Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
di Padre Franco Gioannetti
I membri della Società dovranno inoltre abbandonare tutto così come gli apostoli abbandonarono tutto per seguire Cristo. L'obbedienza per loro era inseparabile dalla povertà; abbandonare tutto, rinunciare a se stessi per mezzo dell'abnegazione, seguire Cristo nell'obbedienza.
Nel presentare globalmente la struttura della celebrazione eucaristica, abbiamo già accennato che il termine "offertorio" è tuttora non solo legittimo, ma molto importante per la comprensione del senso della celebrazione. Alcuni, anzi molti, affermano che sarebbe meglio chiamare questa parte "preparazione dei doni", perché noi non offriamo al Padre pane e vino, ma il sacrificio di Cristo, cosa che faremo all'interno della preghiera eucaristica.
Un seminario di studi interreligiosi per affrontare il tema del come "Uscire dal nichilismo". L'incontro, tenutosi a fine maggio in occasione della festa buddhista di Vesak, è stato promosso dal centro studi Maitri Buddha di Torino. A discutere se il nichilismo sia o meno il senso stesso del destino dell'Occidente si sono alternati, tra gli altri, Ghelong Thubten Rinchen, monaco buddhista, il filosofo Gianni Vattimo, il teologo Roberto Repole, padre Eugenio Costa, del Centro teologico dei gesuiti di Torino, Claudio Vercelli, della rivista di cultura ebraica Shalom, Hamza Roberto Piccardo, dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, lo psichiatra Fabio Castriota. Filo conduttore degli interventi è stato il cercare di individuare la possibilità, attingendo alle tradizioni religiose, di costruire un'etica mondiale condivisa attraverso cui uscire dalla prospettiva nichilista.
di Vladimir Zelinskij
La recente decisione (dicembre 2003) del primate della Chiesa greco-cattolica Ucraina Cardinale Lubomir Husar di trasferirsi da Leopoli, città dell’ovest del paese, alla capitale Kiev, è stato percepito subito nel mondo ortodosso come l’ultimo atto di un conflitto che divide il medesimo popolo che ha la stessa radice etnica e culturale, la stessa mentalità, il rito uguale... "Anche la stessa fede", afferma il Cardinale. "Anzi, la fede è diversa, - ribattono gli ortodossi, - la vostra è di matrice latina sotto una copertura orientale, la nostra è vera ed autentica". L'ostilità che dura più di 400 anni pur avendo vissuto momenti di interruzione, non ha mai visto l’ombra di un armistizio. Senza parlare della vera pace.
di Giovanni Salvini
...siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (Mt 5,45)
Il terzo gradino dell’umiltà consiste nel sottomettersi in tutta obbedienza, per amore di Dio, al superiore, a imitazione del Signore, del quale l’Apostolo dice: "Fatto obbediente fino alla morte" (RB 7,34).
Ci sono delle obbedienza necessarie a ogni uomo, che non è possibile eludere in alcun modo e che punteggiano tutta la vita di ciascuno, proprio perché sono caratteristiche della condizione di ogni creatura.
L’umiltà è l’atteggiamento di un uomo che una volta in qualche modo ha incontrato Dio e si è prostrato davanti a Lui con la faccia a terra.
di don Bruno Maggioni *
* biblista e teologo, docente presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale
La prima domanda, che si legge nella Scrittura, è una domanda rivolta da Dio all'uomo: "Adamo; dove sei?" (Gn 3, 9). Dio cerca l'uomo e tocca all'uomo mostrarsi, rispondendo: eccomi, sono qui. Ma poi nella Scrittura si legge spesso anche la domanda dell'uomo a Dio: "Signore, dove sei?". Anche Dio risponde: "Eccomi". La ricerca è dunque duplice: Dio cerca l'uomo e l'uomo cerca Dio. È una ricerca incessante in ambedue le direzioni. Dio non cessa di mostrarsi all'uomo e continuamente ripete: sono qui. È questo il nome rivelato da Dio a Mosé. Ed è ancora questo il nome del Figlio di Dio fatto uomo: Emmanuele, Dio con noi. Ed è ancora il nome del Signore risorto, come si legge nel Vangelo di Matteo: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Il nome di Dio è sempre: io sono con voi.
di Felice Di Giandomenico
Nella tradizione cristiano-orientale la preghiera del cuore (conosciuta anche come preghiera di Gesù) riveste un ruolo di primo piano per quanto concerne l'itinerario spirituale di coloro che praticano la cosiddetta "esychia", ossia quello stato di quiete e di silenzio di tutto l'essere dell'uomo, necessario per rimanere in intima unione con Dio. Nelle fonti più antiche il termine "esicasta" e il relativo verbo "esichazo" generalmente denota un monaco che vive in solitudine, da eremita, a differenza di quelli che sono membri di un cenobio. È una pratica rigorosa in cui massima attenzione viene posta sulla recita di una breve ma intensa giaculatoria: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me! Come osserva l'Archimandrita Silvano Livi, igumeno del Monastero di San Serafino di Sarov in Pistoia, "La "preghiera del cuore" non è certamente l'unica forma di preghiera personale presente nella Chiesa Ortodossa.