Ecumene

Mercoledì, 02 Giugno 2010 13:35

Per non essere sepolcri imbiancati (Giuseppe Scattolin)

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Il discorso dell'identità riguarda tutte le religioni. Molti lo sfruttano, non per liberare le coscienze dei credenti, ma per asservirle a determinati scopi, il più delle volte connessi con il potere economico-politico. Aprire un dialogo franco su questo punto fra tutte le religioni, in particolare quelle abramitiche, è essenziale per una sana purificazione del linguaggio religioso.

Per non essere sepolcri imbiancati

di Giuseppe Scattolin

 

Quella che lei chiede è che i musulmani tacciano un cambiamento radicale della propria legge religiosa (la sharì'a), rigettando parecchi punti di essa. Ma questo vuol dire chiedere a un musulmano di rinunciare alla propria storia e alla propria identità.

L’islam è basato su una legge divina che nessun essere umano può cambiare. O uno crede e allora l'accetta e la vive fino in fondo, oppure uno la rifiuta e sarà Dio a giudicarlo. Non è onesto, in nome del dialogo fra le religioni esigere che una parte rinunci alla sua identità. Un musulmano questo non lo potrà mi accettare.

Safiyya al-Maghribi - Milano

 

La questione della propria identità è un problema delicato soprattutto quando si tratta d'identità religiosa. Anche molti cristiani temono che entrare in dialogo con le altre religioni significhi rinunciare alla propria identità per un'identità "neutrale”. Ma di quale identità si parla?

Ogni religione ha molti aspetti: alcuni più essenziali di altri; alcuni profetici e profondi, altri legalisti ed esteriori. Si tratta, allora, di un'identità basata su aspetti secondari della religione o sui suoi valori di fondo? Sull'osservanza di norme esteriori o sull'acquisizione dei valori spirituali profondi?

Ogni religione è chiamata a un serio esame di coscienza in materia. Gesù nei Vangeli ne ha indicato la strada. Egli richiama i farisei - ligi osservanti della lettera della legge mosaica in tutti i suoi minimi dettagli - ai valori di fondo della legge stessa: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisogna praticare, senza omettere quelle» (Mt 23, 23). Questa è la vera identità religiosa, quella "profetica". L’altra, quella puramente "legalista", rischia di diventare quella dei "sepolcri imbiancati": «All'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume» (Mt 23, 27).

In ogni religione, anche nell'islam, esiste una continua tensione tra identità "profetica" e identità "legalista". Nella grande corrente dei mistici musulmani, i sufi, si trovano accenti simili a quelli di Gesù. I veri credenti non sono quelli che si mostrano tali solo all'esterno. Il grande mistico al-Ghazali considerava la maggior parte dei musulmani ipocriti, poiché professavano una religione solo esteriore.

Del resto, un famoso detto del Profeta Maometto afferma: «L'islam è venuto come straniero, e come straniero tornerà: beati gli stranieri!». Tale detto ha fatto riflettere molti sufi. Essi, infatti, hanno capito che occorre andare verso le realtà profonde della fede.

Qual è, quindi, la vera identità islamica? Quella dell'islam legalista-politico (che ha causato guerre, discriminazioni, oppressioni sociali, schiavitù, ecc...) o quella dell'islam spirituale (dei valori di giustizia, fraternità, misericordia...)? Molti studiosi hanno fatto notare che il Corano stesso dovrebbe essere letto, prima di tutto, come un libro profetico e non come un testo di legge. Su circa 6.000 versetti, solo circa 200 contengono norme legislative. Non la legge, quindi, ma la profezia è il cuore del Corano.

Oggi, anche dall'interno dell'islam sorgono voci che intendono liberare questo credo dalla presa dei "dottori della legge" (ulema) e dai molti e pericolosi equivoci dell'islam politico.

Ai miei amici musulmani faccio volentieri notare che nell'islam il primo e tipico nome con cui Dio è invocato in ogni preghiera è "il Clemente e il Misericordioso". Ne segue che la misericordia dovrebbe essere la prima e fondamentale qualità di ogni vero credente, la sua vera identità. In caso contrario, a nulla valgono tutte le osservanze legali, anche le più sacre, come il pellegrinaggio alla Mecca.

Il discorso dell'identità riguarda tutte le religioni. Molti lo sfruttano, non per liberare le coscienze dei credenti, ma per asservirle a determinati scopi, il più delle volte connessi con il potere economico-politico. Aprire un dialogo franco su questo punto fra tutte le religioni, in particolare quelle abramitiche, è essenziale per una sana purificazione del linguaggio religioso.

 

(da Nigrizia, gennaio 2005)

Letto 2613 volte Ultima modifica il Mercoledì, 02 Giugno 2010 13:44
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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