Ecumene

Lunedì, 09 Agosto 2004 21:10

Il volto liturgico della Madre di Dio nella Chiesa Ortodossa

Vota questo articolo
(1 Vota)

di Vladimir Zelinsky

Il tempo liturgico

Maria, la Madre del Signore nell’espressione liturgica della Chiesa ortodossa è un tema enorme. Non credo che sia possibile esaurirlo in un grosso libro, tanto più in qualche minuto del nostro discorso. Per toccare questo argomento bisogna dire qualche cosa sul tempo creato nello spazio liturgico. Ogni vera preghiera ci porta alle soglie di questa esistenza terrena, ci apre alla luce dell’eternità. Maria è l’unico essere umano che si trova al confine del creato e del non creato, come dice san Gregorio di Nissa, che si trova presso la dimora di Dio e rimane con noi in ogni momento del tempo terreno.

Solo Dio può salvarci, ma Lei è la nostra accompagnatrice alla salvezza, al tempo trasfigurato, che inizia già nella preghiera liturgica. Perciò ogni preghiera indirizzata a Dio si rivolge anche a Maria, come se fosse Lei che fa sempre la mediazione di questa preghiera che a volte può dire le cose che il fedele non ha il coraggio di confessare al suo Giudice e Salvatore. Nell’ortodossia in generale, il linguaggio del cuore, quello "mistico", è più eloquente, più impegnativo di quello della ragione e la preghiera liturgica si azzarda spesso a pronunciare le cose su cui la dogmatica tace o si esprime in modo un po' diverso o più discreto.

Ogni giorno, al pari di ogni anno liturgico, è come circondato, penetrato e riempito dalla presenza di Maria. L’anno liturgico, per esempio, inizia in settembre con la prima festa mariana, quella della nascita della Madre di Dio, celebrata il giorno 8 settembre e finisce con la festa della Dormizione del 15 agosto (secondo il calendario giuliano, in altre parole con 13 giorni di differenza da quello gregoriano). Fra queste due feste passa tutta la storia della nascita, della vita terrestre, della Passione e della Risurrezione del Gesù Cristo. Davvero, il tempo della Chiesa e il dramma della Redenzione liturgicamente si svolgono nell'ambito mariano. Questo ambito è creato dalle feste, dalle preghiere e dalle immagini. La preghiera e l'immagine sono i due modi umani per creare il mondo dove Dio manifesta la Sua presenza all'uomo, il tempio dell'incontro in cui il mistero dell'Incarnazione continua a vivere nella moltitudine delle sue riflessioni umane. Secondo la visione ortodossa questo mistero è sempre presente nel mondo e la sua icona più evidente è Maria, Madre di Dio. La chiamiamo anzitutto la Madre, perché già questo nome è la riflessione più chiara, più illuminante dell'opera salvifica di Dio. Come il nome di Gesù può portare l'energia di questa opera, anche il nome di Maria riflette non soltanto il miracolo inesauribile della Sua presenza, ma tramite questo nome tutta la Chiesa si fa intravedere. Così Maria, pur rimanendo nel mistero inesauribile del Suo Figlio, si rivela nel fiume dei Suoi nomi. Di più: il Suo nome stesso diventa il sacramento del Suo Figlio, in altre parole il recipiente della grazia dello Spirito, il segno del Regno del Padre.

Il nome della Madre

Uno degli inni del mattutino ortodosso si pone la domanda sul segreto del Suo nome:

"Come Ti chiameremo, o piena di grazia? Cielo, poiché hai fatto risplendere il sole della giustizia; Paradiso, perché da Te è germogliato il fiore dell’incorruttibilità; Vergine, perché sei rimasta illibata; Pura Madre, perché hai portato sulle braccia il Figlio, Dio di tutti, pregalo di salvare le nostre anime".

"Piena di grazia" è il Suo primo nome portato dall'angelo e la preghiera cerca sempre i nomi per esprimere la grazia dei Cieli che non ha il nome sulla terra. Perciò il vero nome della Vergine supera ogni nome, esso è nascosto, è apofatico. Non possiamo sapere tutti i Suoi nomi che portano la Sua grazia. Ma il compito della fede è di crearli o, piuttosto, indovinarli, sentirli e Maria si lascia essere "indovinata" o chiamata. Dal Regno dei cieli Maria ci dà conoscenza di Lei tramite i segni o i simboli con quali noi La chiamiamo. Questo lavoro del chiamare si svolge come celebrazione liturgica.

