I Dossier

Martedì, 28 Febbraio 2012 20:38

Il Vangelo di pace (Joseph Comblin)

Vota questo articolo
(3 Voti)

Il Vangelo di pace di Cristo è al tempo stesso rivelazione, missione, profezia e saggezza.

Primo dovere della Chiesa è di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, che è Vangelo di pace. E non si tratta soltanto di una pace interiore all'uomo o alle comunità cristiane dei fedeli discepoli di Gesù: il Vangelo annunzia una pace che riguarda tutta l'umanità in tutte le sue dimensioni. In un certo senso, questa pace riassume tutto il Vangelo, perché è l'effetto della carità considerata in tutte le sue parti, in quanto amore di Dio e in quanto amore dell'uomo. L'annunzio del Vangelo di pace non costituisce quindi un dovere accidentale, una parte facoltativa tra altre missioni che la Chiesa dovrebbe compiere. Non è per opportunismo, o per rispondere a centri di interesse particolari dell'uomo, che la Chiesa pone l'accento su questo aspetto del messaggio evangelico. La Chiesa non compirebbe con fedeltà la sua missione, se non annunziasse la pace di cui ha ricevuto il messaggio (1).
Del resto, questo Vangelo di pace costituisce anche la vera risposta alle aspirazioni confuse dell'uomo. Se la Chiesa annunzia con insistenza il messaggio di pace di Cristo, non è certo per propaganda, allo scopo di trarre profitto da un tema che attira i contemporanei, per rendersi in tal modo simpatica a possibili interlocutori. Parlando di pace, la Chiesa non cerca di attirare gli uomini con l'intenzione di passare poi a parlare d'altro, forse meno accettabile, dopo che essi sono caduti nelle sue reti. La Chiesa ha il compito di far conoscere il messaggio di pace di Cristo perché esso è la verità, l'unica vera risposta ai problemi e agli interrogativi degli uomini a questo proposito. Non si tratta di una dottrina adattata alla mentalità contemporanea, bensì della verità eterna, e soltanto la verità eterna è capace di risolvere i problemi di oggi (2).
Il Vangelo di pace di Cristo è al tempo stesso rivelazione, missione, profezia e saggezza.
È rivelazione, perché dice che cosa è la pace, scartando le concezioni false, le illusioni e i miraggi. La volontà di pace è veramente efficace solo se ha una idea chiara dello scopo che intende raggiungere (3). Alle aspirazioni confuse degli uomini verso la pace, il Vangelo cristiano dona un contenuto e un senso. Nello stesso tempo dona alla pace un valore positivo. Ne definisce anzi il valore. Gli uomini invece, fino a che non definiscono la pace con certezza, rischiano sempre di bruciare domani ciò che ieri hanno adorato. Oggi amano la pace, ma domani essa li inganna, e per questo la respingono.
Il messaggio di Cristo è anche una missione, un ordine. La pace non è un oggetto di libera scelta, è un dovere a cui nessun cristiano si può sottrarre (4). Il fatto di definire il dovere così, in modo irrevocabile, dona una sicurezza quale non sono mai riuscite a dare le confuse aspirazioni alla pace. Per lavorare in favore della pace, i cristiani non hanno bisogno di compiere l'esperienza della loro capacità. La pace è un dovere. Essi obbediscono e non possono discutere (5).
Il Vangelo di Cristo è anche profezia. La pace che esso annunzia, un giorno si realizzerà. Dio non è impotente, fonderà il suo regno e quindi lavorare per la pace non è un lavoro vano. La garanzia che un giorno la pace si realizzerà, le dona in modo definitivo il suo valore, il dovere di perseguirla, e la verità della concezione rivelata da Dio. Questa pace è l'unica vera perché si realizzerà, e si realizzerà proprio perché è l'unica vera. E siccome non è una utopia, né un miraggio, ecco che essa diventa un dovere. Non costituisce solo un oggetto della velleità, sibbene un oggetto della volontà.
