Esperienze Formative

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

Martedì, 29 Novembre 2016 12:29

La presenza e il ruolo della Chiesa nei paesi del Terzo Mondo

Vota questo articolo
(1 Vota)

Parte II:

MANIFESTO ECUMENICO DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO – 1976, pubblicato su "Terzo Mondo Informazioni"del Movimento Sviluppo e Pace

Il grande slancio missionario ha, nei secoli, portato la parola di Dio alle popolazioni più lontane ed anche contribuito alla crescita umana e sociale delle stesse. I missionari furono spesso gli unici difensori dei nativi, ed ancor oggi ..... succede!

Ma purtroppo non sono sempre state rispettate le culture locali, perché sono stati fatti prevalere usi e valori dei "conquistatori" in campo umano, sociale ed economico.

E' pertanto importante riflettere con umiltà su....


15. Le Chiese cristiane, pur avendo origine in Cristo Gesù, Parola di Dio, e nelle Scritture, sono istituzioni composte da esseri umani, soggetti quindi alla debolezza umana e condizionati dal proprio ambiente socio-culturale.

16. Il cristianesimo è nato in Asia e ha raggiunto l'Africa prima di diffondersi in Europa. Secondo una tradizione autorevole, le chiese orientali in India fanno risalire la loro origine all'opera dell'apostolo Tommaso e la Chiesa d'Egitto è stata fondata dall'evangelista Marco all'alba dell'era cristiana. Il cristianesimo è fiorito in Etiopia, in Africa dal Nord e in alcune parti dell'Asia nei primi secoli dopo Cristo.

17. E tuttavia le chiese di oggi in Asia, Africa, America Latina e nei Caraibi hanno origine dallo zelo missionario delle chiese europee e nordamericane. La cristianizzazione dell'America Latina e di parte dell'Asia e dell'Africa è stata opera soprattutto dei missionari spagnoli e portoghesi. In una fase successiva, missionari di altri paesi europei hanno diffuso la fede cristiana, sia cattolica che protestante, in altri angoli della terra. In Corea, dei laici cristiani cinesi hanno fatto i primi convertiti e sviluppato dei gruppi cristiani per molti decenni senza un clero e senza missionari europei.

18. I missionari che hanno lasciato il loro paese per diffondere la fede nei continenti asiatico, africano o latino-americano erano in genere persone dedite al benessere spirituale dell'umanità; spesso hanno affrontato dure difficoltà di carattere fisico e psichico. La loro fatica ha fatto nascere le comunità cristiane di questi continenti e queste costituiscono una testimonianza del loro zelo e della loro dedizione.

19. E tuttavia i missionari non potevano sfuggire alle ambiguità storiche della loro situazione. Spesso e in moltissimi casi sono penetrati nel paese insieme con i colonizzatori sia mercanti che soldati. Non potranno quindi evitare di rimanere almeno parzialmente strumentalizzati dai progetti dei cercatori d'oro, di spezie, di terra, di schiavi e di colonie. Nel loro zelo per le anime, erano portati a pensare che l'espansione militare e commerciale dei popoli occidentali fosse provvidenziale per la salvezza delle anime e la diffusione del messaggio evangelico. Collaborarono quindi all'impresa coloniale, anche se talvolta la loro coscienza cristiana si rivoltava contro le atrocità del brutale processo di colonizzazione. È quindi necessario distinguere la loro buona volontà e la sostanza del vangelo cristiano dall'impatto effettivo delle missioni cristiane in questi paesi.

20. I missionari hanno concepito la diffusione del cristianesimo come il trapianto delle istituzioni delle chiese euro-americane, naturalmente nel contesto della dominazione imperialistica. I nuovi cristiani sono stati perciò segregati dai loro compatrioti e alienati dalla loro eredità religiosa e culturale e dal modo di vita delle loro società. Questo processo ha rafforzato la presa dei missionari sui nuovi convertiti. La liturgia è stata completamente importata dalle « chiese madri » e così le strutture ecclesiastiche e la teologia. Inoltre, è stata introdotta nelle nuove chiese una spiritualità pietistica e legalistica, comune in Europa. (Più tardi, il sistema educativo occidentale è stato diffuso nei paesi colonizzati in gran parte attraverso le istituzioni ecclesiastiche. Il risultato è stato che le chiese cristiane in questi continenti hanno ricalcato il cristianesimo europeo, sia pure adattato alla situazione di soggezione delle colonie.