Nell'ortodossia, fedele alla tradizione antica, il nome porta in sé il "nucleo" della personalità umana che si trova nel legame con il suo angelo-prottetore. Ogni battezzato, che riceve il proprio nome dalla Chiesa al momento del battesimo, si unisce con il suo angelo. Ma quando un cristiano prende l'abito monacale, lui cambia anche il nome, secondo le parole dell'Apocalisse: "Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve" (Ap.2,17). Questa abitudine ci dice, che anche il nostro vero nome è nascosto, e l'uomo, nel suo cammino, deve trovare il suo nome escatologico, che appartiene al secolo futuro, il nome celato nell'amore di Dio, nel progetto di Dio su di lui, o, in altre parole, riempire il suo nome con la grazia e la dignità cristiana. E questo nome dato alla nascita si riunisce ai nomi della grazia, che a sua volta illumina la fede che crea i nomi. Così, nello scambio dei nomi, quello della terra e quello del Regno, l'uomo vive nella Chiesa.

Con i nomi che l'uomo attribuisce a Dio, esprime la sua fede, "poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore" (Mt.12,34). E Dio risponde al cuore dell'uomo rivelando i Suoi nomi segreti. Perciò il nome rivelato è come il timbro della comunione vivente. Anche nella vita quotidiana entriamo nella comunione con una persona attraverso il modo con cui noi la chiamiamo. Nell'arte, soprattutto nella poesia, l'uomo dà il nome alla realtà non ancora scoperta, alla realtà invisibile e con questo nome indovinato crea la sua realtà. In questo caso l'uomo è l’unico creatore che detta la sua legge alla realtà con la sua parola. Nella fede, invece, l'attività dell'uomo è piuttosto quella di aprirsi alla parola già pronunciata o rivelata nella comunione vivente. La fede crea anche i nomi, scoprendoli nella luce della conoscenza comunionale. O, in altre parole, la comunione con Dio è la rivelazione dei nomi che Lui ci manifesta.

Guardiamo un po’ i nomi della Madre di Dio nella Chiesa Ortodossa. Per quanto riguardo la quantità, superano tutti gli altri. Sono letteralmente innumerevoli. Anche questa moltitudine è una chiara testimonianza della comunione ininterrotta con Maria, della glorificazione che rende giustizia non soltanto a Lei, ma anche alla gente che La glorifica, perciò la comunione è un movimento reciproco. Il nome della Madre contiene anche il cuore dell'uomo, fratello del Suo Figlio.

La glorificazione ortodossa parte sempre dalla contemplazione del mistero della nascita di Gesù Cristo. Lui, "l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine" (Ap.21,6) rimane sempre la "fonte della vita", ma questa vita fiorisce per prima nel seno di Maria che a modo Suo, irrepetibile, misterioso, materno, ci porta alla presenza di Gesù dentro di noi. Così questo mistero pieno di luce diventa una sorgente, un seno mistico, da dove, come dice il Vangelo, "sgorgano fiumi di acqua viva" (Gv.7, 38).

Maria è vista sempre come dimora dell'ineffabile presenza di Dio, l'abitazione splendida della divina Trinità:

"Dimora santa di Dio, come dice uno degli inni che noi troviamo nell'innografia liturgica bizantina dal V fino al X secolo, Ti sei rivelata, o Vergine! Il Re dei Cieli ha, infatti, abitato in Te corporalmente e da Te è uscito, bello, dopo aver riplasmato in sé divinamente l’uomo".

"O Dimora purissima e gloriosa del Re, io Ti supplico di purificare il mio spirito macchiato da tutti affinché ottenuta la guarigione, possa magnificare la Tua potenza e la Tua incommensurabile misericordia, io, Tuo inutile servo".

Oppure:

"Vergine pura, noi ti esaltiamo con cantici, quale castissima dimora del Verbo, ricettacolo dello Spirito Santo e oggetto della compiacenza del Padre: per tuo mezzo infatti avvenne il contratto della nostra salvezza".

Ma questa dimora è anche un luogo dove l'uomo scopre sempre il mistero dell'amore di Dio rivolto a noi. Di più: questo amore ci salva fino al punto che il nome di Maria diventa il nome della salvezza:

"Maria venerabile dimora del Signore, risolleva noi caduti nell'abisso di paurosa disperazione, di colpe e di afflizioni, perché Tu sei la salvezza dei peccatori, loro aiuto e sicura difesa, e Tu salvi i tuoi servi" (l'inno all'icona "Gioia inaspettata").

