Ortodossi divisi da Mosca
di Luigi Prezzi
Cresce la tensione all'interno del mondo ortodosso in Francia e nell'Europa occidentale. La lettera di Alessio II in cui si formula l'invito alla riunificazione di tutte le Chiese di origine e tradizione russa in Europa sta provocando polarizzazioni crescenti.
Cirillo di Smolensk, responsabile del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha confermato nell'ottobre scorso il senso definitivo dell'orientamento («Non ci torneremo sopra e non abbiamo l'intenzione di rinunciare alla posizione di principio espressa nella lettera»), lamentando la scarsa collaborazione dei responsabili dell'arcidiocesi di tradizione russa sotto giurisdizione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
Nel mirino anche il prestigioso Istituto San Sergio di Parigi. Fonti vicine all'archidiocesi (SOP, dicembre 2004) denunciano tentativi di limitare la libertà accademica sia sul versante della nomina dei professori (senza risultati), sia su quello delle sovvenzioni private. La riduzione dell'istituto (una tradizione teologica prestigiosa, 50 studenti da una ventina di paesi, una formazione teologica per corrispondenza, due filiali in Belgio e un presenza in Spagna) a semplice avamposto russo impoverirebbe l'intera Chiesa ortodossa e il dialogo ecumenico.
Un'ortodossia plurale
I circa 500.000 ortodossi di Francia (ma con le recenti immigrazioni il numero è destinato a crescere) sono divisi per appartenenze etnico-tradizionali: la diocesi legata al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, quella del Patriarcato di Antiochia, quella serba e quella romena.
Per la tradizione russa operano tre diocesi: quella di obbedienza moscovita, quella dipendente dalla Chiesa ortodossa oltrefrontiera (con sede negli USA) e l'arcidiocesi di tradizione russa ma di obbedienza costantinopolitana, presieduta dal vescovo Gabriel di Vylder. Queste tre ultime sono le più interessate alla lettera di Alessio accanto alle diocesi del Patriarcato russo in Gran Bretagna e in Belgio. L'arcidiocesi presieduta da mons. Gabriel è la più vecchia (nasce con l'emigrazione russa dopo la Rivoluzione d'ottobre) e la più estesa: 60 parrocchie, un monastero, 70 preti, 14 diaconi, l'istituto San Sergio, presenze pastorali in Belgio, Olanda, Germania, Norvegia, Svezia, Danimarca, Spagna e Italia. Nel 1931 l'allora metropolita Evlogij, fondatore anche dell'istituto San Sergio, si sottrasse all'ultimatum delle autorità moscovite rifiutando di firmare il giuramento di fedeltà alle autorità sovietiche e trovando ospitalità presso il Patriarcato di Costantinopoli. Quest'ultimo ha riconosciuto alla diocesi uno specifico statuto la cui autonomia è stata ulteriormente allargata nel 1999.
La Russia e Parigi
Per sostenere le ragioni di Mosca è nato un movimento laicale (OLTR) che ha promosso due assemblee: la prima in febbraio e la seconda in aprile 2004. Le motivazioni a favore, espresse dai presidente S. Rehbinder, sono la fine delle ragioni politiche della separazione da Mosca, la scarsità di linfa spirituale proveniente dalla curia di Cotantinopoli e l'ampia autonomia promessa da Mosca. Di contro si sottolinea l'assoluto rispetto da parte di Costantinopoli, l'evoluzione storica propria dell'arcidiocesi, la già piena comunione con Mosca, la situazione plurilinguistica e plurietnica delle comunità.
Ma il problema interessa tutte le diocesi ortodosse perché in Francia è attiva l'Assemblea dei vescovi ortodossi (dal 1997), prolungamento dei Comitato interepiscopale ortodosso. Essa esprime un'ecclesiologia che prefigura un'unica Chiesa ortodossa sul territorio pur composta da molte etnie e da differenti giurisdizioni. L'ipotesi sostenuta dal Patriarcato di Mosca è invece quella più tradizionale della dipendenza dalla Chiesa madre, maggiormente esposta ai nazionalismo. I vescovi responsabili dell'Assemblea sono già stati a Costantinopoli (novembre 2004) e saranno presto ad Antiochia (poi a Mosca, Belgrado e Bucarest) per un confronto con le grandi sedi patriarcali.
(da Il Regno-attualità, 2/2005)