La mistica affonda le sue radici proprio nella meditazione teologica. Senza dubbio essa, nel processo di sviluppo soprattutto dalla fine del II secolo dell'Egira in poi, ha subito l'influsso gnostico e filosofico di altre culture. Ciò nonostante, principalmente grazie alla ricchezza spirituale caratteristica dell'Islam, ha potuto sempre conservare il proprio aspetto originario. Nella mistica islamica si possono individuare due aspetti, uno teorico e un altro pratico.
Con il termine mistica, tipico della tradizione greco-occidentale, noi traduciamo, in riferimento alle religioni indiane, una complessità di esperienze diverse, a partire dalla «dottrina segreta» delle Upanishad fino allo yoga con le sue varie ramificazioni nelle diverse scuole filosofiche, o nei vari sistemi. Il termine mistica può, comunque, essere inteso come suprema realizzazione spirituale.
La mistica quale dottrina esoterica dell'ebraismo, nei suoi rapporti con il divino, ha i suoi primi fondamenti nei testi stessi della Bibbia ebraica comunemente definita Antico Testamento.
Fin dai suoi inizi, la spiritualità anglicana è stata caratterizzata da tre elementi: profondo approccio personale alla Bibbia, propensione verso il culto liturgico e ritorno alla Chiesa primitiva.
La precedente esposizione sui mistici cristiani, anche non cattolici, non ha assolutamente la pretesa di essere esaustiva. E’ semplicemente una panoramica, sufficientemente ampia, riguardante dei mistici di particolare rilievo. Seguono ora delle linee espositive riguardanti tendenze nel vasto campo della mistica cristiana e no.
Henri Le Saux (che assunse il nome indiano dì Abhishiktananda) morì nel 1973, dopo aver vissuto una vita in gran parte nascosta, alla ricerca continua di punti di contatto sia tra la spiritualità indiana e cristiana, sia tra l'antica tradizione monastica indiana e la tradizione dei padri cristiani del deserto, da un lato e l'odierna ricerca di nuove forme di vita religiosa dall'altro.
Nel 1866 Teofane mandò al santo sinodo una richiesta con la quale pregava di essere esonerato dall’incarico. Chiese di potersi trasferire nel monastero di Vysen. Questa volta il suo desiderio trovò ascolto. Il vescovo partì per quel luogo isolato che aveva imparato ad amare durante una visita pastorale.
Che la sua morte fosse associata un’eredità religiosa singolare, in un tempo senza religione, non lo sapevano neanche gli amici più intimi. Anzi, si stentò a credere al rinvenimento, tra gli scritti di Hammarskjöld nella sua abitazione di New York, di un piccolo manoscritto destinato alla stampa.
Siamo bene informati sulla vita di Oetinger. Dobbiamo questa conoscenza soprattutto alla sua autobiografia, composta da lui sessantenne con il titolo significativo di Genealogia dei pensieri veri di un erudito nelle cose di Dio.
All’interno della chiesa riformata, ma ai margini di essa, Tersteegen fu formato spiritualmente in un periodo sorprendentemente inquieto, vivace, in cui la pietà del singolo valeva più del legame con la chiesa e in cui - certamente anche a causa della guerra dei trent’anni - ciò che era genuinamente cristiano risaltava più che gli aspetti specificamente confessionali.