La parola "dimora" cela in sé un triplice senso: cristocentrico, escatologico e soteriologico. Cristocentrico: perché "in Cristo... abita tutta la pienezza della divinità" (Col.2, 9) e noi adoriamo la Madre di Dio come abitazione, come luogo sacro di questa pienezza. Escatologico: perché "la pienezza della divinità" è il destino del "mondo che verrà" e noi vediamo in Maria il segno e la promessa di questa deificazione della stirpe umana quando Dio sarà "tutto in tutti" (1 Cor. 15,28). Soteriologico: perché "non vi è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Atti, 4,12), ma il tempio dove il nome di Gesù è venerato "nello Spirito" è Maria. "Il modello" di questo atteggiamento potrebbe diventare un episodio dello sposalizio a Cana di Galilea. Maria chiede al Suo Figlio di aiutare la famiglia quando viene a mancare il vino (il simbolo dell'era messianica), ma Gesù dà una risposta negativa : "non è ancora giunta la mia ora" (Gv.2, 3). Tuttavia, dopo aver rifiutato la richiesta della Madre, la compie subito. "A questo punto è chiaro il messaggio che la narrazione giovannea delle nozze di Cana ci vuole dare attraverso l'azione di Maria: Cristo è il "vino buono" e "ultimo", in altre parole è il Messia, il perfetto inviato del Padre. Ed è proprio Lei, la "donna" perfetta, la nuova Eva, Maria che ci presenta il Cristo nella Sua missione di salvezza, nella Sua "ora" solenne, fonte di gioia e di liberazione dagli incubi. Il centro del brano è sempre il Cristo, ma Maria è accanto a Lui e, con la Sua fede limpida e totale, ci invita a "fare tutto quello che ci dirà". (Gianfranco Ravasi, L'albero di Maria, Milano, 1994, p.253). Così si chiarisce la "regola" non formulata, ma profondamente vissuta, della pietà ortodossa: Gesù accetta le nostre preghiere, le nostre invocazioni quando esse sono messe nelle suppliche discrete e silenziose della Sua Madre che ci "salva" dalla nostra "indegnità".

Qui incontriamo uno dei casi dove la devozione e la preghiera si trovano nella situazione paradossale (da noi già accennata) con il contenuto del Credo che proclama che il Cristo: "Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo..." e : "Tu sei la salvezza dei peccatori", la preghiera che sentiamo più spesso nella forma più breve e semplice : "Santa Madre di Dio, salvaci!". Gli autori e coloro che pregano non hanno nessun dubbio sul fatto che c'è un unico Salvatore, mandato dal Padre, cioè Gesù Cristo. Questa assenza della coerenza razionale è a volte caratteristica alla pietà ortodossa, perché la rinuncia della logica formale proviene dalla logica interna, dalla logica della devozione. La Madre di Dio ci salva sempre nel Suo Figlio e Gesù ci salva in Maria. Al Figlio spetta l'amore come giustizia, ma la giustizia è come immersa nell'amore materno. La preghiera autentica, però, può essere veramente spiegata e capita non tanto dal nostro discorso, ma da un'altra preghiera. Prendiamo un brano del canone del monaco bizantino Teotericato (IX s.)

"O Madre di Dio, non cesseremo mai, noi indegni,
di far conoscere la Tua potenza.
Se non fossi stata Tu a intercedere,
chi ci avrebbe liberato da tanti pericoli?
Chi ci avrebbe preservati immuni fino a ora?
o regina, non ci allontaneremo da Te
perché Tu salvi sempre i Tuoi servi da ogni sventura".

Ma tendiamo orecchio alle altri nomi della Madre :

"O degna di ogni lode, Tu garanzia della nostra risurrezione...";
"Un incensiere d'oro, vaso purissimo dell'invisibile Trinità...";
"Riabilitazione dell'Adamo, distruzione dell'inferno..."
"Dolcezza degli angeli, gioia degli afflitti..."
"La porta celeste, montagna altissima, la nube luminosa, la scala celeste, il paradiso spirituale, la liberazione d'Eva, l'immenso tesoro dell'universo..."
"Come Ti chiameremo, o, piena di grazia?..."

"Nube della luce eterna"

Nessun teologo e nessun trattato ha detto di Maria più che l’intero corpo della celebrazione liturgica. "L'oktoich", in altre parole il libro pratico della Chiesa ortodossa, che contiene le celebrazioni che cambiano da giorno a giorno durante la settimana, ha 80 canoni dedicati alla Madre di Dio, letti durante i vespri ed i mattutini. Oltre "l'oktoich" ci sono parecchi canoni dedicati esclusivamente alle feste mariane e alle numerosissime icone miracolose e tanti akatisti (un tipo della litania bizantina) indirizzati direttamente a Maria. Se possiamo rappresentare la vita della Chiesa come un fiume ininterrotto, tutto questo fiume dall'inizio alla fine o dalla terra al cielo è riempito della luce mariana.

