Ecumene

Giovedì, 12 Aprile 2012 21:30

Grecia, il culto dell’Olimpo (Serge Lafitte)

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Nato da una tragedia cosmica, il pantheon greco è un mondo a ripiani in cui gli dei, né onnipotenti, né creatori, regolano i loro conflitti.

Quale è l’origine di ognuno degli dei? Sono esistiti da sempre? Quale è la loro natura e il loro aspetto? I Greci lo hanno ignorato fino a tempi recenti e, per così dire, ancora ieri. Io penso infatti che Esiodo e Omero mi hanno preceduto almeno di quattrocento anni. Ora, sono loro che hanno elaborato, per i Greci, la genealogia degli dei, che hanno loro dato i loro epiteti, che hanno indicato per ciascuno il culto da rendergli e quali sono le loro funzioni. E sono anche loro che hanno descritto il loro aspetto...”. Così parlava il grande storico Erodoto, nel V secolo prima dell’era volgare, riferendosi ai due poeti ai quali è attribuita la base letteraria della mitologia greca:
Esiodo (la Teogonia) e Omero (l’Iliade e l’Odissea).
    La mitologia dei Greci ha prodotto la loro religione. Politeista, questa, non si è mai presentata come rivelata, non conosce dogma, non posa su testi sacri, ma su racconti (mytos) che narrano, in versioni assai varie, le origini degli dei e del mondo. Questo in un contesto culturale in cui le forze della natura sono ancora percepite come altrettante manifestazioni delle potenze divine. Divinità insieme vicine e lontane di cui è possibile conciliarsi la benevolenza mediante rituali e sacrifici collettivi o domestici.  Ma chi sono veramente gli dei e da dove vengono, secondo questi miti fondamentali?

I figli del Caos

All’inizio non c’è che il Caos. Da questa massa informe emergerà Gaia (la terra), Ereba (l’oscurità del profondo), Nyx (la notte) e Eros (l’amore primordiale). Da sé Gaia genera Urano (il cielo) e Pontos (l’acqua che racchiude e percorre tutte le terre). Poi, dall’unione di Gaia e di Urano nascerà una seconda generazione divina: diversi mostri, fra cui un trio di ciclopi, padroni del fuoco e del tuono, e i Titani (sei fratelli e sei sorelle) tra cui Oceano e l’ultimogenito, Cronos, il futuro parricida. Perché Urano avvolgendo Gaia impedisce alla loro progenie di vedere la luce. Per liberarla Cronos castra suo padre Urano, liberando Gaia dalla sua stretta e aprendo così lo spazio e il tempo al regno dei Titani, che formano la seconda generazione divina. Ma Cronos, temendo di subire la stessa sorte di suo padre, divora gli uni dopo gli altri i figli generati con Rhea, sua sorella. Salvo Zeus, l’ultimogenito, perché Rhea lo ha ingannato presentandogli una pietra avvolta nelle fasce. E Cronos lo sarà ingannato ancora dall’astuto Zeus, che lo obbligherà a rigurgitare la sua discendenza e a vincere, con l’aiuto dei Ciclopi, i Titani ormai relegati nei sottofondi della terra. La via è aperta per la terza generazione divina. Sulla vetta dell’Olimpo, la più alta montagna della Grecia, seggono ormai i grandi dei del pantheon. Ma quest’ultimo conta varie migliaia di divinità di ogni specie. Fra la più importanti vengono dapprima Zeus e gli altri figli di Cronos e di Rhea: Hera, Poseidone, Ade. Hestia e Demetria. Re degli dei, sovrano del cielo e della terra, Zeus si è visto attribuire, come gli altri grandi dei, una quantità di epiteti, tanto sono estesi i suoi poteri: da Padrone del tuono a Radunatore delle nubi, passando per Protettore degli ospiti. Hera, sua moglie, è una dea protettrice, tra l’altro, del matrimonio, cosa non poco umoristica dato che la sua coppia non ha nulla di esemplare. Soprattutto a causa di Zeus che ha avuto una numerosa discendenza con delle semplici mortali, tra cui Eracle (Ercole), il primo degli eroi, semidei della mitologia. Poseidone, dio degli oceani e delle tempeste è ritenuto anche come colui che causa i terremoti o come padrone dei tori. Quando Zeus e i suoi fratelli si sono divisi l’universo, Ade ha ereditato il mondo sotterraneo, e questo ne fa soprattutto il dio degli inferi e del mondo dei morti. Estia, dea del fuoco, è associata alla protezione del focolare e della famiglia. Quanto a Demetria, essa è anzitutto la dea delle messi e dell’agricoltura.

