Giustificazione, Grazia e Sacramenti
don Marino Qualizza
1. La ‘buona notizia’ della grazia di Dio
"Anche noi, infatti, siamo stati un tempo insensati, ribelli, fuorviati, asserviti a concupiscenze e voluttà d’ogni genere, vivendo immersi nella malizia e nell’invidia, abominevoli, odiandoci a vicenda. Quando però apparve la benignità del Salvatore nostro Dio e il suo amore per gli uomini, egli ci salvò non in virtù di opere che avessimo fatto nella giustizia, ma secondo la sua misericordia, mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, che egli effuse sopra di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché, giustificati per mezzo della sua grazia, diventassimo eredi della vita eterna secondo la speranza" (Tito, 3,3-7).
1.a. Una buona notizia per la condizione umana
Il testo della lettera a Tito riassume in modo felice il contenuto della ‘buona notizia’ cioè del Vangelo. Come si può vedere benissimo dal testo, abbiamo di fronte un dittico, un quadro a due ante contrapposte, che presentano la situazione del mondo, come luce e tenebra, vita e morte, perdizione e salvezza, grazia e malvagità. Questo quadro non è il risultato di una ideologia, di una contrapposizione filosofica, che divide la realtà fra bene e male, perché è sempre stato così. Qui abbiamo la descrizione di ciò che è avvenuto: eravamo fuorviati, siamo stati ricondotti sulla retta strada . Qui si descrive la storia del mondo; essa è storia di perdizione a causa della malizia umana ed è storia di liberazione a causa della bontà di Dio, che non ha mai abbandonato il mondo da lui creato e perché tale, fondamentalmente buono e quindi ricuperabile.
1.b. Diversi annunci
In una storia umana priva di libertà, c’è bisogno che qualcuno alzi il grido per annunciare il cambiamento, per annunciare la liberazione. Il primo annuncio, il primo Vangelo l’abbiamo letto in Genesi 3, quando in quel testo misterioso abbiamo sentito la proclamazione di una vittoria futura, già iniziata nella speranza: <<Io porrò una ostilità fra te e la donna e tra il lignaggio tuo ed il lignaggio di lei: esso ti schiaccerà la testa e tu lo assalirai al tallone>> (3,15). Questa buona notizia continua poi con la chiamata di Abramo (Gen 12), perché egli mediante la fede diventa una benedizione per tutta l’umanità. E prosegue poi con l’epopea dell’Esodo, soprattutto con la celebrazione dell’alleanza fra Dio e il suo popolo, nel segno della libertà (Es 19-24). Promessa, benedizione, liberazione sono altrettanti sinonimi di quello che nel Nuovo Testamento verrà chiamato ‘grazia’ e salvezza.
A tenere desta la notizia della grazia sono chiamati i profeti ed è ad essi che i Vangeli si richiamano per una ideale continuazione del progetto di Dio. In particolare nella conclusione del grande libro di Isaia l’annuncio della salvezza, la notizia della grazia assume toni particolarmente solenni. <<Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi unse , mi inviò ad evangelizzare gli umili, a fasciare quelli dal cuore spezzato e proclamare la libertà ai deportati, la liberazione ai prigionieri, a proclamare un anno di grazia da parte del Signore>> (61,1-2). L’evangelista Luca ha collegato con questo annuncio l’inizio della missione di Gesù, nella sinagoga di Nazareth, con una precisazione della massima importanza:<<Oggi si è adempiuta questa scrittura per voi che mi ascoltate>> (Lc 4, 21).
1.c. Il compimento con il Vangelo
La precisazione del Vangelo è quanto mai importante, perché inserisce, per gli smemorati di ogni epoca, l’annotazione del tempo, la dimensione della storia: la grazia di Dio non è un’idea, una legge fisica, né un evento dell’evoluzione naturale. E’ invece un intervento di Dio, che si inserisce nella storia umana, nelle sue ferite, nella sua libertà malata, per porre rimedio ai mali dell’umanità. E’ dunque una storia, e c’è storia solo dove è in gioco la libertà. L’uomo è stato creato nella libertà, è sostanzialmente libertà, anche se limitata e quindi fallibile, come di fatti è successo. E l’intervento di Dio è ancor di più intervento di libertà, gratuità, per rimettere in gioco la drammatica ed insieme affascinante avventura della libertà umana che si sforza di accogliere la libertà di Dio.
