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Domenica, 22 Novembre 2020 23:53

LIDIA In evidenza

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da:       I.   LA COLLABORAZIONE FEMMINILE

NELLA PRASSI APOSTOLICA DI PAOLO

 

1. DONNE COLLABORATRICI NELLA COMUNITÀ DI FILIPPI:

LIDIA


prof. Dario Vota

Nell'anno 50 d.C. Paolo partì da Troade, in Asia minore e, attraversando il mare Egeo, giunse fino al porto di Neapolis, in Grecia, da dove proseguì verso l'entroterra per iniziare ad annunciare il Vangelo di Gesù Cristo sul suolo europeo. Evangelizzò tutta la provincia romana di Macedonia, cominciando da Filippi, per poi proseguire verso sud-est fino a raggiungere Corinto, capitale della provincia romana di Acaia.

Filippi fu dunque la prima tappa europea dell'azione evangelizzatrice di Paolo. Ce ne informa Luca in At 16,11-15 (una parte della sezione di At in cui l'autore narra in prima persona: indizio, forse, che chi scrive è stato testimone oculare dei fatti o ha riportato il racconto di un testimone):

11Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli 12e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. 13Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. 14Ad ascoltare c'era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: "Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.

Chi poteva essere questa Lidia?

Il nome Lidia non era raro a quel tempo, per questo non può offrire di per sé un indizio specifico sulla sua identità. Tuttavia qualche studioso ha ipotizzato che esso sia un nome etnico (un nome che caratterizzava una persona dal suo luogo di origine), una denominazione che era frequente tra gli schiavi; e poiché Luca la segnala come originaria di Tiatira, città della Lidia (in una zona occidentale dell'attuale Turchia), si è pensato che questa Lidia possa essere stata una schiava, poi liberata e capace, grazie alla sua intraprendenza, di compiere una buona ascesa socio-economica.

Stando alla notizia di Luca, Lidia era dunque originaria di Tiatira, se è corretto l'inserimento della virgola nella traduzione della frase commerciante di porpora della città di Tiàtira, che nel testo greco non contiene virgole (mettere o no la virgola dopo porpora cambia il senso: se sì, è Lidia che proviene da Tiatira; se no, è la porpora). La maggior parte degli esegeti propende una sua provenienza da Tiatira.

Questa città era situata nella parte occidentale della provincia romana d'Asia, al crocevia di importanti rotte commerciali, prospero mercato e centro industriale. Tiatira era famosa nell'antichità per la produzione e la tintura di tessuti, specialmente di prodotti tinti con la porpora. La tinta color porpora, che veniva prodotta con tonalità e qualità diverse a seconda se estratta da molluschi o piante, era un bene prezioso: prodotti e indumenti porpora di prima qualità erano beni di lusso che solo l'élite della società imperiale poteva permettersi.

Luca definisce Lidia πορφυρόπωλις (porphyròpolis) = commerciante di porpora. L'accorto senso degli affari può spiegare il trasferimento di Lidia a Filippi, ricca colonia romana geograficamente ben situata per il commercio sia via terra che via mare.

Luca la presenta come comodamente stabilita a Filippi quando incontra Paolo: non solo aveva una casa propria, ma addirittura una casa abbastanza grande da accogliere una comunità di credenti in Cristo; in più doveva avere abbastanza domestici per prendersi cura sia della sua proprietà che dei suoi affari. È inoltre ragionevole supporre che frequentasse ambienti benestanti: dato che commerciava porpora, è probabile che la sua clientela appartenesse agli strati alti della società di Filippi e includesse magari anche funzionari romani e membri del loro seguito.

Pur essendo una commerciante di successo, Lidia, a quanto sembra, cercava qualcosa di più delle comodità e del successo.

Secondo Atti, Paolo, quando giungeva in una nuova città, era solito entrare nella sinagoga locale e parlare agli altri ebrei. Poiché, a quanto pare, ai tempi di Paolo Filippi non aveva una sinagoga — l'esistenza qui di una sinagoga è citata per la prima volta in iscrizioni del III o IV secolo — egli si mise alla ricerca di una προσευχὴ (proseuchè), o luogo di preghiera, al di fuori della città, presso il fiume. Ciò che trovò – forse con sorpresa per un ebreo – fu un incontro di preghiera di donne, presumibilmente membri della casa di Lidia, la quale viene identificata come σεβομένη τὸν θεόν (seboméne ton theòn) = «credente in Dio».

