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Venerdì, 17 Aprile 2020 19:32

II Domenica di Pasqua – 19 Aprile 2020

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Anno A

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima lettura: At 2,42-47,

[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.
Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

Parola di Dio

Salmo: 117

Rit.: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.

 

 

Seconda lettura: 1Pt 1,3-9

 

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

 

Parola di Dio

 

 

Canto al Vangelo (Gv 20,29)

 

Alleluia, alleluia.

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

Alleluia.

 

 

Vangelo: (Gv 20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

 

OMELIA

 

 

Gesù è ‘risuscitato dai morti’ perché è incarnazione dell’amore più grande.

Non si risorge perché si muore, ma perché si ama.

I discepoli, dopo i giorni della passione, sono trincerati dentro ad un luogo chiuso per paura, e Gesù vi fa irruzione. Si ripresenta ai suoi, a quelli che ha sempre considerato amici, quelli che solo pochi giorni prima l’hanno tradito, rinnegato e abbandonato. Ma Gesù s’ostina a credere nell’amicizia e nella viscerale bontà dell’uomo.

Qui l’amicizia si fa perdono, e invece di rimproverarli, rinfacciare loro la bassezza raggiunta, facendo nascere in loro rovinosi sensi di colpa, li benedice col dono della pace, e regala loro il dono più bello, lo Spirito Santo, la sorgente stessa dell’Amore.

Gesù nella sua vita deve aver capito che l’unica cosa di cui abbisogna una persona quando sbaglia è di sentirsi amata, di essere accompagnata e compresa.

Perdonare è un fatto di risurrezione. Fa risorgere chi perdona e chi è perdonato.

Le ferite che mi hai inferto con la tua angoscia, la tua cattiveria, la tua violenza ora io le mostro a te come la cosa più bella che ho: «Mostrò loro le mani e il fianco» (v. 20).

Sono diventate perle, perché avvolgendole nell’amore son riuscito a non restituirtele, e non imprimerle sulla tua carne: ciò che di male non viene restituito, è strasformato in bellezza.

Perdonandoti mi son permesso di non rimanere nel sepolcro dell’odio, sono uscito dalla tomba e ho lasciato cadere le bende che mi stringevano nel desiderio di vendicarmi, di restituire il male, di moltiplicarlo all’infinito.

L’amore sa comprendere, sa capire il male che abita in te perché l’ho visto anzitutto presente e operante in me. Solo così son riuscito a perdonarti, perché guardando dentro il mio abisso ho scoperto che in fondo non sono diverso da te, e l’ombra, la cattiveria e la fragilità abitano in me come in te. E attraverso il lungo apprendistato dell’amore comincio finalmente a pacificare il mio mondo interiore, nella consapevolezza che un uomo in pace con se stesso è in pace con l’intero creato.

Solo in questo modo si rinuncerà alla vendetta: guardando dentro di me, capisco come sei potuto arrivare a questo punto.

 

E ora ‘pace a te’, risorgi anche tu. Il mio perdono ti permetta di uscire dal tuo sepolcro in cui la tua colpa ti ha rintanato. Tu sei più grande del tuo errore, della tua cattiveria, del tuo odio. Io ti permetto di risorgere, di rinascere ancora una volta, di ritentare la vita ancora una volta. Fosse solo per ‘sbagliare ancora e sbagliare meglio’.

E come due risorti, ci rincontreremo forse un domani oltre la soglia della morte, non ricordando più di fatto, chi ha ferito e chi è stato ferito.

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi»,

  • Gesù nella sua vita deve aver capito che l’unica cosa di cui abbisogna una persona quando sbaglia è di sentirsi amata, di essere accompagnata e compresa.

 

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

Letto 19781 volte Ultima modifica il Venerdì, 17 Aprile 2020 20:36

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