"Luce di gioia"
di Gilles-Hervé Masson, o. p.
Il mese di febbraio celebra la festa della Presentazione, festa della luce, luce che risplende nella persona del fanciullo Gesù. Ecco perché meditiamo sul "lucernare", parola che significa, letteralmente, "inno della luce". Tra i vari inni, uno dei più conosciuti, è "Luce di gioia", canto che accompagna il rito secolare della luce all’inizio della preghiera della sera. Cosa vi è di più semplice che accendere un cero o una lampada, cosa di più bello che l’unione della luce e del canto per esprimere il senso della vita?
Quando il pomeriggio volge alla fine e la sera sta per scendere, la campana suona per invitare alla preghiera. Tra poco cominceranno i vespri. Essi si aprono con il segno della croce e la lettura del versetto "Dio, vieni in mio aiuto! Signore, vieni presto in mio soccorso". A questa invocazione può far seguito il rito antico del lucernari che consiste nell’accendere i ceri dell’altare, delle icone, o i lumicini disposti qua e là. Compiendo questo rito, si canta "Luce di gioia" (in greco phôs hilarion) che si dice sia stato composto da un martire.
Qual è il senso di questo gesto? È un atto di fiducia e di fede espresso nel momento in cui le tenebre sembrano prendere il sopravvento e privare lo sguardo degli uomini della luce di cui essi hanno bisogno.
Questo è il primo gesto che fanno gli ebrei quando inizia lo shabbat: la madre accende una lampada, la quale indica, con la sua luce, che questo tempo è consacrato a Dio. :È il tempo in cui ci si ricorda del Creatore e della sua creazione per rendergli lode e gloria nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola.
Al centro dello shabbat, vi è anche la preghiera del Shema Israël, con tutte le benedizioni che ne fanno parte; la prima di queste è una benedizione della luce, che termina con l’omaggio reso al Creatore delle stelle.
Per chi ha familiarità con la Scrittura, è ben chiaro il senso di questa serie di riti e di preghiere. All’inizio dell’opera creatrice di Dio, vi è la luce che viene prima di tutto il resto. Luce del cosmo, condizione della vita, ma insieme, luce nel cuore dell’uomo, condizione di una vita felice . È attraverso questa via che si impara a leggere in chiave simbolica il significato dell’alternanza tra il giorno e la notte: vi si legge la dinamica della vita umana, circondata di luce, ma anche minacciata dalle tenebre. Ed ecco il ricordo della Parola originale: "Che la luce sia!"
All’inizio del suo Vangelo, Giovanni non fa che ricordarsi del primo sfavillio di luce che Dio ha dato al mondo. Egli ricorda che il Verbo di Dio viene per rendere al mondo libero accesso alla luce . Quando Luca ci presenta il vecchio Simeone, non ci mostra solamente un vegliardo intenerito da un lattante, ma un uomo che, nel profondo di sé stesso, percepisce in questo bambino il dono di una rinnovata luce e speranza: "I miei occhi hanno visto la tua salvezza. Luce per illuminare i pagani e gloria d’Israele tuo popolo". E come non pensare alla cura con cui viene preparato il cero pasquale, e alla celebrazione della luce durante la grande veglia di Pasqua!
Nulla vi è di più semplice, in verità, che accendere un cero o una qualsiasi luce. Ma, questo semplice gesto, illuminato dal canto, può condurre il nostro cuore e la nostra preghiera molto lontano, nella ricchezza di tutto ciò che la Scrittura ci dà, nella dolcezza della speranza che veglia sempre "di giorno come di notte".
Luce di gioia
R. Luce di gioia,
splendore eterno del Padre
santo e beato, Gesù Cristo.
1. Al tramonto del sole,
contemplando la luce della sera,
cantiamo il Padre e il Figlio
e il Santo Spirito di Dio.
2. In ogni tempo degno di essere lodato,
da sante voci,
Figlio di Dio che donasti la vita
E il mondo ti glorifica.
(Per la festa della Presentazione del Signore)
3. Simeone ti ha ricevuto tra le sue braccia
come una fiaccola
e i suoi occhi hanno visto
la luce delle nazioni.
4. Sei stato portato nel Tempio
da mani di uomo,
tu, il Tempio nuovo
costruito dalle mani di Dio.
5. Il tuo santo Spirito
ci ha condotti all’incontro con te
e abbiamo contemplato la tua gloria.
Concedi ai tuoi servi
riuniti in questa sera,
di addormentarsi in pace nella tua luce.
6. Signore Gesù noi ti adoriamo,
immagine del Padre invisibile,
splendore della gloria dei Cieli,
Sapienza eterna e Verbo di Dio
7. Ti acclamiamo e ti benediciamo,
perché hai visitato la nostra terra.
La creazione si rallegra e s’inchina davanti a te,
ti offre la voce della sua lode.
(Si conclude con questo versetto)
8. Che la mia preghiera verso te Signore
si innalzi come l’incenso
e le mie mani davanti a te
come l’offerta della sera.
(Inno dell’ufficio domenicano)
(Tradotto e adattato da M. Grazia Hamerl da Biblia n°16)