Esperienze Formative

Attenzione

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Sabato, 02 Dicembre 2017 19:24

I Domenica di Avvento

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Domenica 3 Dicembre 2017 –

Anno B

- don Paolo Squizzato

Prima lettura: Is 63,16b-17.19b; 64,2-7

Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.

Parola di Dio

Salmo: 79

Rit. Signore, fà splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


Seconda lettura: 1 Cor 1,3-9

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Sal 84,8 )

Alleluia, alleluia.

Mostraci, Signore,la tua misericordia e donaci la tua salvezza

Alleluia

Vangelo: Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Parola del Signore

OMELIA

«Fate attenzione, vegliate, che non vi trovi addormentati». Questo è l’invito pressante di Gesù.

Chi vive da addormentato in questa vita, lo sarà per sempre. Anche dopo la morte.

Vivere da ‘svegli’ permette di non morire, perché si è consapevoli del proprio compito esistenziale, ossia di doversi compiere, portare alla luce, rinascere alla pienezza di sé. Vivere da ‘svegli’ è consapevolezza insomma che la vita che stiamo vivendo ci è stata donata per portarci a compimento.

Nel Vangelo la parola verità traduce il termine greco aletheia. Letteralmente significa: ‘fuori dalla letargia’, (lèthê: oblio), fuori dall’oblio, dal sonno invincibile. Per cui vive una vita ‘vera’ chi vive consapevolmente, responsabilmente, da risvegliato appunto, in uno stato di continua attenzione.

Quando Gesù dice “Io sono la verità” (Gv 14, 6),  non dice ‘io-ho-la-verità’. La verità non la si può mai possedere. Sarebbe solo motivo di violenza. Si può diventare però persone vere, in quanto l’essenziale è la verità dell’essere. È come se Gesù avesse detto: ‘Io sono il risvegliato’, l’uomo consapevole di dove risiede il ‘compimento del cuore, il segreto della felicità e agisce di conseguenza.

Essere e vivere da persone consapevoli significa anzitutto accoglienza, ossia capacità di attenzione senza attesa, senza oggetto, perché vuota e pura recettività. Attenzione come accoglienza è la caratteristica prima della femminilità. La ‘verginità di Maria’, lungi dal ridursi a mera e banale questione sessuale, è proprio questa ‘attesa senza oggetto’, pura apertura e accoglienza dell’imprevedibilità.

«È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi» (v. 34). Abbiamo un potere dentro di noi che chiede di essere scovato e poi elargito. Nel Vangelo, per ‘potere’ s’intende la stessa vita di Dio, e dunque il potere dell’amore, l’unico in possesso di Dio. A questo dobbiamo prestare attenzione: siamo possibilità amanti, che compiranno se stesse solo nella modalità dell’amore.

La vita fallita sarà quella che ha disatteso la propria vocazione: vivere una vita addormentata (v. 36). Quando tornerà il padrone di casa (v. 35), fuori di metafora, quando ci toccherà la morte biologica, l’unica possibilità di fallimento sarà farci trovare addormentati, non in costruzione di noi stessi; distratti, ovvero tirati qua e là da ogni luce che promette di compierci. Vocazione disattesa.

L’illuminazione non sta nel ricevere luci dall’esterno, ma dilatare quella interiore che ci è stata posta dentro da sempre. È prendere consapevolezza che Cristo, la Luce abita già nei nostri cuori: «Esaminate voi stessi, se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi?» (2Cor 13, 5).

Ma non basta, per quanto essenziale, compiere questo lungo cammino di consapevolezza della propria verità. Occorrerà agire poi di conseguenza. La nostra potenzialità va compiuta; il tesoro una volta scoperto (cfr. Mt 13, 44) ci arricchisce, e vivremo nel mondo attraverso l’elargizione di questa ricchezza di cui finalmente siamo divenuti consapevoli.

Vegliare vuol dire tenere gli occhi aperti. Le civette, con i loro grandi occhi, vedono chiaramente anche nella notte. È questa la vigilanza cui ci richiama il Vangelo: vedere nella notte ciò che altri non vedono. Scorgere una Presenza anche laddove tutto pare avvolto dal buio, un significato dove tutto pare non senso, un amore anche dove tutto pare inimicizia e odio.

Anzi, il Vangelo ci richiama a qualcosa ancora oltre: al dovere di scorgere la Presenza nei presenti accanto a noi. Perché ora il nostro Dio è presente nell’altro che mi sta accanto. Ci vogliono occhi speciali per poter scorgere tutto questo: «quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

• Abbiamo un potere dentro di noi che chiede di essere scovato e poi elargito. Nel Vangelo, per ‘potere’ s’intende la stessa vita di Dio, e dunque il potere dell’amore, l’unico in possesso di Dio.

 

Buon cammino!

 

 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”

 

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