Si tratta forse di giustificare l’esistenza di Dio? Spiegare le ragioni della nostra sequela? Rendere con parole convincenti il perché del nostro credere?
Nel presentare globalmente la struttura della celebrazione eucaristica, abbiamo già accennato che il termine "offertorio" è tuttora non solo legittimo, ma molto importante per la comprensione del senso della celebrazione. Alcuni, anzi molti, affermano che sarebbe meglio chiamare questa parte "preparazione dei doni", perché noi non offriamo al Padre pane e vino, ma il sacrificio di Cristo, cosa che faremo all'interno della preghiera eucaristica.
di don Bruno Maggioni *
* biblista e teologo, docente presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale
La prima domanda, che si legge nella Scrittura, è una domanda rivolta da Dio all'uomo: "Adamo; dove sei?" (Gn 3, 9). Dio cerca l'uomo e tocca all'uomo mostrarsi, rispondendo: eccomi, sono qui. Ma poi nella Scrittura si legge spesso anche la domanda dell'uomo a Dio: "Signore, dove sei?". Anche Dio risponde: "Eccomi". La ricerca è dunque duplice: Dio cerca l'uomo e l'uomo cerca Dio. È una ricerca incessante in ambedue le direzioni. Dio non cessa di mostrarsi all'uomo e continuamente ripete: sono qui. È questo il nome rivelato da Dio a Mosé. Ed è ancora questo il nome del Figlio di Dio fatto uomo: Emmanuele, Dio con noi. Ed è ancora il nome del Signore risorto, come si legge nel Vangelo di Matteo: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Il nome di Dio è sempre: io sono con voi.
Il termine globalizzazione almeno in prima battuta, rinvia alla diffusa percezione che le nostre realtà locali sono sempre di più segmenti di un mosaico più vasto.
Le seguenti note si basano su M.I. RUPNIK, Cerco i miei fratelli. Lectio divina su Giuseppe d'Egitto, Lipa, Roma 1998; e - in misura minore su C.M. MARTINI, Due pellegrini per la giustizia, Piemme, Casale Monferrato 1992.1 numeri di pagine tra parentesi si riferiscono al volume di Rupnik.
di Stefano De Fiores
Il Concilio Vaticano II non ha ritenuto opportuno attribuire a Maria il titolo di "sposa dello Spirito Santo" perché temeva che suscitasse nei fedeli due idee errate: quella della paternità dello Spirito Santo nei riguardi di Gesù e quella dell'uguaglianza sponsale di Maria con lo Spirito. Alla prima di esse si richiamano quanti contestano il titolo. Anche la ragione circa Cristo sposo della Chiesa non può essere negata in base al Nuovo Testamento (Ef 5,25-33). Esistono pertanto delle valide ragioni pastorali e teologiche per astenersi dall'attribuire quel titolo alla Vergine, tanto più che questa è la scelta dell'Assemblea Conciliare.
di Sr. Germana Strola o.c. s.o.
Uno dei cardini fondamentali della liturgia monastica, fin dalle prime forme embrionali delle comunità anacoretiche o cenobitiche dell'Antico Egitto, è sempre stato la recita integrale del salterio: in esso, i monaci chiamati alla preghiera continua trovavano un'inesauribile fonte di ispirazione, l'alimento per un sempre nuovo approfondimento spirituale e il sostegno per una perseverante fedeltà. Specchiandosi in esso, quasi un'immagine privilegiata del mistero dell'uomo e di Cristo, come insegnava già S. Atanasio nella lettera a Marcellino, il monaco assume nella sua relazione con Dio tutto il travaglio dell'esistenza umana e sperimenta in se stesso la forza di una continua catarsi spirituale.
Tutto ciò che è istituzione, fosse pure ecclesiastica, è morte se è presa come fine a se stessa. Il cristiano sa che la compiutezza del Regno - il vero bene comune dell'umanità - è sempre al di là dell'esistente.
Gli interventi sull'organismo sono in genere opera del medico, ma gli strumenti sono offerti da altri ambiti della ricerca scientifica come la biochimica, l'ingegneria, la fisica, l'elettronica. Non si può più vedere il problema etico nei solo ambito dell'etica o deontologia medica...
Noi siamo abituati dall’inizio della nostra specie a considerare l'informazione tra esseri umani come qualcosa di radicalmente diverso: la sua finalità è essenzialmente far sapere...