Di questo episodio rimasto tabù per l'Italia, se ne occupa il professor Paolo Borruso, della Facoltà di Storia dell'università Cattolica di Milano, nel suo libro L'ultimo impero cristiano. Politica e religione nell'Etiopia contemporanea (1916-1974) (Guerini e Associati, Milano 2002), che documenta la "barbarie della colonizzazione fascista in Etiopia" provocata dal generale Graziani nel febbraio 1938, quando furono fucilati l'abuna Petròs, tre vescovi, abati di monasteri e barbaramente uccisi 297 monaci e oltre 150 diaconi della Chiesa ortodossa etiopica. Boruso li dichiara "martiri cristiani "per mano italiana"".
Questi tristi eventi sono conosciuti in Etiopia e in Eritrea e dalla stampa internazionale. Ma in Italia dal 1938 fino a oggi sono stati "taciuti e coperti". Oggi non si possono "insabbiare" senza colpa. I "martiri cristiani per mano italiana attendono una purificazione di memoria e riconciliazione onde promuovere l'unità con la Chiesa ortodossa etiopica che con il martirio ha rappresentato "l'ultimo impero cristiano".
I monaci, ecclesiastici, sacerdoti, religiosi e fedeli etiopici ed eritrei vivono nella memoria... Ma qui non se ne parla. Perché? Afferma il dottor Tewldé Beienè, professore di Storia etiopica all'università di Asmara, e attuale superiore provinciale dei Cappuccini in Eritrea: "Non ci sentiamo di fare informazioni… Oggi la Chiesa italiana ci assiste con la sua opera caritativa e fraterna. Parlarne ci sembra di "sputare nel piatto" di chi ci benefica!", con ripercussioni per le opere Missionarie e caritative italiane operanti in Etiopia ed Eritrea.