Il Vangelo di pace è infine anche saggezza: insegna il cammino verso la pace. Questa strada è rappresentata dalla conversione degli uomini, allo scopo di farne degli uomini di pace. Senza uomini di pace non esiste costruzione di pace che sia possibile, perché la pace è opera degli uomini: non ha consistenza al di fuori degli uomini che la vogliono. Molti contemporanei pensano che la Chiesa proponga in favore della pace dei rimedi spirituali e la conversione dell'uomo, soltanto perché non ha la capacità di avanzare rimedi più efficaci. Il suo scopo sarebbe di far sentire la propria voce nel dibattito, pur non avendo nessuna novità da mettere innanzi (6). I mezzi spirituali sembrano, a queste persone, inefficaci a priori. Secondo il loro pensiero, tutto si risolve in rapporti materiali. Se la Chiesa però avanza dei rimedi personali, ossia la conversione degli uomini, è perché non esistono altre vie che possano condurre alla pace. Non propone questo mezzo solo perché non ne disponga d'altri, ma perché esso costituisce l'unico contributo essenziale, l'unico veramente efficace (7).
Il Vangelo di Cristo pertanto ha le possibilità di rispondere alle aspirazioni dell'uomo. Senza di esso tali aspirazioni rimangono confuse e disordinate, mischiate come sono alla paura della guerra, alla debolezza, al disgusto della violenza, alla fatica del vivere (8). Nella misura in cui non sono pure, esse non sono nemmeno efficaci, né costanti (9). Attraverso il messaggio cristiano di pace queste aspirazioni invece ricevono un oggetto preciso, una precisa motivazione, un orientamento determinato, dei metodi, e una garanzia di efficacia.
Ecco perché il primo compito della Chiesa consiste nel proclamare il messaggio di pace di cui è depositaria.
Far conoscere il vero messaggio equivale anche a denunciarne la deformazione. Perché le eresie siano smascherate, il Vangelo deve venire annunciato in modo sufficientemente chiaro. Porre in guardia contro gli errori, è sempre stato, ed è necessariamente, il rovescio della missione di insegnare propria della Chiesa. La verità non è compatibile con le sue contraffazioni.
La Chiesa denuncia i pacifismi, non perché essi siano dei concorrenti da eliminare, ma perché la dottrina che essi fanno conoscere costituisce un errore e, per conseguenza, una strada sbagliata, un vicolo cieco. I pacifismi di cui l'Europa è vissuta per sedici secoli, sono tutti di impronta cristiana, ma si tratta di temi che sono stati isolati e sottoposti a punti di vista e a piani del tutto umani.
Tutte le dottrine di cui abbiamo parlato conferiscono gli attributi del Regno di Dio ad un ordine materiale, sia esso giuridico o economico. Aspettano la pace dal compimento di un Regno materiale. Gli uomini diventerebbero pacifici grazie ad una rivoluzione di ordine materiale; non sarebbe affatto la volontà pacifica degli uomini a creare quell'ordine.
Secondo la Rivoluzione cristiana, invece, il Regno di Dio nella sua forma perfetta non è di questo mondo, ma dell'altro. Di conseguenza, anche la pace perfetta non è di questo mondo. Con tutto ciò, il Regno di Dio è già presente nel nostro mondo; nell'uomo, nelle persone umane. Trasforma gli uomini dall'interno. L'amore di Dio fa nascere la pace interiore, disciplina le tendenze del corpo, combatte la rivolta dello spirito. L'amore del prossimo estende questa pace interiore ad una armonia tra le persone. La pace risulta dal Regno di Dio. La pace combatte la guerra, perché la guerra nasce dai conflitti tra uomini e dalla mancanza di amore del prossimo. La guerra costituisce una rottura dei rapporti personali, causata da una rottura dell'ordine interiore. Questo è il messaggio proclamato dalla Chiesa, messaggio in grado di sostenere un'azione positiva in favore della pace.

