Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
Si tratta di una preghiera formulata in aramaico. Il titolo significa "Santo", e con esso si vuole indicare la "santificazione del Nome di D.", cioè la proclamazione della santità di esso.
In origine era una dossologia che chiudeva la lettura della Scrittura e la spiegazione che l'aveva seguita. Il contenuto è messianico; l'invocazione dell'avvento del Regno seguiva quindi la promessa del suo avvento, contenuta nella Scrittura.
È superfluo mettere in evidenza le assomiglianze con la preghiera cristiana del "Padre nostro".
“Il Signore aggiunse a Mosè: «Parla agli Israeliti e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, fiocchi agli angoli delle loro vesti e che mettano al fiocco di ogni angolo un cordone di porpora viola.
Avrete tali fiocchi e, quando li guarderete, vi ricorderete di tutti i comandi del Signore per metterli in pratica; non andrete vagando dietro il vostro cuore e i vostri occhi, seguendo i quali vi prostituite. Così vi ricorderete di tutti i miei comandi, li metterete in pratica e sarete santi per il vostro Dio.
Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese di Egitto per essere il vostro Dio. Io sono il Signore vostro Dio».
Numeri 15, 38 - 41
“Metterai fiocchi alle quattro estremità del mantello con cui ti copri.”
Deuteronomio 22,12
di Maryline Guitton
Festa ebraica con le caratteristiche del carnevale, Purim ricorda l’eroismo di Esther la Nascosta - questo è il significato del suo nome. Sposa del re di Persia Assuero e nipote di Mardocheo, membro del consiglio dei saggi (ebrei) visse alla corte reale, senza rivelare la sua appartenenza al popolo ebraico. Questo, fino al giorno in cui il primo visir Haman concepì il progetto di sterminare la comunità ebraica della Persia e della Media. Ester venne a conoscenza di questo progetto, grazie allo zio. Il 14 adar (sesto mese dell’anno ebraico), Ester ottenne dal suo sposo che il suo popolo fosse risparmiato e che Haman fosse giustiziato. Il fatto è raccontato nel Libro di Ester, che è anche chiamato "Megillah" che significa "rotolo". Il termine purim etimologicamente significa "estrazione a sorte", in ricordo del fatto che la data della strage era stata estratta a sorte dallo stesso Haman.
Nota biografica
Johan Galtung è uno dei fondatori dei moderni studi sulla pace. Nato a Oslo nel 1930, è stato testimone dell'occupazione nazista in Norvegia e della deportazione di suo padre in un campo di concentramento. Perciò ha deciso di farsi interprete dei principi della nonviolenza del Mahatma Gandhi, e quindi dell'obiezione di coscienza, scelta che gli è costata sei mesi di carcere.
Rettore dell’Université nuovelle transnationale di Parigi, la sua fama internazionale è legata alla fondazione nel 1959 dell'International Peace Research Institute di Oslo. I suoi studi si sono concretizzati in una cattedra specifica, quella di Ricerca sulla pace e i conflitti all'università di Oslo. Inoltre, ha lavorato come consigliere presso le Nazioni Unite, si è occupato di problemi dello sviluppo presso l'Iued di Ginevra. Professore onorario e membro di varie università e istituti, ha dato vita al Journal of PeaceResearch e al Bullettin af Peace Proposals.
di Massimo Toschi
Per comprendere la posizione di Giovanni Paolo II bisogna saper distinguere tra impianto dottrinale e gesti profetici che contengono sempre un elemento di novità e di freschezza evangelica.
Sul piano della dottrina è necessario prendere atto che, con il Pontificato del papa polacco, c'è una ripresa esplicita della teologia della guerra-giusta. Già la discussione sulla deterrenza all'inizio degli anni '80 e poi la formulazione della teologia dell’ingerenza umanitaria rappresentano passi significativi in questa direzione, ma con il capitolo sulla legittima difesa e sulla guerra giusta nel catechismo della Chiesa universale si ha una piena legittimazione dottrinale di questa ripresa.