21. Nelle prime fasi della espansione occidentale, le chiese si sono alleate al processo di colonizzazione, la loro stessa espansione è avvenuta sotto l'egida delle potenze coloniali ed esse hanno tratto vantaggio della diffusione dell'impero. Hanno allora reso in cambio uno speciale servizio all'imperialismo occidentale legittimandolo e abituando i nuovi convertiti ad accettare in contraccambio una eterna ricompensa per le loro sofferenze terrene incluso lo sfruttamento coloniale. I mercanti e i soldati dell'occidente hanno visto ben presto il vantaggio della presenza dei missionari tra i popoli che avevano sottomesso. Il vangelo è così stato usato come un agente per mitigare la resistenza nazionale allo sfruttamento straniero e addomesticare la mentalità e Ja cultura dei convertiti. Le potenze straniere hanno infatti dato ai Cristiani una posizione di privilegio e di fiducia nei posti di governo di quei paesi. L'insegnamento cristiano ha assunto un carattere deteriore, spingendo coloro che si dicevano cristiani alla ricerca di un guadagno egoistico e ad esercitare il potere in nome dei detentori dell'impero e del dominio spirituale.

22. La teologia delle chiese cristiane in questo periodo non solo si è adattata al processo di colonizzazione, ma anzi lo ha sostenuto. Il senso della superiorità militare e commerciale dei popoli europei veniva indicato come prova della superiorità del cristianesimo rispetto alle altre religioni, che dovevano essere quindi sostituite con « la verità ». Per secoli la teologia non ha seriamente contestato il saccheggio di continenti e neppure lo sterminio di intere popolazioni e civiltà. Il significato del messaggio di Gesù Cristo era così attenuato da cancellare ogni sensibilità all'agonia di intere razze umane. Queste non sono soltanto realtà storiche, ma costituiscono l'immediato precedente delle attuali teologie occidentali. Queste ultime non hanno infatti ancora imparato a contestare i successori dei colonizzatori, e cioè le potenti nazioni dell'Europa, del Nord America e dei Giappone; non è stata neppure elaborata una teologia per opporsi agli abusi degli eredi dei mercanti coloniali, cioè le gigantesche e predatorie multinazionali di oggi.

23. Le chiese cristiane, nel periodo coloniale dei tre continenti hanno alimentato delle scienze educative e sociali che hanno aiutato a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni di questi paesi; ma purtroppo il loro schema di valori era tale da accordarsi perfettamente con la dominazione capitalistica, e quindi era ampiamente accademico e individualistico. Il risultato è stato che la leadership che ha ricevuto l'indipendenza nelle colonie (tranne che nel caso di una lotta rivoluzionaria) era generalmente composta di persone allevate nella tradizione capitalistica occidentale. In questo modo le chiese — forse inconsapevolmente — hanno contribuito alla formazione di élites locali che avrebbero poi collaborato alla prosecuzione del sistema di sfruttamento delle masse popolari anche dopo l'indipendenza politica. Anche i servizi sociali, pur sovvenendo a bisogni immediati, non sono stati capaci di creare una coscienza sociale critica o di appoggiare i movimenti radicali per una giustizia sociale. Le chiese hanno così continuato, in generale, ad essere una sorta di alleato ideologico dei ceti medi locali che si sono associati all'élites al potere, condividendo i privilegi economici con le compagnie straniere, le quali hanno continuato la loro opera di penetrazione anche dopo l'indipendenza politica in America Latina dopo il XIX secolo e in Asia e in Africa dopo il 1940.

24. Osserviamo in questi ultimi decenni, nei tre continenti, la crescita di una tendenza « liberale », che prende il posto delle posizioni conservatrici tradizionali. Questa tendenza liberale è favorevole a un adattamento delle chiese alla cultura indigena e all'attuazione di una democrazia parlamentare nel contesto del capitalismo con la sua libera iniziativa. Religiosi, preti e vescovi indigeni hanno sostituito quelli stranieri; la teologia si è adattata alla situazione del dopo-indipendenza. Tuttavia, non vi è stata ancora una sostanziale alleanza delle chiese con le masse che lottano per una radicale giustizia sociale.

