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Venerdì, 17 Novembre 2017 11:23

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

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 – Domenica 19 Novembre 2017 –

Anno A

 

- don Paolo Squizzato

 

Prima lettura: Pr 31,10-13.19-20.30-31

Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.

Parola di Dio

Salmo: 127

Rit. Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene Rit.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. Rit.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! Rit.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Seconda lettura: 1 Ts 5,1-6

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Parola di Dio


Canto al Vangelo (Gv 15,4.5)

Alleluia, alleluia.

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluia

Vangelo: Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore

OMELIA

«Sono un filo d’erba che ha sete, un nulla che attende di diventare il tutto di Dio. Oscurità che anela alla luce» (Michele Do).

Non siamo esseri decaduti, ma povertà in attesa di compimento, in ascesa verso il nostro vero Sé.

Siamo venuti al mondo con un tesoro all’interno di noi stessi, una perla cucita nella fodera della nostra veste esistenziale di cui siamo all’oscuro – per citare un antico racconto zen -, una sorgente sepolta da terra  e sabbia. Sono i talenti di cui parla il Vangelo di oggi. La vita stessa di Dio.

La nostra breve vita ci è data per crescere in consapevolezza, prendere coscienza di questo nostro tesoro interiore, entrare in contatto con la luce incastonata in noi, e pian piano farla crescere, darle spazio, prendersene cura perché possa sbocciare. Occorre ‘dedicarsi’ alla Vita all’interno della nostra vita, coltivarla come un fiore, innaffiandola anche con le lacrime se è il caso, ed esporla a quel sole che porta a compimento, e che splende su tutti, ‘sui cattivi e sui buoni’ (Mt 5, 45).

Ma la parabola ci ricorda che esiste il rischio di abdicare al compito di portare alla luce il Dio dentro di noi, di starsene come esseri ‘malvagi e pigri’ (v. 26), in un atto di deresponsabilizzazione, attendendo tutto da un Dio sopra le nubi, interventista e miracolista. Ma Dio non è la stampella alle nostre insufficienze, il supplente delle nostre assenze, né risposta ai nostri perché.

«Va’, la tua fede ti ha salvato» è l’invito che torna costantemente nel Vangelo di Gesù. Dobbiamo credere, avere fede che il principio di vita è dentro di noi, che tutto è già dato, e che non c’è da attendersi nulla per il nostro compimento dall’esterno, ma solo aprirsi alla luce che riposa in noi, a Dio che coincide con la parte migliore di noi e che infine occorre aiutarlo ad emergere dal nostro buio e aiutarlo a non abbandonarci (Etty Hillesum).


CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

• “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Ma Dio non è la stampella alle nostre insufficienze, il supplente delle nostre assenze, né risposta ai nostri perché.

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”

invece

clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"


Letto 1619 volte Ultima modifica il Venerdì, 17 Novembre 2017 12:04

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