Per uno sviluppo sostenibile e per evitare il collasso abbiamo bisogno di imprese libere dalla schiavitù dei risultati a breve
Che il tempo di Berlusconi fosse scaduto era chiaro a tutti da un pezzo, ma la cosa singolare è che ormai è finalmente diventato chiaro anche allo stato maggiore del suo partito e, a quanto sembra, anche a lui.
La crisi mondiale dei mercati finanziari scoppiata nel settembre 2008 e la conseguente nuova crisi fiscale dello Stato (intrinseca a pressoché tutti i Paesi occidentali, e acuita dalla globalizzazione) stanno provocando un ripensamento del modello di sviluppo sinora adottato.
Se «all'inizio dell'essere cristiano non c'è ... una grande idea» (Benedetto XVI, Deus caritas est), occorre guardarsi da un approccio troppo intellettuale-accademico alla fede. Magari inaugurando una nuova "poetica" della missione.
Al sinodo speciale dei vescovi europei del novembre e dicembre 1991, il cardinale Ratzinger affermò: «l'evangelizzazione è parlare di Dio. La chiesa parla troppo di sé stessa, della propria struttura. Bisogna chiedersi se non lasciamo nell'ombra l'annuncio di Dio.
Rapporti lavorativi slegati generano una società sgretolata. L'antagonismo sociale non sia il metro esclusivo delle relazioni industriali. Verso una nuova società dei diritti, della solidarietà e della partecipazione. Creare alleanze educative per un bene comune. Questi alcuni dei temi affrontati al 44° incontro nazionale di studi delle Acli.
Seguo con grande interesse i contributi che Europa pubblica sull'incontro di Todi a firma di personalità autorevoli, studiosi, giornalisti e politici. L’attenzione è più che giusta per il peso che l'evoluzione in corso nell'associazionismo cattolico potrebbe avere nella vita del paese, in questo momento cruciale segnato dalla fine di un lungo ciclo, il berlusconismo con Berlusconi che tanto lo ha caratterizzato da far pensare che potrebbe protrarsi in un berlusconismo senza Berlusconi. Luci e ombre, speranze e timori sono stati lucidamente espressi, da «Una svolta solo a metà» di Pedrazzi a «Bagnasco ci chiama» di Castagnetti, da «Si rischia il settarismo», di Faggioli, a «I rischi di una cosa bianca» di Valli, per citarne solo alcuni.
I quattro euro delle operaie di Barletta hanno fatto scandalo. Eppure questa cifra non è così lontana dalle paghe ufficiali