IDENTIKIT DI UNA NUOVA SPIRITUALITÀ
AL FORUM DI NAIROBI UNA RIFLESSIONE IN TEMPO DI CRISI
NAIROBI. Quali tratti, quali colori, dovrebbe avere la spiritualità per "un altro mondo possibile"? È stato questo il tema di uno dei seminari svoltisi durante il Forum di teologia, promosso dalla Rete Europea di Chiesa per la Libertà (un network di gruppi, comunità e movimenti cattolici di base di una quindicina di Paesi europei), a cui hanno preso parte Evaristo Villar e Pilar Yuste della rivista Éxodo, Hugo Castelli della Chiesa di base di Madrid, la teologa e religiosa del Sacro Cuore Maria José Arana, il teologo e missionario claretiano José María Vigil. La ricerca di una nuova spiritualità è chiamata a fare i conti con l'emergere di un nuovo paradigma, quello del pluralismo religioso, con cui la biodiversità religiosa diventa un "valore sacro", un dono di Dio, e ogni pretesa di considerare la propria religione come "quella vera", e conseguentemente di volerla imporre agli altri, perde ogni ragion d'essere di fronte all'evidenza che tutte le religioni che lavorano a favore dell'umanità risultano ugualmente valide, ugualmente preziose. Ma tale ricerca deve fare i conti, anche, con la stessa crisi delle religioni, così come si sono strutturate 5mila anni fa, durante la rivoluzione agraria del neolitico. È in Europa, dove la società agraria sta volgendo al tramonto, che la crisi delle religioni starebbe iniziando a manifestarsi, mostrando l'incompatibilità di ogni sistema di credenze con la nuova società della conoscenza, e aprendo la strada a una spiritualità senza religioni. Una spiritualità tutta da costruire, ma il cui nucleo potrebbe già essere individuato nella cosiddetta regola d'oro (in positivo: "tratta gli altri come vorresti che gli altri trattassero te" o in negativo: "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te"), in cui si trova l'essenza stessa della tradizione ebraico-cristiana e che si incontra in tutte le religioni quasi con le stesse parole: "una base comune minima eppure enorme", ha affermato José María Vigil, e non solo etica, ma anche spirituale, perché "che un fratello soffra la fame è per me un problema di spiritualità". Un'ipotesi di lavoro, quella presentata durante il seminario, che ha, inevitabilmente, suscitato critiche e perplessità: c'è chi individua in essa "una visione eccessivamente occidentale", chi teme una deriva individualista e spiritualista e chi ritiene che le religioni debbano essere purificate e non superate. Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, un commento sul seminario di uno dei relatori, Evaristo Villar. (c. f.)
da Adista Documenti n°24 del 24 Marzo 2007