Il termine proseuchè potrebbe riferirsi a qualsiasi luogo in cui si svolgeva un'attività rituale religiosa o, in modo specifico, a un luogo di preghiera per gli ebrei. Poiché qui questo termine appare in collegamento con "credente in Dio", espressione usata dagli ebrei per i pagani simpatizzanti del giudaismo, si può pensare – ma non è sicuro – che Lidia fosse una proselita ebrea, cioè una "gentile" che guardava con simpatia al giudaismo; il che non significa che avesse per forza abbandonato divinità pagane (la devozione a più di una divinità non era certo insolita nel mondo mediterraneo del I secolo, dove culti paralleli, qualcuno locale, altri invece importati, esistevano fianco a fianco). Quello che sembra evidente dal racconto di At 16, è che Lidia era una donna aperta alla ricerca religiosa, cosa che la rese ricettiva alla predicazione di Paolo.

Lidia – dice il racconto di At 16 – fu battezzata, e con lei "la sua famiglia" (nel testo greco: καὶ ὁ οἶκος αὐτῆς = "e la casa di lei"). Ma, stando al racconto, il suo battesimo non fu la conseguenza del battesimo del marito o dell'uomo che comandava in casa (la cui scelta di solito trascinava in modo quasi automatico le donne e gli altri membri della famiglia); Luca parla del battesimo di lei prima di tutti, e lei porta al battesimo la sua "casa". Questo è molto importante: il battesimo di una donna, di per sé e non in quanto moglie di un uomo che si è fatto battezzare, è la dimostrazione che sono saltate le divisioni e le discriminazioni basate sul sesso: una cosa che deve aver avuto un impatto notevole nella vita sociale e religiosa di chi a quel tempo abbracciava la fede cristiana.

Luca ci dice che, dopo che Lidia e la sua famiglia furono battezzate, lei offrì ospitalità a Paolo. Il verbo usato da Luca, παρεβιάω (parebiào), che di solito viene tradotto con "costringere" o "indurre", alla lettera significa "usare la forza". Quest'espressione suggerisce che Lidia aveva un carattere forte e che non era il tipo di donna che accetta un no come risposta.

Il ritratto che Luca presenta di Lidia, senza menzionare un marito o un'altra autorità maschile dalla quale lei dipenda, capace di decidere da sola di aprire la propria casa a Paolo e ai suoi compagni, si discosta dalle solite descrizioni di donne del I secolo, la cui vita era definita dal patriarcato, un sistema gerarchico in cui tutti i membri di una famiglia sottostavano all'autorità della figura maschile più anziana in vita, o pater familias.

Attraverso il matrimonio la donna solitamente passava dall'autorità del suo parente maschio più anziano all'autorità del marito. Tuttavia, accanto a questo sistema sociale gerarchico, esistevano alcune disposizioni giuridiche che concedevano alle donne un certo grado di indipendenza. Per esempio, il matrimonio della donna poteva essere contratto sine manu = lei e i suoi beni rimanevano sotto la potestas (l'autorità) del padre, alla cui morte lei poteva ereditare le proprietà e rimanerne l'unica titolare a nome proprio; insomma, nei matrimoni sine manu il marito non acquisiva alcuna autorità legale sulla moglie o sui suoi beni. Inoltre, in base alla legislazione di Augusto (27 a.C. – 14 d.C.), alle donne che partorivano un certo numero di figli maschi (numero che dipendeva dallo status sociale) era concesso di gestire le proprie finanze e le proprie attività commerciali. Pertanto, anche se Lidia fosse stata sposata, avrebbe potuto beneficiare di queste o altre forme di legislazione, il che spiegherebbe perché viene presentata come donna che agisce in modo indipendente.

Dichiarando che Lidia convinse Paolo a essere suo ospite, Luca la pone nel ruolo di patrona di Paolo. A quei tempi, il patronato era un'istituzione sociale diffusa: quanti avevano i mezzi e una posizione sociale cercavano di accrescere la propria reputazione e posizione ponendosi come patroni, cioè concedendo aiuti finanziari e di altro genere alle persone in situazioni inferiori (clienti); i clienti restavano indebitati con i loro patroni e, in cambio della loro generosità, promettevano lealtà e assicuravano loro elogi e obbedienza.

Sebbene alle donne del I secolo fosse vietato rivestire un incarico pubblico, esistono abbondanti testimonianze di donne, specialmente ma non esclusivamente dell'élite, coinvolte nel patronato. Come i loro omologhi maschili, usavano il proprio denaro e il proprio status per influenzare gli affari sociali e politici, per sostenere le arti, i progetti civici di vario genere, le corporazioni di lavoratori e per promuovere i culti religiosi preferiti. Per le loro opere benefiche potevano essere omaggiate con statue commemorative, monumenti e iscrizioni. Sebbene non esista nessuna testimonianza esterna che confermi le loro attività di patronato, è possibile che Lidia e altre donne citate nel Nuovo Testamento, come Febe (Lettera ai Romani 16,2), siano state benefattrici e patrone di altri prima di dedicare il loro sostegno a Paolo e alla sua missione.

