Esperienze Formative

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

Giovedì, 21 Dicembre 2017 19:16

IV Domenica di Avvento

Vota questo articolo
(0 Voti)

– Domenica 24 Dicembre 2017 -

Anno B

- don Paolo Squizzato

Prima lettura: 2Sam 1,1-5.8b-12.14a.16

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Parola di Dio

Salmo: 88

Rit. La mia anima esulta nel mio Dio.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». Rit.

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». Rit.

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». Rit.



Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Seconda lettura: Rm 16,25-27

Fratelli,
a colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Lc 1,38)

Alleluia, alleluia.

Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.

Alleluia

Vangelo: Lc 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore

OMELIA

Con l’annuncio a Maria, qualcosa di inaudito si va compiendo. Finisce l’epoca della religione, comincia quella della fede. L’uomo, da sempre intento a scalare il cielo, ora è da esso visitato. «Con Gesù di Nazaret ci è stata interdetta ogni scala verso il cielo» (Simone Weil).

Maria è figura dell’attesa umana che crea in sé lo spazio perché tutto si possa compiere.

«“Che cosa mi dà la vita?”. La risposta è facile: tutto. Tutto ciò che non è me e mi illumina. Tutto ciò che ignoro e che aspetto. L’attesa è un fiore semplice. Germoglia sui bordi del tempo. È un fiore povero che guarisce tutti i mali. Il tempo dell’attesa è un tempo di liberazione. Essa opera in noi a nostra insaputa. Ci chiede soltanto di lasciarla fare, per il tempo che ci vuole, per le notti di cui ha bisogno. La nostra attesa viene sempre soddisfatta di sorpresa. Come se quello che speravamo fosse sempre insperato. Come se la vera formula dell’attendere fosse questa: non prevedere niente, se non l’imprevedibile. Non aspettare niente, se non l’inatteso» (Christian Bobin, Elogio del nulla).

Maria crea in sé lo spazio. Questo è il significato profondo della ‘verginità’ di Maria, che noi cattolici purtroppo abbiamo per molto tempo ridotto ad una mera questione d’integrità dell’imene. No, Maria è vergine perché ha ‘creato’ in sé il ‘vuoto di sé’ attraverso la morte dell’io, dell’auto-centramento, della non-azione, consapevole che la massima opera può accadere quando non è più posta alcuna azione.

Maria è la discepola che insegna una delle verità profonde di ogni spiritualità: non prevedere niente, se non l’imprevedibile. Non attendere nulla se non l’insperato. Si tratta dell’‘attesa senza oggetto’ tanto cara alla Weil. Finché attendiamo ciò che crediamo di conoscere, ci raggiungono solo fantasmi. L’attesa deve essere vuota, gratuita, non dettata dalla richiesta, o viziata dai desideri, ma solo grata di ciò che vuole giungere. Attesa dell’imprevedibile insomma. Perché in fondo ‘Dio non ha lo scopo di dare a ciascuno il suo, ma di dare a ciascuno se stesso’ (E. Ronchi).

Sì, l’attesa senza oggetto è apertura all’imprevedibilità. Non attendo ciò che desidero, ma ciò che credo sia bene per me. Se il viaggiatore s’attendesse di scoprire ciò che crede di conoscere, non godrebbe mai della scoperta, ma farebbe solo turismo intorno a cose già note. E cesserebbero di esistere gli esploratori.

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

• «Rallègrati, piena/o di grazia: il Signore è con te», …. tu hai ricevuto questo annuncio?

• Non attendo ciò che desidero, ma ciò che credo sia bene per me.

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

Letto 1445 volte Ultima modifica il Domenica, 24 Dicembre 2017 23:17

Search