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Venerdì, 29 Giugno 2007 19:41

UNA STORIA PER LEUROPA, LA VERITÀ DAI RICORDI. PURIFICATI

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UNA STORIA PER LEUROPA, LA VERITÀ DAI RICORDI. PURIFICATI

di Domenico RosatiItalia Caritas/Aprile 2007

La costruzione dell’Europa ristagna, la Costituzione ha avuto l’infarto e non si sa come rianimarla, l’Euro solleva problemi più che risolverli, i Trattati di Roma compiono cinquant’anni e li dimostrano tutti: per commemorarli non s’è trovato di meglio che dar fondo alle risorse dell’ottimismo, ponendo il quesito “Serve ancora l’Europa?”. I motivi per rispondere positivamente sono tanti. Ma ce n’è uno apparentemente minore, finora neppure registrato dagli osservatori politici, a conferma della famosa sentenza di Aldo Moro per cui “il bene non fa notizia, ma esiste”.

Ecco: il “bene europeo” da segnalare sta in un libro di storia per i licei. Ma non un manuale qualsiasi. Titolo in due lingue (Histoire/Geschichte), su di esso studiano, già nel presente anno scolastico, i ragazzi di Francia e Germania. Il manuale è stato pensato e redatto da un gruppo di storici dei due paesi, secondo un progetto varato nel 2003 dal presidente Chirac e dal cancelliere Schröder. li primo volume, già in uso, riguarda “L’Europa e il mondo dopo il 1945” (gli altri due copriranno i periodi dall’antichità al Romanticismo e dal 1800 al 1945): copertina rossa, è pubblicato dall’editore Klett in Germania e da Nathan in Francia. Molte illustrazioni, grafici, tabelle, letture e documenti: assai geometrico e bilanciato. Sulla sua validità didattica si esprimeranno gli esperti, gli storici sul suo valore scientifico. Ma l’apparizione di quest’opera merita il riguardo riservato alla “cosa che accade per la prima volta”. Mai, infatti, di qua e di là del Reno si era sviluppata una riflessione comune sul passato di due popoli che non sono stati, nel tempo, un modello di buon vicinato. E il fatto non sarebbe inimmaginabile, se non all’interno di un processo di convergenza, per quanto debole e intermittente, come quello della costruzione europea.

Una realtà, due approcci

Anche la rappresentazione degli eventi è interessante. Emerge, infatti, non il tentativo di costruire una “storia comune”, ma l’intenzione di tematizzare le differenze rispetto a un’unica realtà. D’altra parte sarebbe stato impossibile... piallare contraddizioni sedimentate da secoli di conflitti. Non dunque una lettura franco-tedesca della storia, ma un uso dei contrasti storici per superare molti tabù politici.

Così, della seconda guerra mondiale si scrive non con il riflesso del “culto della vittoria”, ma con l’ispirazione del “dovere della memoria”. E se pare scontato il richiamo all’orrore della shoah, è da segnalare che Parigi riconosce che il fenomeno di Vichy (la collaborazione con gli occupanti tedeschi) era stato occultato per non inficiare il mito di una Francia “unanimemente resistente”.

Non sembrano operazioni di aggiramento diplomatico, ma di autentica “purificazione” del ricordo, in nome di una ricerca della verità che, quando è sincera, amplia gli orizonti

e consente “estensioni tematiche” altrimenti impossibili. Così i ragazzi tedeschi scoprono la decolonizzazione, mentre i loro colleghi francesi si confrontano con le “questioni religiose” fino a oggi bandite dal programmi della “repubblica laica”. E si comprende che ciò é possibile perché ci si colloca nella prospettiva di un’Europa che cerca se stessa in un mondo globalizzato.

Domanda spontanea: perché la “cosa buona” dovrebbe essere riservata solo ai ragazzi francesi e tedeschi? Il recente attrito tra Italia e Croazia suggerirebbe un’attenzione verso i Balcani. Ma tutti i popoli della vecchia Europa hanno un passato da condividere con altri, invece di coltivarlo in solitudine. Una “storia degli europei”? È dimostrato: non è impossibile.

Letto 1680 volte Ultima modifica il Mercoledì, 26 Settembre 2007 21:35

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