Il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca), ha deciso di aggiungere il 9 marzo 2017 sedici santi occidentali cattolici del primo millennio, al proprio calendario ufficiale.
La decisione è avvenuta a seguito dell’istituzione, nel 2014, di una commissione che aveva il compito di esaminare la possibilità di inserire nel calendario della Chiesa ortodossa russa alcuni santi occidentali. Erano anche stati fissati dei criteri che andavano tenuti presenti, in maniera vincolante:
- la confessione senza macchia della fede ortodossa;
- le circostanze in cui la loro glorificazione ha avuto luogo;
- l’assenza dei loro nomi da opere polemiche contro la Chiesa orientale e i suoi riti;
- la loro venerazione nelle diocesi estere della Chiesa ortodossa russa e nelle altre Chiese locali.
La commissione ha proposto il riconoscimento per i seguenti santi, che il Santo Sinodo ha deciso di inserire nel proprio menologio: Potino, vescovo di Lione; i martiri Blandina e Pontico di Lione; Epipodio di Lione; Alessandro di Lione; Saturnino, primo vescovo di Tolosa; Vittorio di Marsiglia; Albano, protomartire della Britannia; l’arcivescovo Onorato di Arles; Germano, vescovo di Auxerre; Vincenzo di Lerins; Patrizio, vescovo evangelizzatore dell’Irlanda; Lupo il Confessore, vescovo di Troyes; Genoveffa di Parigi; Germano, vescovo di Parigi; Procopio, abate di Sazava (Boemia).
La lista di questi santi, vissuti in Occidente, è stata stilata sulla base della loro venerazione da parte dei fedeli delle diocesi ortodosse russe dell’Europa occidentale. Non a caso, una gran parte dei martiri e dei santi sono nati o hanno operato in Francia, paese che, dopo la rivoluzione bolscevica, ha conosciuto la presenza di una nutrita diaspora ortodossa.
Il riconoscimento formale della santità, nelle chiese ortodosse, infatti, segue criteri ben differenti da quelli codificati dalla Chiesa Cattolica Latina. Questo riconoscimento è detto "glorificazione". Si tratta dell’iscrizione al menologio, vale a dire, semplicemente, dell’accordare un giorno del calendario, in cui celebrare i servizi liturgici in onore del santo “glorificato”.
La glorificazione avviene, di solito, a seguito della venerazione che i fedeli iniziano ad attribuire ad un santo. Esistono, dunque, nelle chiese ortodosse, una miriade di santi venerati a livello locale, ma la cui glorificazione non è ancora recepita dall'intera Chiesa ortodossa.
Quest’atto del Santo Sinodo è stato salutato da molti, in Occidente, come concreto atto ecumenico. I mass media occidentali, specialmente i social network, hanno riportato innumerevoli commenti positivi, rimarcando, appunto, la dimensione ecumenica. Tutto ciò non è vero – e s’inscrive nell’incapacità, da parte di molti cattolici occidentali, di capire ciò che avviene all’interno del mondo ortodosso, nel rispetto delle sue specificità e nell’evitare di attribuire significati che gli sono estranei.
Ciò che ha compiuto il Santo Sinodo ha valenza quasi esclusivamente intraecclesiale. Riguarda questioni proprie della Chiesa Ortodossa Russa. Il Santo Sinodo, infatti, ha preso atto che una parte della diaspora ortodossa russa che vive in Occidente, venera da tempo santi venerati anche nella Chiesa Cattolica Latina. Ed inscrivendoli nel proprio menologio, di fatto, ne riconosce il culto nella celebrazione dei servizi liturgici.
Tutto ciò non ha alcun significato ecumenico, almeno in termini diretti. Resta, con tutto il suo peso, lo spartiacque del 1054, che appare, tutt’ora insuperato (ed insuperabile). Nonostante la Dichiarazione comune del 7 dicembre 1965 di papa Paolo VI e del patriarca Athénagoras esprimente la reciproca decisione di togliere dalla memoria e dal mezzo della Chiesa le sentenze di scomunica. Se il riconoscimento del culto per questi sedici santi occidentali da parte del Santo Sinodo potrà avere una valenza anche ecumenica, ciò sarà soltanto nel corso del tempo, nel senso che si potrà inscrivere all’interno di una maggiore memoria comune condivisa.
Faustino Ferrari