Se cerchiamo di scomporre questa luce in diversi elementi, troveremo tanti colori o le sfumature del suo significato.

La Madre di Dio non è soltanto "piena di grazia", ma anche messaggera e portatrice o "fontana" di grazia. Ogni Suo nome porta in sé una grazia "speciale", "individuale", adattata alle circostanze e situazioni particolari, ma perché il Suo servizio alla Chiesa è destinato alla salvezza di tutti. Tramite Lei e lo Spirito di Cristo noi siamo diventati i figli di Dio. Lei che ha dato agli uomini il Sole della Giustizia insieme a Cristo restituisce all'umanità la nobiltà antica e la dolcezza del paradiso perduto. Se la soluzione di Eva ha portato l'umanità lontano da Dio, la Madre di Dio la riporta indietro, alla grazia iniziale, sciogliendo la natura umana dai legami del peccato ed ornandola con la libertà in Cristo. Attraverso Maria continua incessantemente la riconciliazione con Dio, e la liberazione dalla condanna per i suoi peccati. Tutti quelli che non perdono la fede in Cristo ricevano la Sua grazia. Maria è la consolatrice di tutta l’umanità. Lei è la soccorritrice della nostra preghiera soprattutto di coloro che non hanno il coraggio di pregare davanti a Suo Figlio.

"Io - esclama il peccatore alla Madre di Dio, sono caduto nell’abisso tremendo della tristezza per la moltitudine dei miei peccati e sono preso dalla disperazione. Madre di Dio! Salvami, aiutami, perché sei la soccorritrice per i peccatori della mia purificazione ".

"Oppresso da molte tentazioni, presso di Te mi rifugio cercando salvezza..."

"Vergine Madre divina, io Ti costituisco difesa e protezione della mia vita. Tu guidami al Tuo porto, o sola fonte di ogni bene..."

"Porgimi aiuto, o Vergine, poiché sono turbato da moleste malattie e da morbose passioni..."

"O Vergine, sii porto, protezione, baluardo sicuro, rifugio ed esultanza di quanti ricorrono a Te..."

Madre di Dio è custodia e tesoriera della misericordia divina, ma Lei è anche la Madre dei viventi. Perciò il nostro accesso alla Vita che è Cristo passa tramite la mediazione materna. Tutte le espressioni della pietà mariana rimangono nell'ambito del paradosso della fede - che si fonda sul Cristo, ma chiede l'aiuto, la protezione, la sollecitazione, la mediazione, perfino la salvezza a Maria. Come "dimora santa di Dio". Maria nasconde in sé un mistero della salvezza che non è stato mai formulato dogmaticamente ma che è cantato, celebrato, pregato e in un certo senso pienamente creduto ogni giorno da tutte le Chiese Ortodosse nel mondo (nonostante l'autonomia giuridica di ogni Chiesa ortodossa si può parlare della Chiesa ortodossa come tale, perché tutte le Chiese locali hanno la stessa eredità dogmatica, liturgica e spirituale). Nell’ortodossia Maria svolge un ruolo nel mistero celebrato - ma non dichiarato - chiuso alla ragione, che vuole possedere l'oggetto della sua conoscenza e, aperto nel cuore, si dà all'amore.

Proprio per questo motivo noi, come gli ortodossi, non possiamo forzare le porte chiuse con la nostra razionalità, ma "porgiamo l'orecchio a un proverbio", come dice il Salmo (48,5) che ci racconta il cuore della Chiesa, il cuore sempre immerso nel mistero mariano. Il segreto del ruolo di Maria è salvaguardato e sigillato, ma nello stesso tempo è sempre aperto alla glorificazione. Ascoltiamo :

"Il mistero da secoli nascosto ed agli angeli stessi sconosciuto, per Te, o Madre di Dio, è stato manifestato agli uomini: Dio incarnato, con unione senza mescolanza, ha accettato anche la Croce..."

"I tuoi misteri, o Madre di Dio, superano ogni intelletto e sono oltremodo gloriosi: sigillata con la purezza e custodita con la verginità, fosti riconosciuta veramente madre per aver partorito il vero Dio: pregalo di salvare le nostre anime".

