Ecumene

Martedì, 04 Aprile 2006 02:20

Terrorismo islamico. È già scontro di civiltà? (Giuseppe Scattolin)

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È necessario un reale superamento dell'estremismo islamico, che non può essere fatto di semplici parole, ma prendendo in seria considerazione tutte le sue componenti, cominciando da una rilettura critica della storia islamica in vista di una prospettiva nuova.

Terrorismo islamico.
È già scontro di civiltà?

di Giuseppe Scattolin

I terribili attacchi per mano di terroristi islamici contro le società occidentali contraddicono l’opinione di coloro che avevano giurato che sarebbe bastata una convivenza civile fra le varie comunità umane per creare una mentalità di pace. Molti di questi terroristi sono cresciuti nei nostri paesi e sono stati educati nella nostra cultura occidentale. Eppure, si sono imbevuti di una ideologia estremista che li ha condotti al terrorismo più estremo. I pacifisti ingenui – e quelli che ancora parlano di islam “moderato” – sembrano vivere in un altro pianeta. I fatti contraddicono le loro parole. Non vedono – o non vogliono vedere – che è in atto un vero e proprio scontro di civiltà? Non c’è dubbio: è l’islam che ha dichiarato guerra all’occidente, e questo deve difendersi con tutti i mezzi. Altrimenti soccomberà. (Floriana Farina – Trieste)


Sembra che le nostre società e i loro responsabili stiano prendendo coscienza dell’estremismo islamico solo ora, dopo che esso ha insanguinato le nostre strade. Il fenomeno, però, era in atto da tempo in molti paesi dell’Asia e dell’Africa. Ma poiché non ci toccava da vicino, ci si lasciava colpire dalle notizie sensazionali, si mandava qualche aiuto alle vittime...e tutto ricadeva nel silenzio. Anche se le vittime di quel terrorismo si contavano a migliaia.

È tempo che il fenomeno sia esaminato a fondo in tutti i suoi aspetti (storici, religiosi, culturali...). Gli “informatori di professione” di casa nostra non ne hanno fatto un’analisi approfondita, e ciò rappresenta una loro grave mancanza. Si sono accontentati di classificarlo con le solite etichette nostrane, così da renderlo più digeribile e, in qualche modo, esorcizzarlo, togliendone lo spettro dal nostro orizzonte. Si è detto, ad esempio, che esso è il risultato dell’oppressione del “cattivo” Occidente (leggi colonialismo e imperialismo) sul “buon” Oriente (un luogo “tutto-pace-e-bene nell’immaginario di qualche ingenuo pacifista). Si è scritto che è frutto dell’eterna lotta tra ricchi (l’Occidente, Usa in testa) e poveri (l’Oriente e il Terzo Mondo, in genere). Qualcuno ha voluto leggervi il delirio di “schegge” islamiche impazzite, che, però, nulla hanno a vedere con la matrice di base, il cosiddetto “vero islam”. Altri sono giunti addirittura a parlare di una “cospirazione occidentale”, il cui scopo sarebbe quello di screditare il “vero islam” (le schegge impazzite sarebbero state attivate dai tradizionali nemici dell’islam, cioè ebrei e cristiani). Alla fine, si è detto: togliamo le cause (colonialismo occidentale, imperialismo Usa, povertà, “pazzi fanatici”...) e il fenomeno cesserà da solo.

La realtà sembra dimostrare il contrario. E questo perchè l’estremismo islamico ha radici molto più profonde e solide di quanto certe “ipotesi occidentali” vorrebbero far credere. Esso è paragonabile alle ideologie occidentali del nazismo e comunismo, che sono state le basi ideologiche su cui numerosi movimenti – “impazziti (secondo alcuni), “coerenti” (secondo altri) – si sono innestati e hanno causato all’Europa la più inumana violenza di tutta la sua storia millenaria.

Il fenomeno dell’estremismo islamico è molto complesso ed è impossibile offrirne un'analisi completa nello spazio di questa rubrica. Mi limito ad alcune linee generali.

L'ideologia dell’estremismo islamico si aggancia esplicitamente all'ideologia jihadista, cioè del jihad (da tradurre con "combattimento per la causa di Dio", non con "guerra santa", un concetto, questo secondo, che non esiste, in sé, nè nel cristianesimo nè nell'islam; nel cristianesimo si parla piuttosto di "guerra giusta o non giusta"). Il jihad è intrinseco all'islam storico e comprende qualsiasi sforzo, anche militare, compiuto per il trionfo della causa di Dio, che per il musulmano coincide, in pratica, con il trionfo dell'islam.

L'intera storia islamica testimonia che il ricorso alla forza non è mai stato escluso quando s'è trattato di espandere la nuova fede; anzi, se ne è fatto spesso e volentieri uso. È pur vero che il diritto islamico ha stabilito alcune condizioni per esercitare il jihad, ma è altrettanto vero che tale diritto si è facilmente piegato agli interessi politici del momento e i giuristi (utenza) hanno, all'occasione, saputo trovare motivi - se non addirittura pretesti - "giustificanti".

Vanno, comunque, notate nobili (rare) eccezioni. Ad esempio, l'emiro algerino Abd el-Qader al-Jazi’iri, intorno al 1860, fermò una strage di cristiani scatenata a Damasco da alcune fazioni islamiche.

Il jihadismo moderno s'innesta su una lunga tradizione storico-giuridica islamica, da cui riprende i testi fondamentali come sua motivazione ideologica. Suoi grandi maestri sono stati Ibn Taymiyya (1263-1328), Muhammad Ibn Abd al-Wahhàb (1705-1792, fondatore del wahhabismo, ideologia dominante dell'Arabia Saudita) e tanti altri. Come si può notare, tale ideologia era già ben formulata e praticata prima dell'esistenza... degli Stati Uniti d'America, del colonialismo occidentale in Medio Oriente, dello Stato d'Israele e della guerra in Iraq. Anche oggi è diffusa in modo capillare nelle scuole islamiche (finalmente qualcuno se n'è accorto!) e costituisce la base culturale generale su cui singoli movimenti, quali al-Qaida, s'innestano. Conflitti locali e ingiustizie sono "occasioni" per attivare e scatenare il jihadismo culturale-religioso islamico,

È necessario un reale superamento dell'estremismo islamico, che non può essere fatto di semplici parole, ma prendendo in seria considerazione tutte le sue componenti, cominciando da una rilettura critica della storia islamica in vista di una prospettiva nuova. Senza questo lavoro critico, la radice jihadista permane e, prima o poi, darà i suoi frutti di morte. Questo è ciò che la storia, maestra spesso inascoltata, ci insegna.

(da Nigrizia, novembre, 2005, p. 74)

Letto 3037 volte Ultima modifica il Mercoledì, 02 Giugno 2010 14:07
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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