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Giovedì, 19 Agosto 2004 21:30

Ballata della speranza (David Maria Turoldo)

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Sperare costa molto. Troppe volte si è attratti da altri immagini, da altre prospettive: non senso, vuoto, disperazione, morte...

Tempo del primo avvento
tempo del secondo avvento
sempre tempo d'avvento:
esistenza, condizione
d'esilio e di rimpianto.

Anche il grano attende
anche l'albero attende
attendono anche le pietre
tutta la creazione attende.

Tempo del concepimento
di un Dio che ha sempre da nascere.

(Quando per la donna è giunta la sua ora
è in grande pressura
ma poi tutta la sua tristezza
si muterà in gaudio
perché è nato al mondo un uomo.)

Questo è il vero lungo inverno del mondo:
Avvento, tempo del desiderio
tempo di nostalgia e ricordi
(paradiso lontano e impossibile!)
Avvento, tempo di solitudine
e tenerezza e speranza.
Oh, se sperassimo tutti insieme
tutti la stessa speranza
e intensamente
ferocemente sperassimo
sperassimo con le pietre
e gli alberi e il grano sotto la neve
e gridassimo con la carne e il sangue
con gli occhi e le mani e il sangue;
sperassimo con tutte le viscere
con tutta la mente e il cuore
Lui solo sperassimo;
oh se sperassimo tutti insieme
con tutte le cose
sperassimo Lui solamente
desiderio dell'intera creazione;
e sperassimo con tutti i disperati
con tutti i carcerati
come i minatori quando escono
dalle viscere della terra,
sperassimo con la forza cieca
del morente che non vuol morire,
come l'innocente dopo il processo
in attesa della sentenza,
oppure con il condannato
avanti il plotone d'esecuzione
sicuro che i fucili non spareranno;
se sperassimo come l'amante
che ha l'amore lontano
e tutti insieme sperassimo,
a un punto solo
tutta la terra uomini
e ogni essere vivente
sperasse con noi
e foreste e fiumi e oceani,
la terra fosse un solo
oceano di speranza
e la speranza avesse una voce sola
un boato come quello del mare,
e tutti i fanciulli e quanti
non hanno favella
per prodigio
a un punto convenuto
tutti insieme
affamati malati disperati,
e quanti non hanno fede
ma ugualmente abbiano speranza
e con noi gridassero
astri e pietre,
purché di nuovo un silenzio altissimo
- il silenzio delle origini -
prima fasci la terra intera
e la notte sia al suo vertice;
quando ormai ogni motore riposi
e sia ucciso ogni rumore
ogni parola uccisa
- finito questo vaniloquio! -
e un silenzio mai prima udito
(anche il vento faccia silenzio
anche il mare abbia un attimo di silenzio,
un attimo che sarà la sospensione del mondo),
quando si farà questo
disperato silenzio
e stringerà il cuore della terra
e noi finalmente in quell'attimo dicessimo
quest'unica parola
perché delusi di ogni altra attesa
disperati di ogni altra speranza,
quando appunto così disperati
sperassimo e urlassimo
(ma tutti insieme
e a quel punto convenuti)
certi che non vale chiedere più nulla
ma solo quella cosa
allora appunto urlassimo
in nome di tutto il creato
(ma tutti insieme e a quel punto)
VIENI VIENI VIENI, Signore
vieni da qualunque parte del cielo
o degli abissi della terra
o dalle profondità di noi stessi
(ciò non importa) ma vieni,
urlassimo solo: VIENI!

Allora come il lampo guizza dall'oriente
fino all'occidente così
sarà la sua venuta
e cavalcherà sulle nubi;
e il mare uscirà dai suoi confini
e il sole più non darà la sua luce
né la luna il suo chiarore
e le stelle cadranno fulminate
saranno scosse le potenze dei cieli.

E lo Spirito e la sposa dicano: Vieni!
e chi ascolta dica: vieni!
e chi ha sete venga
chi vuole attinga acqua di vita
per bagnarsi le labbra
e continuare a gridare: vieni!