Maria è dimora di Dio, in altre parole il tempio del Suo mistero. "Il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè il Cristo in voi, speranza della gloria" (Col. 1,26-27). Ma possiamo riferire questo testo paolino, strettamente ed esclusivamente cristologico e cristocentrico, anche a Maria? La liturgia (con tutte le sue manifestazioni) ci dice di sì. Il cristocentrismo più trasparente e più intransigente, nell’ortodossia, ha sempre una sua fisionomia mariana. Noi non accettiamo la logica dell'opposizione razionalistica: o Lui o Lei. Perché nel "mistero manifestato", nel cuore della fede c'è posto per il Figlio e per la Madre. Ma non c'è contraddizione fra loro, questo è lo stesso posto.

Ma vediamo in modo più concreto. Cristo dice: Io sono la via, e la Chiesa si riflette in Maria: "Salve, o Immacolata, che hai generato la via della vita...." Cristo dice : Io sono la verità e la Chiesa in uno dei suoi inni ricorda le parole paoline : "Il mistero da secoli nascosto ed agli angeli stessi sconosciuto, per Te, o Madre di Dio, è stato manifestato agli uomini..." Cristo dice : Io sono la vita e la Chiesa canta :

"Sappiamo Vergine, che sei l'albero della vita..." Alla verità aperta, proclamata sul Cristo e la Redenzione si aggiunge un'altra verità che riguarda Maria. E spesso si tratta della stessa la verità ma che trova la sua espressione nelle preghiere mariane, perché solo in questo modo discreto ed intimo si può esprimere una profondissima certezza della fede. Questa fede dà la venerazione a Maria a volte come un "alter ego" materno del Suo Figlio. Cristo dice : "Io sono la porta : se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo" (Gv.10,9), e la Chiesa glorifica continuamente Maria come porta mistica :

"Salve, unica porta per la quale solo il Verbo è passato..."
"O mistica porta della vita, immacolata genitrice di Dio..."
"Madre di Dio, porta del cielo, aprici la porta della Tua misericordia...."

"Salve, Tempio vivente e Porta invalicabile..."
"Madre di Dio, porta del cielo, aprici la porta della Tua misericordia!"

L'immagine della porta è presa dalla profezia del libro di Ezechiele: "Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c'è passato il Signore" (44,2). Questo brano profetico è sempre letto in ogni festa mariana con gli altri due, quello della Genesi dove Giacobbe ebbe il sogno della scala che "poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva cielo" (Gn.28,12) e quello del banchetto della sapienza ("La Sapienza si è costruita la casa..." Prov.9,1). Secondo la teologia ortodossa tutti questi brani recano in sé una profezia sulla divina maternità della Vergine. La verginità di Maria è glorificata liturgicamente come segno del mistero di Dio. La purezza è la porta in cui entra il Salvatore. La casa della Sapienza è la sua inesauribile fonte mariana che nutre la Chiesa con l'acqua viva della fede. Maria, cioè la donna che "poggia sulla terra", che appartiene pienamente alla famiglia umana, è anche la scala che ci porta al paradiso.

Il mistero di Dio celato e manifestato nella Vergine dà nascita al grande albero della rivelazione mariana. Questa rivelazione ha le radici ramificate anche nella Scrittura. Se tutta la Bibbia, secondo le parole dei Padri, ci parla di Cristo, essa parla anche di Sua Madre. In ogni celebrazione liturgica sentiamo le immagini bibliche evocate dalle preghiere mariane. "Tutta l'innografia bizantina attinge la sua ricchezza teologica alla duplice sorgente della Santa Scrittura e della tradizione patristica" (Arch. Denis. "Les Fleurs du Paradis", Roma, 1976).

"Salve, montagna santa, su cui Dio ha messo i piedi, salve, spirituale roveto non consunto dalla fiamma, salve, unico ponte del mondo fai passare i mortali alla vita eterna..."
"Salve, o Pura, che hai aperto l'Eden già chiuso, colonna del fuoco che guidi gli uomini alla vita celeste.."
"Giacobbe Ti vide profeticamente come scala..."
"Vergine Madre Immacolata, radice di Jesse da cui è sorto il Cristo come fiore vivificante..."
"Gedeone prefigurava il Tuo concepimento..."
"Mosè riconobbe nel roveto il grande mistero del Tuo parto..."
"Salve, Vergine, annuncio dei profeti..."

La Scrittura ci parla sempre liturgicamente di Maria perché l'Incarnazione è prevista dall'eternità. Le immagini che annunciano la venuta del Cristo portano anche le testimonianze della promessa mariana. Il Figlio non può essere mai senza la Madre, ma la Madre non è mai commemorata senza il Figlio. Come la Sua maternità contiene l'unità mistica dello Spirito e del corpo dell'esistenza di Suo Figlio. Come se la figliolanza e l'adozione del genere umano da parte di Dio non si fossero manifestati pienamente senza la partecipazione della Madre alla nostra salvezza.