La perfezione non è in cielo

Fra le potenze del pantheon della Grecia antica, altre divinità sono anche celebrate, cominciando da Afrodite, la Venere dei Romani, dea dell’amore e della bellezza. Altre dee molto stimate: Atena, dea della ragione, dell’intelligenza e della guerra; Artemide, dea lunare e divinità della caccia, sorella gemella di Apollo, il più bello degli dei e il più disgraziato in amore. Ma Apollo è anche il padre di Esculapio, il dio guaritore. Dalla parte maschile si conta ancora il grande Ermete, il messaggero degli dei, protettore dei viaggiatori e dei commercianti, Dioniso, dio dell’ebbrezza e protettore delle arti, o anche Efesto, il dio fabbro ferraio e zoppo a causa di una collera omerica di suo padre Zeus. A modo suo, il pantheon pletorico dei Greci mostra quale coscienza essi hanno della solidità assai relativa di questo sistema di sicurezze divine, perché ai loro occhi la perfezione non regna né in questo mondo, né nel regno degli dei. Zeus e gli abitanti dell’Olimpo somigliano infatti molto agli esseri umani di cui condividono quasi tutti i sentimenti: desiderio, amore, odio, gelosia, vendetta. La religione greca, politeista, è anche fortemente colorata di antropomorfismo. Gli dei hanno forma umana: sono soltanto raffigurati più grandi per sottolineare la loro differenza. Ma soprattutto non hanno nulla di veramente trascendente o creatore. “Gli dei greci non sono esterni al mondo. Essi fanno parte integrante del cosmo. Zeus e gli Olimpici non hanno creato né l’universo fisico né gli uomini. Essi stessi sono stati creati dalle potenze primordiali che continuano a esistere come cornice e come sostrato dell’universo: Caos, Gaia, Eros, Nux, Urano, Oceano... Gli dei del culto sono dunque emersi a un dato momento del tempo, non sono esistiti sempre”, spiega Jean-Pierre Vernant, antropologo  e storico della Grecia antica, in Mythe et societé en Grèce ancienne (La Découverte, 2004)
Questi “ritardatari”, come egli li chiama, si sono impadroniti del potere sull’universo e del mondo che sarà quello degli umani, a prezzo di lotte titaniche. In seguito a ciò, sottolinea ancora Jean-Pierre Vernat, “Zeus assume la sovranità: suddivide fra gli dei gli onori  e i privilegi. Istituisce un universo divino gerarchizzato, ordinato, organizzato, e che, per conseguenza, sarà stabile. Il teatro del mondo è istallato, l’arredamento collocato. Al suo vertice regna Zeus, l’ordinatore di un mondo che è uscito in origine dal caos” (1). Dunque gli dei del pantheon greco non sono eterni. In cambio sono immortali, nutriti di ambrosia e di nettare. Questa è la  differenza essenziale con gli esseri umani, di cui la storia, secondo la mitologia greca, comincia dopo l’arrivo al potere di questo lignaggio divino.

L’origine degli uomini

L’origine dei mortali umani non è molto chiara nei primi miti: Solo in un secondo tempo la loro creazione viene attribuita, per ordine di Zeus, a Prometeo, figlio del Titano Giapeto, che trasmette loro anche la padronanza del fuoco, monopolio degli dei. Da questa trasgressione deriva la fine di un’età dell’oro per i mortali, che finora erano vissuti in buon accordo con la divinità, quasi alla pari con essa, partecipando al banchetto degli dei. Perduto il paradiso, segue ormai la dura condizione umana: la fame, la sofferenza, le malattie, il lavoro della terra. Si dispiega allora una storia conflittuale e spesso tragica, nella quale gli dei intervengono continuamente, servendosi degli umani per regolare i loro conflitti personali..
    Tuttavia, precisa Jean-Pierre Vernat, “questa presenza degli dei a tutto l’universo, alla vita sociale e persino alla vita psicologica degli uomini, non significa assenza di barriere, e anche di barriere insuperabili fra la divinità e le creature mortali. Gli dei fanno parte dello stesso universo degli uomini, ma di un universo gerarchizzato, di un mondo a ripiani, in cui non si potrebbe passare da un piano all’altro. In questo senso, la società formata dalle potenze dell’aldilà prolunga l’organizzazione gerarchica della società umana, quale appare in Omero. Gli dei sono nel rapporto con gli uomini tanto vicini e tanto separati, quanto il re lo è con i suoi sudditi”. Ma essi non sono né onnipotenti, né onniscenti. Infatti è possibile ostacolare i progetti di una divinità, foss’anche Zeus, e persino ingannarla, facendo il gioco di un’altra.

