che si presume come portatrice di beatitudine; piuttosto, essa faccia sì che nella sua fila i cristiani e le cristiane rendano insieme al mondo e davanti ad esso una testimonianza credibile in parole e opere della loro fiducia nella "salvezza che viene da Dio in Gesù Cristo" (Edward Schillebeeckx).

Laddove si riesce a rinviare a una prassi corrispondente – per quanto pur sempre frammentaria – e laddove si può dar conto della fede muovendo da simili contesti vissuti e esperiti, il che a seconda del contesto avviene con accenti immancabilmente diversi, non c’è bisogno di farsi preoccupazioni per il futuro della trasmissione della fede – anche se essa prende altre strade rispetto a quelle finora conosciute.

Norbert Mette

"Famiglia domani" 4 / 99

Letto 2312 volte Ultima modifica il Giovedì, 30 Dicembre 2004 20:25

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