"O Santa Vergine, Tu sei porta di salvezza e Paradiso di delizie e nube della luce eterna...
"Nube leggera che porta Cristo come pioggia divina, salve!"

Maria "eucaristica"

L'Eucarestia è un centro della vita ecclesiale e in questo centro il mistero della mediazione materna unisce al mistero della partecipazione sacramentale. La presenza di Maria si manifesta nelle preghiere dell’intercessione, nell'innografia della liturgia dei catecumeni, ma anche nell'anafora. L'anafora più antica, quella di sant'Ippolito di Roma (II-III ss.) fa già menzione di Maria:

Ti rendiamo grazie, o Dio, attraverso il Tuo Figlio diletto... che ha mandato dal cielo nel seno della Vergine e che, dimorando nel Tuo seno, si è manifestato come Tuo Figlio, nato dallo Spirito santo e dalla Vergine...

La presenza di Maria è anche visibile nell'anafora della liturgia di san Basilio e nella liturgia di san Giacomo. Ogni volta la preghiera eucaristica si concentra sul mistero dell'incarnazione in cui è accennato l'aspetto pneumatologico. "Eucarestia - dice il noto mariologo ortodosso; - in quanto attualizzazione dell'incarnazione, dev'essere considerata anche attuale presenza della vera T h e o t o k o s in questo mistero stesso. Ne deriva che la Madre di Dio nell'eucarestia ha un posto che le proviene dalla Sua maternità. Vi è dunque presente con una presenza che designeremo come "misteriale", perché si realizza attraverso il mistero stesso. Il medesimo Spirito santo che ha fatto divenire carne nel seno di Maria il Figlio di Dio, in questo sacramento cambia le specie eucaristiche nel corpo e nel sangue di questo stesso Figlio di Dio, nato da una donna". In altre parole : proprio nel "mistero della fede" si realizza, si manifesta in modo sacramentale : "l'identità ontologica tra Madre di Dio, eucarestia e Chiesa" (Alexis Kniazeff. "La Madre di Dio nella Chiesa ortodossa", Milano, 1993, p.198).

Ma da questa identità proviene anche l'idea della protezione di Maria o della Sua mediazione che nel contesto ortodosso ha un senso prevalentemente escatologico. La spiritualità ortodossa unisce in sé la speranza alla vita eterna cristiana. Nella visione di questa giustizia dell'amore l'eucarestia stessa è inseparabile dall'immagine del "roveto ardente" della divino-maternità, che ha tantissime espressioni e sfumature liturgiche. Il ruolo liturgico ed iconografico della Vergine è legato spesso alla Chiesa ortodossa con la coscienza profonda ed acuta dell'impossibilità di essere nell'ombra del Giudizio Finale, mai dimenticato, ma vissuto quotidianamente. Il mistero dell'eucarestia è anche il mistero della giustizia del "mondo che verrà". La vita terrena è spesso ricordata come una preparazione all'incontro finale con Cristo che deve venire "con gloria a giudicare i vivi e i morti" e nessuno a causa dei suoi peccati potrà essere assolto o giustificato. Solo la Madre di Dio può supplicare Suo Figlio e con tutta la Sua insistenza ottenere il perdono per noi. Questo sentimento o questa certezza sono ancora molto forti in Oriente: nessuno può essere salvato senza la mediazione della Madre. L'amore stesso di Cristo parla spesso con la lingua della protezione dell’intercessione o della mediazione della Madre. Se il Padre ha dato tutto il giudizio al Figlio, Cristo ha dato tutta la protezione a Maria. Secondo i testi liturgici, i peccatori e tutto il mondo si piegano ai piedi di Maria con la preghiera ardente di coprire la loro "nudità della virtù" con il vestito della grazia. La Madre di Dio nello Spirito Santo vede tutti coloro che La pregano e conosce il loro fremito, le loro debolezze e le infermità, i loro esaurimenti nel combattimento contro l'attacco degli spiriti malvagi.