25. Negli ultimi anni sono sorti gruppi di cristiani in tutto il mondo che hanno cominciato a capire la situazione dei popoli sfruttati con maggiore sensibilità e in modo più corretto. Ai vertici delle chiese, come il Concilio Vaticano II e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, vi è stata uno spinta all'impegno dei cristiani per la costruzione di un mondo giusto e per l'apertura ad altre religioni e ideologie. Molte chiese locali, conferenze regionali ed episcopati hanno appoggiato questo orientamento (v. la Conferenza episcopale di Medellin nel 1968). I movimenti di liberazione dei popoli dalla dominazione straniera ricevono oggi maggiore appoggio dalle chiese come nel caso del1 Consiglio ecumenico delle chiese con il suo programma di lotta al razzismo. I membri delle chiese cominciano ad essere maggiormente coscienti delle ingiustizie del sistema economico. I diritti dell'uomo vengono oggi difesi da gruppi cristiani, inclusi alcuni dirigenti ecclesiastici in molti paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina.

'Le chiese ortodosse hanno lottato per molti secoli contro varie forme di oppressione, preservando così la loro identità religiosa e culturale. I teologi ortodossi partecipano al processo di rinnovamento volgendo l'attenzione al compito intrapreso dai primi Padri della Chiesa, e cioè la ricerca di una espressione rilevante della fede nella lotta contro le forze

dell'alienazione e di un rinnovamento significativo per la fede cristiana nel mondo di oggi.

26. Una nuova visione della teologia impegnata verso la liberazione integrale delle persone e delle strutture viene oggi elaborata nel processo stesso della partecipazione alle lotte del popolo. Ciò assume forme diverse nelle varie zone. In America Latina la « teologia della liberazione » esprime questa analisi e questo impegno. A Cuba, nel Vietnam, in Angola, Mozambico e Guinea Bissau dei gruppi cristiani sono stati presenti nelle lotte rivoluzionarie; in Sud Africa dei cristiani sono al centro della lotta per la liberazione; membri cristiani del governo, come in Tanzania e Zambia, cercano nuove vie per realizzare gli ideali dell'evangelo nel mondo contemporaneo; in Asia gruppi cristiani sono in prima linea nella lotta per i diritti umani, specialmente nella Corea del Sud e nelle Filippine.

27. Lo studio delle religioni tradizionali, la promozione della spiritualità indigena sono oggetto di interesse per gruppi cristiani in alcuni paesi dell'Africa e dell'Asia. In molte parti dell'Africa e dell'Asia si fanno seri tentativi di elaborare una teologia delle religioni. La costituzione di autentiche chiese locali è al centro dell'interesse per molti teologi di quei paesi. L'America 'Latina ha dato origine a nuovi gruppi di testimonianza all'evangelo radicale, della liberazione, in quasi tutti i paesi del continente. Vari gruppi, di giovani, donne, studenti, operai e contadini contribuiscono al rinnovamento delle chiese e di una teologia che sia rilevante per la propria situazione.

28. Vi sono quindi segni di speranza nella presenza delle chiese in questi paesi. La ricerca dell'autosufficienza, della partecipazione alle lotte popolari, l'indigenizzazione della liturgia, l'emergere di teologie significative, il moderno movimento ecumenico, gli sforzi di rinnovamento in molte chiese e la relativa apertura a cambiamenti di stampo socialista sono segni indicatori di un cristianesimo più radicale.

29. Una grande sfida è tuttavia posta di fronte a noi. Le chiese sono ancora appesantite da tradizioni, teologie e istituzioni del passato coloniale, 'mentre le nazioni vogliono muovere rapidamente verso il mondo moderno e i popoli chiedono a gran voce dei cambiamenti radicali a favore della giustizia e della libertà, di una generale inculturazione, e di un maggiore dialogo e collaborazione fra le religioni.

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA:

Emigrazioni: quali le cause?

MANIFESTO ECUMENICO DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO – 1976

 

Letto 1931 volte Ultima modifica il Martedì, 29 Novembre 2016 14:07

Search