Gli dei d’altrove

I grandi dei greci, potenze più che persone divine, non sono veramente specializzati, salvo rare eccezioni, come il dio guaritore Esculapio. Zeus, dio del cielo e del fulmine, Atena, dea della guerra e Poseidone, dio del mare e delle tempeste, sono delle semplificazioni moderne. Le grandi divinità del pantheon possono comandare a tutte le forze della natura e rispondere all’insieme delle preoccupazioni degli esseri umani. Lo attestano i diversi epiteti che accompagnano il loro nome, a seconda dei luoghi  e delle intenzioni rituali. Questa polivalenza ha fatto sì che il pantheon sia a geometria variabile nello spazio e nel tempo. Esso varia infatti secondo le città della Grecia anche riguardo ai principali dei olimpici, perché ogni città ha le sue divinità tutelari privilegiate. Nelle varie epoche i Greci hanno anche aggiunto al loro pantheon classico delle divinità di origine straniera: dalla dea madre orientale Cibele all’Iside dell’Egitto, dove, dopo le conquiste di Alessandro, Amon e Zeus non saranno più che uno solo. Se crediamo a un testo di san Paolo, gli Ateniesi avrebbero avuto persino un altare dedicato “al dio ignoto...” Veramente la Grecia antica è stata l’età dell’oro degli dei.

1) L’Univers, les dieux, les hommes. Récits grecs des origines (Points, 2006).

Serge Lafitte

 


 

Dagli Achei ai miti omerici

All’inizio del II millennio a.C. alcune popolazioni indoeuropee migrano verso il mare Egeo. Gli Achei, nome dato ai primi Greci nell’Iliade di Omero, si impadroniscono verso il secolo XV di Creta, dove è fiorita una grande civiltà. L’incrocio delle due culture fa nascere quella che sarà la civiltà della Grecia antica. La mitologia greca ne porta le tracce. D’altronde la leggenda dice che è in una grotta cretese che Rea mette al mondo Zeus.
Mal conosciuta, la religione cretese sembra sia stata incentrata sul culto di divinità femminili legate alla fecondità, con pratica di sacrifici umani e riti sotterranei di iniziazione, come sono evocati dalla leggenda di Dedalo. Il luogo di nascita di Zeus è certamente collegato all’esistenza di un dio cretese delle caverne. Ma, in base alla sua radice linguistica, il suo nome indica una origine indoeuropea. La civiltà micenea, quella degli Achei, risulta così da una elaborazione sincretistica che ha amalgamato divinità maschili indoeuropee con divinità femminili cretesi. Questa civiltà si espanderà, partendo da Micene, sulla Grecia continentale, dal secolo XV al secolo XII. Come è attestato delle tavolette di quest’epoca, la religione degli Achei si riferisce già alle principali divinità dell’Olimpo: Zeus, Hera, Atena, Paseidone, Artemide, Ares, Dioniso, Ermete.
Tuttavia dei “secoli oscuri” abbatteranno questo primo decollo della cultura greca, in seguito alle invasioni doriche e quelle dei “popoli del mare” che sconvolgono la zona orientale del Mediterraneo. Non sarà che alla metà del secolo IX che appariranno i primi templi e i siti dei grandi santuari (Corinto, Delfi) della Grecia antica. Nel frattempo i Greci hanno adottato la scrittura alfabetica, che è stata trasmessa dai Fenici, divenuti protagonisti del commercio marittimo. Ma soltanto dai secoli VIII e VII data la redazione per iscritto dei grandi racconti che formano la base della religione greca: la Teogonia (origine degli dei) del poeta Esiodo, l’Iliade e l’Odissea di Omero, compilazione di racconti leggendari che rimontano ai tempi degli eroi achei e che furono trasmessi da generazioni di bardi (gli aedi), che commemorano le gesta di Eracle, di Perseo, di Giasone, di Achille e di Ulisse.

Serge Lafitte

(da Le monde des religions, n. 28, mars-avril 2008, pp. 34-37).

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
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