L'idea della protezione o, diciamo, della mediazione materna dal "roveto ardente" aggiunge la tensione spirituale più forte al momento dell'Eucaristia. Per un fedele ortodosso il sacramento della comunione contiene in sé tutto il dramma della redenzione e della salvezza, ogni volta vissuta di nuovo nell'anima, ma anche nel corpo nella tensione della penitenza e del perdono. Il motivo predominante del canone di preparazione alla comunione è la propria indegnità. Il fedele si avvicina con gran timore al miracolo del Cristo presente nel calice. "Erba, faccio la comunione al fuoco, e come il "roveto ardente" non sono bruciato", come dice la preghiera di Simeone il Nuovo Teologo. Proprio nel momento prima della comunione il fedele ricorda la confessione del Buon Ladrone, secondo le parole della preghiera di San Giovanni Crisostomo : "non dirò questo Mistero ai Tuoi nemici, né Ti darò un bacio al modo di Giuda, ma come il Ladrone Ti confesserò : ricordaTi di me, Signore, nel Tuo regno!"

Così la comunione ha bisogna della protezione mistica e la Madre di Dio appare nelle immagini eucaristiche :

"O Tutta Santa, mensa del pane di vita sceso dall'alto per dare al mondo una vita nuova, concedi, a me indegno, di gustarla con timore e di viverne."

"O tutta piena della divina grazia, che in modo sorpassante, hai messo al mondo Cristo Salvatore, io, servo impuro, supplico ora Te, o Pura, nel momento in cui mi accosto agli immacolati Misteri, purificami interamente dalle impurità del corpo e dello spirito."

Il fedele fa la comunione nella coscienza che la sua preghiera sia esaudita, che la difesa, la protezione nel "roveto ardente" si è compiuta tramite Maria. La preghiera dopo la comunione esprime anzitutto la gratitudine per i doni ricevuti, per la mediazione effettuata, per la Sua presenza ineffabile:

"O santissima Signora, Madre di Dio, luce della mia anima ottenebrata, speranza, protezione, rifugio, consolazione e gioia mia, Ti rendo grazie perché hai reso degno me, indegno, di ricevere il santissimo Corpo e il preziosismo Sangue del Figlio Tuo. Tu che hai generato la vera Luce, illumina gli occhi spirituali del mio cuore, Tu che hai generato Colui che è la sorgente dell'immortalità, vivifica pure me, mortificato dal peccato. ...Fa' che io sia degno di ricevere senza condanna, fino all'ultimo respiro, la santificazione dei santissimi Misteri per la guarigione dell'anima e del corpo..."

Il pensiero eucaristico ortodosso proclama che ogni fedele al momento della comunione diventa il ladrone che entra nel Paradiso, è come "tramutato" nel "roveto ardente" (ricordiamo le tre immagini di cui appena abbiamo parlato). Questo significa la comunione mistica anche con la Madre di Dio, perché se la Madre che ha dato il corpo al Suo figlio rimane nella comunione eterna con Dio, anche noi quando riceviamo il corpo di Cristo siamo un unico corpo e - tramite Lui - con Maria. La vera natura della Sua mediazione è eucaristica. Il fuoco divino nella Madre di Dio non ci consumi, ma ci trasforma con i suoi doni, perché, secondo le parole di san Pietro "diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina" (2 Piet.1,4). Lei che ha assunto pienamente questa natura può essere la Mediatrice anche della nostra partecipazione o, per parlare in modo ortodosso, della nostra deificazione. Maria è dimora della SS.Trinità e della famiglia umana.

"Salve, divino tabernacolo santificato dall'Altissimo: per Tuo mezzo, o Madre di Dio, è stata data la gioia a quanti Ti acclamano. Tu sei benedetta fra le donne, o Sovrana, tutta immacolata".

"Lo scambio dei doni"

Mi permetto di finire questa riflessione o piuttosto breve testimonianza liturgica, con alcune preghiere che sono lette nella Chiesa ortodossa durante le grandi feste mariane. Tutte loro hanno lo stesso motivo, con tantissime variazioni e sfumature : la gioia e la benedizione della creazione in Maria.

"Oggi è il preludio della gioia universale..." dice il canone dei Vespri della Natività della Madre del Signore.