Dalle lettere di Paolo ai Corinzi appare evidente che egli era attento a evitare quegli aspetti del sistema del patronato che avrebbero potuto compromettere la sua libertà di predicare il Vangelo come lui riteneva opportuno o la sua mobilità. Tuttavia, egli dipendeva dal sostegno finanziario di patroni come Lidia, che gli fornivano aiuto materiale e un tetto; inoltre i patroni con buoni contatti sociali come Lidia, con reti di soci d'affari e clienti, potevano permettere a Paolo di raggiungere persone e luoghi, a Filippi e altrove, dove portare avanti la sua missione.

Ma la generosità di Lidia si estese ben oltre l'offerta di cibo e di alloggio per Paolo e i suoi compagni missionari. La sua casa divenne la sede riconosciuta della nascente comunità cristiana a Filippi, sulla quale, come capo della casa, lei probabilmente esercitò un ruolo guida.

Generosa e anche coraggiosa, Lidia: accogliere nella sua casa degli uomini stranieri poteva essere motivo di scandalo; ospitare persone che adoravano un messia giudeo, invece che l'imperatore o qualcuno degli dèi pagani, poteva danneggiare assai la sua reputazione e i suoi affari; e accogliere Paolo e Sila che erano appena stati rilasciati dalla prigione con richiesta di andarsene al più presto dalla città (com'è narrato nel seguito del primo incontro di Paolo con Lidia, At 16,16-40) richiedeva coraggio.

Un aspetto da non trascurare di questo racconto è che la Chiesa a Filippi è nata tra le donne, ed è a Lidia e alla sua famiglia che Paolo ha affidato la vita e la crescita della comunità di credenti in Cristo che stava nascendo. Nel tempo in cui Paolo si fermò a Filippi, Lidia deve aver ricevuto da lui una catechesi e una serie di indicazioni teologiche e pastorali che la abilitarono ad essere la coordinatrice di quella piccola comunità; Luca la presenta come una donna spiritualmente recettiva: era molto probabilmente la più adatta ad assumere un ruolo guida.

Senz'altro alla comunità si unirono degli uomini, che assunsero anche ruoli guida (così risulta dall'inizio della Lettera di Paolo ai Filippesi, scritta qualche anno dopo, nel 55 o 56 d.C., in cui Paolo e Timoteo si rivolgono a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi: Fil 1,1). Tuttavia, le donne continuarono a svolgere ruoli importanti nella comunità, dove due donne, Evodia e Sintiche, sono ricordate da Paolo tra i suoi più stretti collaboratori nel lavoro per il Vangelo.

Una cosa che appare strana riguardo a Lidia, è che Paolo, nella lettera che scrisse alla comunità cristiana di Filippi 5 o 6 anni dopo il suo incontro con Lidia, non cita questa donna, che pure lo accolse in casa sua e fu "la prima cristiana europea". In questa lettera ricorda Evodia e Sintiche, che dovevano avere compiti importanti tra i cristiani di Filippi, ma su Lidia neppure un cenno. Aveva forse lasciato Filippi ed era tornata a Tiatira? E' possibile.

E' una domanda che si può abbinare al fatto che oggi alcuni studiosi si interrogano sull'effettiva storicità di Lidia, se cioè sia stata una persona storica concreta o semplicemente una figura inventata da Luca per rappresentare un modello di donna, benestante e indipendente, attratta verso il cristianesimo. Ma questo dubbio pare eccessivo: il nucleo di storicità del racconto su Lidia appare accettabile. In ogni caso donne Lidia si inserirono nel cristianesimo dei primordi e influenzarono la crescita e lo sviluppo delle prime cellule di credenti cristiani.

Il fatto che in tutto il Nuovo Testamento Lidia sia menzionata solo qui, unitamente alla disattenzione generale verso le donne che ha caratterizzato gli studi biblici del passato, probabilmente spiega perché è stata trattata come personaggio minore nella storia iniziale del cristianesimo. Tuttavia non è esagerato affermare che senza la collaborazione e le risorse di Lidia, o di una donna come lei, è probabile che gli sforzi evangelizzatori iniziali di Paolo non avrebbero mai dato vita a quella fiorente comunità di credenti in Cristo a Filippi, per lui fonte di incoraggiamento e di sostegno durante tutto il suo ministero.


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"DONNE IN PRIMA FILA NELLE PRIME COMUNITA' DI CRISTIANI"


  

Letto 20080 volte Ultima modifica il Sabato, 28 Novembre 2020 12:46

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