1.d. Un annuncio affidato ai credenti
Poiché si tratta di una storia di cui si ha notizia, essa va annunciata non dagli eventi sismici e dal cambio delle stagioni, ma da uomini e donne che si mettono in ascolto di Dio, che accolgono il suo progetto e si impegnano per la sua realizzazione. Per cui questa non sarà tanto storia di teorie e di leggi, di ipotesi e di dimostrazioni, di equazioni e sillogismi, quanto invece storia di persone che si fidano di Dio. Quasi a correggere la storia iniziale che è contrassegnata dalla sfiducia, dalla diffidenza verso Dio, come ci racconta Genesi 3. E’ la storia racchiusa in quella lunga serie di nomi che Matteo e Luca ci presentano nella ideale genealogia di Gesù. Ideale, nel senso che è il risultato di una elaborazione teologica che sceglie, fra i nomi a disposizione, solo alcuni, anche per l’impossibilità pratica di elencarli tutti. Questi nomi costituiscono la grande catena virtuosa che accompagna la storia dell’umanità, la notizia della grazia, a ritroso per Luca che da Gesù arriva fino ad Adamo e poi a Dio stesso, come origine di ogni esistenza; nello sviluppo cronologico per Matteo che da Abramo arriva fino a Giuseppe e Maria, dalla quale è nato il Cristo.
1.e. Che vivono una storia di impegno fedele
Questi nomi che richiamano le persone sono la storia dell’annuncio della grazia di Dio in Cristo. ad essi si aggiungono i nuovi, quelli scelti da Cristo stesso per la continuazione dell’annuncio, perché la storia non è conclusa. Si dilata ed estende nella storia e nella vita della Chiesa, risultato della grazia di Dio. Un posto particolare spetta agli ultimi due protagonisti nell’elenco di Matteo e dei primi due in quello di Luca, cioè Giuseppe e Maria. E’ noto infatti che nell’edizione del vangelo di Matteo la buona notizia è data a Giuseppe; in quella di Luca invece a Maria, nel famoso racconto dell’annunciazione. Tenendo conto della diversità dei ruoli di questi due protagonisti, dobbiamo dire che l’intenzione del racconto evangelico è identica: Gesù è la buona notizia che Dio dà agli uomini. I primi ad ascoltarla e quindi a farla propria sono proprio Giuseppe e Maria, che a titolo diverso, come dice la fede della Chiesa, sono i ‘genitori’ di Gesù.
1.f. Nella ricca quotidianità
La cosa è quanto mai significativa, perché fa comprendere ancora di più che la salvezza annunciata dal Vangelo passa attraverso la realtà più immediata e quotidiana dell’esistenza: la famiglia; ed è legata a quanto la famiglia normalmente esprime, se è tale: la gratuità nell’amore. Perciò la buona notizia della grazia è in primo luogo la sua incarnazione nella trama degli avvenimenti umani, guidati sapientemente da Dio, ma non soppiantati. La fede di Giuseppe e di Maria, secondo i Vangeli è anche contemporaneamente amore per un ‘figlio’. Esso diventa segno evidente della gratuità, perché un figlio è sempre gratuità, come un padre ed una madre. I casi contrai nella storia quotidiana confermano la regola, anche se in modo drammatico.
La buona notizia consiste allora, come abbiamo letto nel testo a Tito, nel cambiamento della condizione dell’umanità. La storia umana è segnata, fino ad oggi, dalla malizia e dalla perdizione. Non bisogna dimenticare che questo dura appunto fino ad oggi. Anche se il testo biblico insiste giustamente sul cambiamento, esso non è un dato automatico e statico: prima il male, poi il bene. Questo certamente nella storia delle persone, ma non nella storia intesa astrattamente e quindi in modo irreale. In essa continua la lotta quotidiana perché la malizia e l’inclinazione ad essa siano vinte dalla grazia e dalla sua forza, nella libera e responsabile accoglienza umana. Ogni giorno e per ogni persona si pone la necessità di una scelta e la sua rinnovazione, in modo tale che la vita non sia un automatismo, ma una decisione resa possibile dalla forza dell’amore di Dio per noi, cioè dalla sua grazia.
1.g. Oggi nella fede della Chiesa
In tal modo continua anche nei nostri giorni l’annuncio della grazia, la buona notizia della salvezza, affidata a coloro che hanno ricevuto il dono della fede e lo vivono nella consapevolezza. La notizia non è stata data una volta per sempre, perché deve essere resa attuale in ogni tempo. Il contenuto è stabile, perché è dato dal Cristo morto e risorto; la comunicazione è attuale e continua e costituisce il primo compito della Chiesa. Il problema che si impone è come garantire la ‘novità’ della notizia, perché non sia buttata tra le cose che non dicono più niente. Il pericolo è costante e la sfida non cessa mai.