"La Tua nascita, o Madre di Dio, annunziò gioia a tutta la terra..." dice il tropario della stessa festa. Il suo senso è la preparazione alla nascita del Cristo. Il mondo aspetta il Suo Salvatore con la speranza che tutta la creazione sia rinnovata. La Vergine porta in sé il pensiero iniziale di Dio sulla creazione che è "molto buono" e fatto come tempio per l'abitazione dell'uomo (Gen. 1,31). In Maria Dio torna alla bontà e alla bellezza iniziale della Sua opera, al suo carattere eucaristico. Fra i Suoi nomi liturgici troviamo anche "offerta del pane divino", "mistica mensa", "mensa del pane di vita" ed altri, che fanno luce su Maria come sacramento più alto della creazione. La festa della Sua Natività significa che prima della venuta del Signore deve aver luogo un atto segreto nella rappresentazione del mondo: il suo ritorno alla gioia inziale e sacramentale. Così la creazione, nella persona di Maria, diventa il tabernacolo. Perciò questa festa è come ombra o simbolo della salvezza :

"In questo felice giorno di festa facciamo risuonare la cetra spirituale perché dalla stirpe di Davide oggi nasce la Madre della Vita, che dissipa le tenebre; è lei il risollevarsi di Adamo e la riabilitazione di Eva, la sorgente d’incorruttibilità e la liberazione del peccato; grazie a lei siamo stati divinizzati e liberati dalla morte; accalamiamoLa perciò con Gabriele: Ave, piena di grazia, è con Te il Signore che, per mezzo tuo, ci accorda grande misericordia".

Il tema della mediazione mariana nella gioia fra il Creatore e la Sua opera continua anche nella festa dell'Ingresso al Tempio:

"Rallegratevi cielo e terra vedendo il cielo spirituale..."
"Oggi l'intera creazione, piena di letizia, nella insigne festa della Madre di Dio esclama : Costei è un tabernacolo celeste!"

Anche il tema predominante dell’annunciazione è l'esultanza, la meraviglia. Com’è possibile questo miracolo della discesa di Dio, questo incontro definitivo con la Sua creatura? È vero che tutto ciò che fu creato è tenuto con l'amore di Dio che l'avvolge, lo riempie, lo porta a sé. Ma nello stesso tempo la creazione vive nella nostalgia per il Creatore, nella preparazione per un incontro impossibile con Lui. L'annunciazione è festeggiata come dono di Dio che manda il Suo angelo per preparare l'umanità a riceverlo. Il tema predominante della festa è la celebrazione del mistero dell'incontro, dell'unione del divino con l'umano in Maria che diventa un sacramento della salvezza, della riconciliazione con Dio :

"Oggi ha inizio la nostra salvezza, e la manifestazione dell'eterno mistero: il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine...
"Ecco, è oggi apparsa la riconciliazione; in modo indicibile Dio si unisce all'uomo...".

L'Annunciazione è una festa dell'unione fra Dio Trino e tutta l'umanità, l'unione che ha trovato il suo primo luogo, il primo mistero in Maria. Lo Spirito Santo mandato dal Padre scende nel grembo della Vergine e partecipa all'incarnazione del Verbo. Ma questa festa porta in sé anche una previsione o parabola della Pentecoste perché lo Spirito é già sceso e ormai la Madre di Dio diventerà per sempre la sua portatrice. Ma fin dall'inizio tutta la creazione ospitava l'annunciazione come il miracolo del riempimento dello Spirito. Tutto il cammino degli uomini dopo il peccato originale li portava a questo giorno. In quel giorno la famiglia umana nella persona della Figlia di Sion ha compiuto la sua predestinazione, vale a dire: scegliere Dio, rimanere per sempre con Lui. Maria è diventata la mediatrice fra lo Spirito che è sceso su di Lei, il Verbo che è diventato carne nel Suo grembo e, da ultimo, il Padre a cui Lei ha detto il Suo " fiat " da parte di tutta la famiglia umana.

Nella visione ortodossa l'apparizione di Maria, celebrata nelle Sue feste e nelle Sue preghiere, è vista e vissuta come il dono reciproco; o, in altre parole, come mediazione universale nella gioia della salvezza e della riconciliazione fra Dio e l'umanità in Gesù e nella Sua Madre. Così Maria diventa un segno dello "scambio dei doni" fra Dio e la famiglia umana.

La nostra ultima testimonianza su questo scambio è questo inno del Natale ortodosso :

"Cosa Ti offriremo, o Cristo, per esserTi mostrato sulla terra? - canta la Chiesa ortodossa durante i vespri del Natale. Ognuna delle creature create da Te, Ti offre infatti la Sua riconoscenza: gli Angeli - il canto; i cieli - la stella; la terra - una grotta; il deserto - un presepio; ma noi - una Madre Vergine!"

La Madre Vergine è il nostro dono a Dio e il dono di Dio a noi. Questo dono è così pieno che noi riceviamo tutti gli altri doni anche dalle mani della Madre. È così fin dall'inizio, ci dice l'esperienza liturgica, iconografica e spirituale della Chiesa d'Oriente.

 

 

 

 

Letto 3123 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Settembre 2011 18:51
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search