Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
di mons. Lorenzo Chiarinelli
Voi sapete che il punto di riferimento di un vescovo non può che essere la Parola del Signore. Vorrei allora ricordare un versetto del salmo 85: "Ascolterò che cosa dice Dio il Signore. Egli annuncia la pace per il suo popolo". Una traduzione dall’ebraico più fedele direbbe così: "Ascolterò che cosa dice il Signore. Yahweh di certo parla di pace". È una espressione bellissima. "Mettersi in ascolto'': tutta la rivelazione della parola di Dio si riassume fondamentalmente nell’ascoltare una parola che è quella della pace.
di Ermis Segatti
In questi tempi di apparente crisi dei movimenti palesi e delle ampie mobilitazioni per la pace, un interrogativo mi ritorna spesso alla mente. Me lo pongo mentre sto riflettendo su discorsi ricorrenti che, forse provocatoriamente, definiscono «muta» (speechless) la particolare condizione in cui la pace sembrerebbe oggi versare. L'interrogativo nasce dalle parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi dò la mia pace non la pace che dà il mondo». Che senso hanno queste parole? Il mondo è irrimediabilmente il luogo della non-pace?
di Angelo Cavagna
Nella giornata della pace del 1° gennaio 2000, inizio del terzo millennio, il papa intitolava il suo messaggio di circostanza: Pace in terra agli uomini che Dio ama. È interessante citare di tale documento soprattutto questo giudizio storico: «Di fronte allo scenario di guerra del secolo XX, l'onore dell'umanità è stato salvato da coloro che hanno parlato e lavorato in nome della pace... Esempi luminosi e profetici ci hanno offerto coloro che hanno improntato le loro scelte di vita al valore della non-violenza... giungendo fino al martirio... Essi hanno scritto pagine splendide e ricche di insegnamenti».
di Raimon Panikkar
1. La pace è partecipazione all'armonia del ritmo dell'Essere. La pace non altera il ritmo della realtà. Non è statica, né dinamica. Non è nemmeno un movimento dialettico. E non significa assenza di forze o di polarità. L'Essere è ritmico, è ritmo, integrazione a-dualista del movimento e del riposo. La cultura tecnocratica occidentale, coltivando l'accelerazione, ha sconvolto i ritmi naturali: è senza pace.
di Primo Mazzolari
La nonviolenza non va confusa con la non-resistenza. Nonviolenza è come dire: “no” alla violenza. E’ un rifiuto attivo del male, non un’accettazione passiva. La pigrizia, l’indifferenza, la neutralità non trovano posto nella nonviolenza, dato che alla violenza non dicono né si né no. La nonviolenza si manifesta nell’impegnarsi a fondo.
di Angelo Cavagna
Per un cristiano le ragioni dell'impegno nonviolento partono dalla bibbia. Sennonché i biblisti presentano enormi differenze d'interpretazione del testo biblico circa l'argomento "guerra-pace". Queste si ripercuotono sul magistero ecclesiale e sul pensiero cristiano in genere.
Occorre chiarire i principi, per superare (possibilmente) dubbi e divisioni che creano scandalo fra cristiani e anche fra cattolici. Inoltre, è giocoforza confrontare l'interpretazione che riteniamo evangelica con le punte estreme dei pronunciamenti e comportamenti cristiani lungo la storia, soprattutto oggi.
di Leonardo Boff
Qualsiasi guerra è perversa perché viola il comandamento dell'etica naturale "non uccidere". Ma esistono dei problemi: che fare se un Paese viene aggredito da un altro? Ha il diritto di difendersi con la forza? Come devono comportarsi i governanti dei popoli che assistono alla pulizia etnica a danno di minoranze da parte di dittatori sanguinari che tutt'ora violano sistematicamente i diritti umani, eliminando i propri oppositori? E' giusto attenersi al principio del non intervento in questioni interne di Stati sovrani e assistere, passivi, a crimini contro l'umanità? Come reagire al fenomeno diffuso del terrorismo che può utilizzare armi di sterminio di massa e uccidere migliaia di innocenti? E' legittima contro questo una guerra preventiva?
di Enrico Peyretti
Il testo seguente è la prima parte di una lezione su "radici e realtà del pacifismo" tenuta da Enrico Peyretti (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) a Roma presso l'Università La Sapienza il 18 aprile 2002 (versione ampliata e rinnovata di uno scritto apparso sul mensile torinese "il foglio" - sito: www.ilfoglio.org - nel n. 288 del gennaio 2002, poi incluso con modifiche in AA. VV., Bisogna difendere la società, di AA. VV., Beppe Grande Edtore, Torino 2002, pp. 43-48). Il testo è stato pubblicato nel sito del Centro Sereno Regis di Torino (per contatti: e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., sito: www.arpnet.it/regis/). Enrico Peyretti è una delle più prestigiose figure della cultura della pace e della nonviolenza. Opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di là del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall’albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica è pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999.
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.