Vita nello Spirito

Domenica, 10 Ottobre 2004 16:21

I dodici gradini dell'umiltà. Il quarto gradino (sr. Francesca osb)

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San Benedetto lo ricorda ai suoi monaci, ma noi sappiamo che il precetto del Signore non è solo per i monaci; che è per tutti i cristiani; sappiamo che ogni battezzato è chiamato alla perfezione, è chiamato a vivere il precetto della carità nella sua totalità.

Il quarto gradino

Il quarto gradino dell'umiltà è ancora più difficile:

"quando uno nella stessa obbedienza, pur ricevendo ordini gravosi e ripugnanti e ogni genere di ingiustizie, abbraccia in silenzio e di buon animo la sofferenza…"

San Benedetto si rende benissimo conto che sta chiedendo al suo discepolo qualche cosa di veramente arduo e perciò moltiplica le citazioni della Scrittura per farlo persuaso ad accettare la fatica di un tale atteggiamento. E anche noi vorremmo poter scegliere un cammino più gradevole per la nostra vita su questa terra.

Eppure già il Signore nel suo Vangelo ci chiede qualche cosa di simile:

"ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.

E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da'  a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle"

(Mt 5,39-41).

San Benedetto lo ricorda ai suoi monaci, ma noi sappiamo che il precetto del Signore non è solo per i monaci; che è per tutti i cristiani; sappiamo che ogni battezzato è chiamato alla perfezione, è chiamato a vivere il precetto della carità nella sua totalità. Tale precetto agli occhi di chi ragiona secondo il "mondo" appare assurdo, ma è la via obbligata per la sequela di Gesù: se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc 9,23). E rinnegare se stesso vuol dire smettere di pensare a sé e donare la propria vita, accettando le contraddizioni inevitabili, le incomprensioni, le angosce, gli insuccessi, le umiliazioni; tanto più se ci vengono dagli uomini, da coloro che sono per noi compagni di cammino di cammino.

Masochismo? vile e fatalistica rassegnazione? No! Superamento di ogni narcisistica ricerca di sé, di ogni rivendicazione personalistica, di ogni sentimento di rivalsa e di ribellione. Si tratta, come ci dice il testo, di abbracciare la pazienza. Dunque un cammino, liberamente e amorosamente scelto, che ci porta a liberarci da ogni condizionamento, dalla tentazione di rinchiudersi in se stesso,o di ricorrere alla violenza per farsi giustizia da sé. Ben sapendo che proprio attraverso la Croce abbracciata in obbedienza al Padre e per amore degli uomini, il Signore Gesù ha operato la nostra salvezza ed è giunto alla gloria, alla quale vuole associare anche noi: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo (Gv 17,24).

di sr Francesca osb 

 

Letto 2699 volte Ultima modifica il Domenica, 12 Maggio 2019 15:52
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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