Allora Egli non avrà neppure da dire
eccomi, vengo - perché già viene.

E così! Vieni Signore Gesù,
vieni nella nostra notte,
questa altissima notte
la lunga invincibile notte,
e questo silenzio del mondo
dove solo questa parola sia udita;
e neppure un fratello
conosce il volto del fratello
tanta è fitta la tenebra;
ma solo questa voce
quest'unica voce
questa sola voce si oda:

VIENI VIENI VIENI, Signore!
- Allora tutto si riaccenderà
alla sua luce
e il cielo di prima
e la terra di prima
son sono più
e non ci sarà più né lutto
né grido di dolore
perché le cose di prima passarono
e sarà tersa ogni lacrima dai nostri occhi
perché anche la morte non sarà più.
E una nuova città scenderà dal cielo
bella come una sposa
per la notte d'amore
(non più questi termitai
non più catene dolomitiche
di grattacieli
non più urli di sirene
non più guardie
a presiedere le porte
non più selve di ciminiere).

- Allora il nostro stesso desiderio
avrà bruciato tutte le cose di prima
e la terra arderà dentro un unico incendio
e anche i cieli bruceranno
in quest'unico incendio
e anche noi, gli uomini,
saremo in quest'unico incendio
e invece di incenerire usciremo
nuovi come zaffiri
e avremo occhi di topazio:

quando appunto Egli dirà
" ecco, già nuove sono fatte tutte le cose "

allora canteremo
allora ameremo
allora allora...

David Maria Turoldo

(in Il sesto angelo, Milano, 1976,pp. 4-8)

 


 

Profilo biografico: nato in Friuli nel 1916, entrò fin da giovanissimo a far parte dell'Ordine dei Servi di Maria. Ordinato prete nel 1940, partecipò attivamente alla Resistenza. In eguito collaborò con don Zeno Saltini nell'esperienza di Nomadelfia. Fondatore con padre Camillo De Piaz della Corsia dei Servi, a Milano. Spirito libero e profetico, conobbe anche un periodo di "esilio" a Londra, a seguito delle pressioni della curia vaticana sui suoi superiori. Sull'onda dell'esperienza conciliare del Vaticano II, si trasferì a Sotto il Monte (paese natale di Papa Giovanni XXIII), presso il priorato di S. Egidio, dove fondò e diresse il Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII. E' scomparso nel 1992.

Opere di David Maria Turoldo: Ha pubblicato numerose opere di riflessione religiosa, di intervento civile, di poesia. Della sua vastissima produzione poetica segnaliamo due raccolte di versi: Il sesto angelo (poesie scelte - prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano 1976; e O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993. Tra le opere di carattere religioso segnaliamo: La morte ha paura; (con Bartolomei e Levi) Dialogo sulla tenerezza; Lettere dalla casa di Emmaus; La parabola di Giobbe, Il mio amico don Milani; Colloqui con papa Giovanni, tutti edite dalla casa editrice Servitium, Sotto il Monte. Il Diavolo sul pinnacolo, Cinisello Balsamo, Paoline. Tra le traduzioni, si distinguono I Salmi, Dehoniane, 1973. Ha pubblicato anche un libro di narrativa: ... e poi la morte dell'ultimo teologo, Torino, Gribaudi, 1969.

Il testo che presentiamo: sperare costa molto. Troppe volte si è attratti da altri immagini, da altre prospettive: non senso, vuoto, disperazione, morte... Per Turoldo la poesia è chiamata in causa come forza salvifica. È una riflessione che si sviluppa a partire dal tema cristiano dell'Avvento e assume via via una dimensione cosmica, ove l'arrivo del Signore viene vista come momento catartico, di ricapitolazione, di riconciliazione universale e di gioiosa liberazione.

Indirizzi utili: Priorato di S. Egidio, Via Fontanella, 24039 Sotto il Monte (BG), tel. 035.43980110, e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Letto 9104 volte Ultima modifica il Venerdì, 30 Marzo 2012 14:11
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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