Ecumene

Mercoledì, 05 Aprile 2006 01:53

4. «Credo in Dio Padre Creatore». Divinizzazione e creazione (Michelina Tenace)

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Da dove viene il mondo? Noi, da dove veniamo? Dove andiamo? Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?

«Io vedrò...
Conoscere non è dimostrare, nè spiegare, ma accedere alla visione. Ma per vedere bisogna prima partecipare. Questo è un duro tirocinio (p. 287). il mestiere di testimone mi ha sempre fatto orrore. Che cosa sono, se non partecipo? Ho bisogno, per essere, di partecipare... (p. 354). Chiunque accede alla contemplazione si trasforma in seme»
(p. 365). (A. DE SAINT EXUPERY, Pilote de guerre, in Oeuvres, Paris 1974)

«Ogni esiliato è un Ulisse in cammino verso Itaca. Ogni esistenza reale riproduce l'Odissea, la strada verso Itaca, verso il centro. Sapevo tutto questo da molto tempo. Ciò che scopro all'improvviso è che è offerta l'opportunità di diventare un novello Ulisse a qualunque esiliato [...] Ma per rendersene conto, l'esiliato dev'essere capace di penetrare il senso nascosto del suo errare, d'intenderlo come una lunga serie di prove iniziatiche [...] e come altrettanti ostacoli sulla strada che lo riporta a casa (verso il centro). Ciò significa vedere dei segni, dei significati nascosti, dei simboli nelle sofferenze, nelle depressioni, negli inaridimenti di tutti i giorni. Vederli e leggerli anche se non ci sono; se li vede, si può costruire una struttura e leggere un messaggio nello scorrere amorfo delle cose e nel flusso monotono dei lutti storici». (M. ELIADE, Giornale, Torino 1976, p. 126)

«[...] conviene che prima parliamo della creazione dell'universo e di Dio suo creatore, affinché si possa comprendere adeguatamente che il rinnovamento di esso è stato compiuto dal Verbo che lo creò all'inizio [..]. Il Padre ha operato la salvezza dell'universo in colui per mezzo del quale l'ha creato» (ATANASIO, De incarn., 1)

«[...] La cosmologia deve, in primo luogo, porre in relazione il mondo con Dio, superando la sua particolarità, e in secondo luogo, deve separare, distinguere il mondo da Dio. Bisogna evitare Scilla, cioè il panteismo con il rischio d'immergere il mondo nell'oceano della Divinità, e Cariddi, cioè il cosmismo astratto, in cui l'essere del mondo smarrisce il proprio legame con la Divinità. Questo é il compito della cosmologia cristiana». (S. BULAGAKOV, La Sposa dell'Agnello, tr. it. Bologna 1991, pp. 63-64)

«La logica della creazione e la sua bellezza è l'umore di Dio, la cui forza deriva all'abnegazione reciproca e autosacrificante delle ipostasi, e anche dalla reciproca kénosis del tutto, mediante cui questo tutto si ritrova nella propria pienezza e nella propria gloria. Dio è amore: ciò si riferisce non solo all'amore reciproco e personale delle ipostasi trinitarie, ma anche alla vita divina, all'autorivelazione di Dio, alla Sofia divina [...] Non c'è niente nella divinità che non sia pervaso dalla forza dell'amore: "E non c’è niente nella natura che non spiri amore". Lo spirano ugualmente la logica e l'estetica, poiché esiste una reciproca relazione di amore tra la Verità e la Bellezza nella Sofia divina. L 'amore è l'unità-del-tutto, la sapienza perfetta, l'altruismo cosmico. Il mondo divino è di per sé organismo d'umore, la scala dell'amore che scende e sale. [...] in verità, l'amore contiene in sé la più elevata necessità, come anche la più grande libertà. L'amore è autovolere libero, che ha in se stesso il proprio fondamento inalterabile. L 'amore è la beatitudine della propria identità, con cui viene del tutto superato l'essere-altro, che è prigioniero o della necessità o dell'arbitrio della libertà. L'amore divino è assoluto, non ha niente al di fuori di sè, ma tutto abbraccia nell'universalità della vita di Dio. Perciò esso congiunge in sé l'incondizionata necessità e l'incondizionata libertà. Nell'amore la non-libertà sarebbe una contraddizione. E in questa pienezza d'amore non c’è posto per ciò che è maggiore o minore, per ciò che è inevitabile o è soltanto possibile: tatto è concluso e livellato dalla forza dell'amore». (S. BULAGAKOV, La Sposa dell'Agnello, tr. it. Bologna 1991, pp. 72-73)

«Aperta la mano dalla chiave dell'amore, le creature vennero alla luce». (TOMMASO D’AQUINO, In libros sententiarum, 21,2,2,1)

«Che vi sarebbe di straordinario se Dio avesse tratto il mondo da una materia preesistente? [...] Invece la potenza di Dio si manifesta precisamente in questo, che egli parte dal nulla per fare tatto ciò che vuole». (TEOFILO D'ANTIOCHIA, Ad Autolycum, 2,4, PG,1052)

«Dio infinito e inaccessibile, nella sua bontà, si è fatto piccolo e, discendendo dalla sua gloria irraggiungibile si è rivestito delle membra di questo corpo e si è cinto di esse, e mutando aspetto per la sua bontà e il suo amore per gli uomini assume un corpo e si mescola alle anime sante a lui gradite e fedeli, le prende con sé e diventa con esse "un solo spirito" (l Cor 6,17) secondo le parole di Paolo. Diviene per cosi dire, un'anima per l'anima, una sostanza per la sostanza, affinché l'anima, se è degna di lui e a lui gradita, possa vivere nella divinità, gustare la vita immortale e divenire partecipe della gloria incorruttibile. Dal non essere all'essere, infatti, ha dato origine alla creazione visibile che prima di esistere non era, con tale immensa varietà e diversità di creature». (PSEUDO-MACARIO, Omelia 4, in Id., Spirito e fuoco. Omelie spirituali, Magnano 1995, pp. 88-89).

Michelina Tenace

 

Letto 2701 volte Ultima modifica il Mercoledì, 27 Marzo 2013 17:19
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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