note

1) «Quale sarà il titolo giuridico, quale la natura particolare di questo contributo?.
Il suo titolo giuridico? Guardate. In nessun luogo lo troverete così perspicuo e quasi palpabile come dinanzi alla culla di Betlemme. Il Bambino, che ivi giace, è il Figlio eterno di Dio fatto Uomo e il suo nome è Princeps pacis, Principe della pace, Principe e fondatore della Pace, tale è il carattere del Fondatore e Redentore di tutto il genere umano. La sua alta divina missione è di stabilire la pace fra ciascuno degli uomini e Dio, fra gli uomini stessi e fra i popoli...
Ma il Salvatore divino è anche il Capo invisibile della Chiesa; perciò la sua missione di pace continua a sussistere e a valere nella Chiesa. Ogni anno il ritorno del Natale ravviva in lei l'intima consapevolezza del suo titolo a contribuire all'opera della pace, titolo unico, che trascende ogni cosa terrena e promana immediatamente da Dio, elemento essenziale della natura e della sua potestà religiosa » (Pio XII, Radiomessaggio natalizio 1951, o. c., vol. XIII, p. 399).
2) «Il mondo moderno... ha insieme rigettato l'ordine da lui stabilito...», (Pio XII, Messaggio natalizio 1949, o. c., vol. XI, p. 352).
3) «Quel mondo non parla che di pace, ma pace non ha; rivendica a sé tutti i possibili ed impossibili titoli giuridici per stabilire la pace, ma non conosce e non riconosce quella missione pacificatrice che emana immediatamente da Dio, la missione di pace dell'autorità religiosa della Chiesa» (Pio XII, Messaggio natalizio 1951, o. c, vol. XIII, p. 400).
4) «La volontà cristiana di pace viene da Dio. Egli è il "Dio della pace"; Egli ha creato il mondo per essere un soggiorno di pace; Egli ha dato il suo precetto di pace, di quella "tranquillità nell'ordine" di cui parla S. Agostino» (Pio XII, Radiomessaggio natalizio 1948, o. c., vol. X, p. 328); «Una cosa è certa: il precetto della pace è di diritto divino» (Pio XII, ibid., p. 332); «Perciò noi, in quest'ora, con tutta la forza della nostra voce, vi scongiuriamo, diletti figli e figlie del mondo intero: lavorate per la pace secondo il cuore del Redentore. Insieme con tutte le anime rette, che pur senza militare nelle vostre file, sono a voi unite nella comunanza di questo ideale, adoperatevi per diffondere e far trionfare la volontà cristiana di pace» (Pio XII, ibid., p. 333).
5) Vedi alcune espressioni di questi «cori di pacifisti belanti», in J. BENDA, Deux Croisades pour la paix, p. 55-61.
6) Il Messaggio natalizio del 1951 fu scritto sotto l'impressione di queste obiezioni. Il suo scopo è di respingere l'accusa mossa alla Chiesa.
7) «...se si vuole vedere il nodo del problema quale ora si presenta, se si vuole non solo teoricamente, ma anche praticamente, rendersi conto del contributo che tutti, e in primo luogo la Chiesa, possono veramente prestare...» (Pio XII, Radiomessaggio natalizio 1951, o. c., vol. XIII, p. 404).
8) «Tra le cause che possono ispirare un rifiuto in massa della resistenza all'aggressione militare mediante la forza delle armi, l'orrore generoso del santo contro il peccato di guerra rischia di essere assai meno forte dell'avversione naturale che prova l'uomo comune contro l'obbligo di pagare il tributo di sangue e di lacrime che la guerra comporta» (A. TOYNBEE, Guerre e civilisation, p. 18).
9) «Elevandovi — dice il realismo al pacifismo — ad un ideale tanto generale da non potersi analizzare, voi vi concedete delle profonde soddisfazioni intime, ma rifiutate ogni presa sulla realtà articolata delle cause di guerra. Voi ubriacate le folle e proprio quando sono ubriache cantano versi flautati e sognano le Arcadie e non riconoscono più la guerra, che vive sotto un nome falso» (E. MOUNIER, Les équivoques du pacifisme, Esprit, 1949, p. 183).

Joseph Comblin

(tratto da Teologia della pace, vol. II, Roma 1966, pp. 398-403).

 

Letto 3226 volte
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search