Ecumene

Mercoledì, 12 Aprile 2006 23:24

Zainah Anwar - Sister in Islam (Maria Domenica Ferrari)

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La Malaysia si propone al mondo come modello di paese musulmano progressista; una delle personalità più note del paese è una donna che da venti anni lotta per i diritti delle donne con l'organizzazione Sister in Islam.

Malaysia
Voci di donna

Zainah Anwar - Sister in Islam

di Maria Domenica Ferrari

La Malaysia si propone al mondo come modello di paese musulmano progressista; una delle personalità più note del paese è una donna che da venti anni lotta per i diritti delle donne con l'organizzazione Sister in Islam.

Zainah Anwar, una delle fondatrici e l'attuale direttrice esecutiva dell'organizzazione Sister in Islam, dice di sé: “Io sono una donna musulmana. Credo in Dio e nel profeta Muhammad. Prego, digiuno, leggo il Corano, sono stata a Mecca per la ‘umra (il piccolo pellegrinaggio) e spero di fare il grande presto. Amo anche i Beatles, danzo, nuoto, mi tuffo, abbraccio e bacio i miei amici, uomini e donne”.

Nata cinquantuno anni fa nello stato di Johur, ha vissuto per cinque anni negli Stati Uniti dove ha ottenuto un masters in giornalismo e affari internazionali. Nel 1988 al ritorno in patria diede vita a Sister in Islam, poiché le era inaccettabile l'idea di un Dio che era ingiusto con mezzo mondo solo perché nato donna. L'organizzazione nacque all'interno dell'Association Women Lawyers, come gruppo di donne desiderose di approfondire lo studio del Corano. Una decina di donne avvocato si riuniva ogni settimana a casa di Zainah Anwar per leggere il Corano aiutate da Amina Wadud, che aveva fatto la tesi di PhD sulle donne e il Corano. Dopo due anni nel 1990 vi fu il primo intervento pubblico contro la poligamia.

Ai detrattori che le accusano di combattere per una secolarizzazione della Malesia, le appartenenti a Sister in Islam rispondono che esse lottano per un Islam basato sui principi di giustizia, eguaglianza, libertà e dignità di ogni essere umano, uomo o donna che sia.

Le SIS inoltre sono contrarie che l'Islam sia usato come ideologia di base di un governo, perché questo porterebbe a una dittatura teocratica, quando una “verità” prevale e viene imposta a tutti, chi non la condivide viene di conseguenza ritenuto un infedele. Gli stati islamici di Iran, Arabia Saudita, Sudan e Afghanistan sono per esse una esperienza fallimentare, che discredita la religione.

Nel 1993 la SIS si è trasformata in una ong che ha come scopo la difesa dei diritti della donna, all'interno dell'Islam. L'opera delle Sister in Islam si basa sulla lettura del Corano nel contesto socioculturale attuale. Esiste una differenza tra il messaggio divino e la lettura che ne viene fatta, fino ad oggi solo gli uomini si sono occupati della sua interpretazione e l'hanno fissata, escludendo la voce delle donne.

L'organizzazione dalla sua nascita dà assistenza legale a tutte quelle donne che subiscono ingiustizie nell'applicazione della šaria.

La Malayia è uno stato di circa 24 milioni di abitanti, pluriconfessionale: il 53 % della popolazione è musulmano, il 18% è buddista, l'11% segue credenze cinesi, 7% sono induisti e 7% sono cristiani.

La šarî‘a disciplina matrimonio, divorzio ed eredità per quanto concerne la popolazione musulmana.

Alla loro sede di Kuala Lumpur giungono richieste di aiuto soprattutto nei casi di divorzio, poligamia, alimenti e violenza casalinga; per esempio le donne picchiate dai mariti chiedono se è un diritto sancito dalla šarî‘a quello di battere le mogli. La storia di Aida Melly Tan Mutalib è significativa: moglie sottomessa fino al giorno in cui scopre che il marito, a sua insaputa, ha una seconda moglie da sette anni con cui ha avuto due figli. Alla richiesta di Aida di chiarire la situazione il congiunto la picchia. Aida si rivolge ad un avvocato per portare il caso alla Sharia Courts di Kual Lumpur, se per l'uomo il diritto al divorzio è automatico, la donna deve portare prove davanti il giudice. Il l giudice emise un parere sfavorevole nei confronti di Aida, la quale, convinta che il suo avvocato non avesse argomentato nel migliore dei modi il suo caso, iniziò a studiare il diritto di famiglia islamico aiutata dell'amica Zainah e si ripresentò davanti alla Corte; dopo sei mesi di battaglia la corte diede ragione ad Aida e le concesse il divorzio. Aida dice di non aver perso la sua fede, ma biasima i fraintendimenti operati dei giudici delle corti malesi.

Una delle ultime battaglie che l'ha vista impegnata è stata quella contro gli emendamenti, presentati dal governo malese alla fine del 2005, per modificare la legge che regola il diritto di famiglia, che avrebbero reso ancor più semplice per uomini prendere un'altra moglie e divorziare.

Dopo una forte impegno contro gli emendamenti proposti, alla fine per la prima volta, le forze progressiste si sono sedute allo stesso tavolo e allo stesso livello con i rappresentanti del dipartimento degli affari religiosi, che Zainah Anwar definisce "burocrati dalle menti talibane".

Agli inizi di marzo 2006 la voce di Zainah Anwar si è fatta ancora sentire commentando un imbarazzante incidente “confessionale”: le autorità religiose islamiche hanno voluto celebrare il funerale musulmano di un noto personaggio malese, contro la volontà della moglie indù che ha invece negato la conversione del marito. " Un paese modello di islam progressista, non può mostrare al mondo che fa leggi discriminatorie nei confronti della donna e permettere alle autorità religiose di strappare il corpo di un uomo morto al dolore della propria famiglia indù."

Letto 2783 volte Ultima modifica il Mercoledì, 02 Giugno 2010 14:04
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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