Comunità S. Egidio
Il profeta Isaia ci parla di un mondo in cui regna la pace, in cui tutti i popoli vanno "verso il monte del Signore". E oggi siamo riuniti per pregare insieme per la pace in tutte le terre. La preghiera ci raccoglie e ci sostiene in una via di pace.
La nostra domanda di pace non viene dal desiderio egoista di preservare il nostro benessere:
come se, succeda quello che succeda, volessimo comunque restare fuori dal problemi e dalle difficoltà di chi vive situazioni di guerra e di violenza. Non c'è un desiderio egoistico di tirarci fuori dalle responsabilità di un aiuto, di una solidarietà, di una vicinanza. La nostra domanda di pace viene dal constatare che tanti, troppi, conflitti sono ancora aperti. E non si fa niente o molto poco per chiuderli, per trasformare "le spade in vomeri" e "le lance in falci", come dice il passaggio del profeta Isaia. Sono i conflitti che si svolgono in tanti Paesi di questo mondo.
Comunità S. Egidio
I cristiani debbono sentirsi impegnati nella costruzione della pace in modo del tutto particolare, ed è impegno di sempre. Infatti, non possiamo dimenticare le tante altre guerre sparse nel mondo che continuano a mietere vittime innocenti. Dalla Terra Santa a quelle del Medio Oriente, a quelle africane o asiatiche, che dividono i paesi, che tengono in ostaggio intere popolazioni, che impediscono un futuro dignitoso a tanta gente. E poi la grande minaccia del terrorismo, con la sua violenza cieca e con la sua potenza capace di colpire in maniera drammatica.
di Lidia Maggi
Sono stati giorni intensi: tanti incontri pubblici per dire no alla guerra, per invocare la pace, uno sguardo più rivolto verso il mondo che all'interno delle nostre realtà ecclesiali, l'urgenza lo ha richiesto. Ed ora? Tutto passato? Abbassiamo la guardia? Si è pregato, digiunato, manifestato, firmato appelli e sperato che la pressione mondiale fermasse la furia omicida delle bombe. Ci sentiamo stanchi. Ma questa volta nel Getsemani gli occhi dei discepoli sono rimasti vigili, abbiamo vegliato, pregato, compreso la gravità del momento e provato a reagire. Tuttavia la speranza ha faticato a fluire. Nemmeno l'annuncio della risurrezione ha eliminato il buio di un mondo irredento... attendiamo ora lo spirito, spirito di pace che soffi nel mondo e nelle nostre chiese, ne abbiamo bisogno...
di Francesco Gesualdi
Mentre scrivo tutto lascia presagire che l'attacco all'Iraq ci sarà e quando questo articolo sarà apparso saremo in piena guerra. Bush si è sforzato di convincerci che la sua è una battaglia del bene contro il male, del paladino della libertà e della democrazia contro il mostro del terrore e delle dittatura. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli per garantirgli consensi e assicurargli mano libera nell'uso di qualsiasi arma. A fargli scuola sono stati i cartoni animati giapponesi che raccontano sempre storie di un forte buono in lotta contro un potente cattivo. Gli psicologici hanno constatato che nonostante la sua violenza, il buono si attira sempre le simpatie degli spettatori che gli riconoscono il diritto di fare tutto ciò che è negato al cattivo.
di Vittorio Citterich
Giovanni Paolo II, la cui vocazione storica, sin dall’inizio del pontificato, sembra essere quelle di abbattere mura di divisione e costruire ponti di riconciliazione, ha indetto per il 5 marzo, mercoledì delle ceneri del 2003, una giornata di preghiera e digiuno per la causa della pace, ancora una volta minacciata da turbinosi venti di guerra verso l'Iraq, preannunciando una nuova "tempesta del deserto" come quella già duramente sperimentata nel l991. Già in quella drammatica occasione il Papa aveva ammonito contro il ricorso alla guerra, "avventura senza ritorno". E nel marzo del 2003, ha ripetuto essere "doveroso per i credenti, a qualunque religione appartengano, proclamare che mai potremo essere felici gli uni contro gli altri, mai il futuro dell'umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra".