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Giovedì, 05 Aprile 2007 17:05

UNA SPIRITUALITÀ IMBEVUTA DI PRASSI, UNA PRASSI IMPREGNATA DI SPIRITO

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UNA SPIRITUALITÀ IMBEVUTA DI PRASSI, UNA PRASSI IMPREGNATA DI SPIRITO

NAIROBI. Nuova spiritualità cercasi, una "spiritualità per un altro mondo possibile": il tema, per l'appunto, della seconda edizione del Forum mondiale di Teologia e Liberazione svoltosi a Nairobi dal 16 al 19 gennaio (v. Adista nn. 18 e 22/07). Una spiritualità imbevuta di prassi, che si faccia carne nella storia, "onesta", per usare un'espressione del teologo Jon Sobrino, nei confronti della realtà. Una spiritualità che guarisca dalle "patologie" che la deturpano, come ha illustrato il teologo spagnolo Juan José Tamayo durante l'ultima sessione di lavoro del Forum, centrata su "Spiritualità e rispetto della diversità", a cui ha preso parte insieme alla nigeriana Teresa Okure e alla portoricana Eunice Santana de Valez. Una spiritualità, ha affermato quest'ultima, "che non abbia paura di lasciarsi ispirare dalla lettura di altre religioni, che riconosca la complessità estrema di tante questioni e dunque la necessità di affrontarle senza arroganza, che sia cosciente del fatto che tutto è relazionato a tutto, che tutti siamo membri di uno stesso corpo e soffriamo e gioiamo ad ogni sofferenza e gioia di ciascuna delle sue parti, che ci sfida a camminare insieme, costruendo legami e alleanze, alla ricerca di alternative come l'Alba, l'Alternativa bolivariana delle Americhe".
Sono quattro, secondo Tamayo, le idee fondamentali attorno a cui va ripensata, riformulata e rivissuta la spiritualità nell'orizzonte della diversità culturale e religiosa del nostro mondo: l'interculturalità, l'interidentità, l'interspiritualità e l'interliberazione, quest'ultima presente in tutti i suoi diversi cammini e in tutte le sue diverse dimensioni, "personale e comunitaria, politica ed economica, interiore e strutturale, religiosa e culturale". Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, l'intervento, con alcuni tagli, del teologo spagnolo, da lui dedicato "Ai bambini e alle bambine di Kibera, a Nairobi, la baraccopoli più densamente popolata dell'Africa - 800mila persone -, simbolo dell'esclusione determinata dalla globalizzazione neoliberista, che mi hanno affettuosamente accolto con il saluto ‘karibu' (benvenuto) e con i quali ho sognato per alcune ore un ‘altro mondo possibile'. Che il Forum Mondiale di Teologia e Liberazione e il Forum Sociale Mondiale, celebrati questi giorni a Nairobi, risveglino la coscienza dei governanti e generino la ribellione degli esclusi". (claudia fanti)

da Adista Documenti n°24 del 24 Marzo 2007

Letto 1983 volte Ultima modifica il Venerdì, 29 Giugno 2007 23:51
Fabrizio Foti

Architetto
Area Mondo Oggi - Rubrica Ecclesiale

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