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Mercoledì, 18 Giugno 2008 21:24

L'esercito della salvezza

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L'esercito della salvezza


dal blog www.unaltrogiro.it




In questi giorni sta prendendo corpo l’ipotesi di utilizzare personale dell’esercito per azioni di pattugliamento e perlustrazione delle città metropolitane.

E la contrapposizione tra fautori e detrattori vede salire i toni. Da una parte si sente dire che si tratta semplicemente di “un esperimento”, che serve per “garantire la sicurezza” e si accusa la controparte di essere portatrice “dei pensieri di Provenzano e della camorra”. Dall’altra si parla di proposta da “regime autoritario”, di “rischio di militarizzazione” e di intervento “da Paesi del Sud America”.

Premesso che il provvedimento in questione lo si ritiene di tipo repressivo, non è su questo che ci si vuole soffermare. Infatti, sempre in questi giorni vi sono notizie di provvedimenti, per ora solo nelle intenzioni, che intervengono e vanno a modificare sia le modalità di indagine che di istruttoria dei processi.

Il disegno di legge sulle intercettazioni prevede che la magistratura possa ordinarle per reati superiori ai 10 anni (resterebbero fuori, per esempio, indagini come quelle sulla clinica Santa Rita di Milano). E’ prevista poi una rigidità enorme sulla durata, escluse mafia e terrorismo, il limite è di 3 mesi. Altra assurdità è rappresentata dal fatto che se due intercettati per un reato fanno il nome di un terzo, come possibile autore di altro reato, questo non potrà essere sottoposto ad intercettazione se non vi sono altri riscontri. Inoltre non potrà più essere il GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) a valutare la richiesta di autorizzazione delle intercettazioni, ma un collegio di tre giudici. Soprattutto per i piccoli tribunali e quelli sotto organico vi è il rischio della paralisi a causa della incompatibilità tra lo sviluppo futuro del procedimento e chi autorizza le intercettazioni. Inoltre viene introdotto un bavaglio all’informazione, non potremmo più essere messi al corrente di inchieste fino a quando il giudice non avrà disposto il rinvio a giudizio, potrebbero trascorre degli anni dalla scoperta del reato.

Le ultime sui processi, poi, riguardano la presentazione di due emendamenti che potrebbero sospendere delle azioni giudiziarie.

Con il primo si danno indicazioni di quali processi, in funzione dei reati, devono avere la priorità rispetto ad altri. Si ritiene che debbano avere la precedenza i “procedimenti relativi ai delitti puniti con l’ergastolo, o la reclusione superiore nel massimo a 10 anni, ai delitti di cui agli articoli 51 comma 3 bis, 3 quater e 407 comma 2, lettera ‘a’ del Codice di procedura penale, ai delitti di criminalità organizzata, ai processi con imputati detenuti anche per reati diversi da quelli per cui si procede e ai procedimenti da celebrarsi con giudizi direttissimi e con giudizi immediati”, gli altri possono stare un pò più tranquilli.

Con il secondo, invece si prevede l’immediata sospensione (al momento dell’entrata in vigore della legge, se dovesse essere approvata) dei processi penali relativi a fatti commessi sino al 30 giugno 2002 “che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione dell’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado”. La sospensione avrà durata di un anno e, nel caso “di pluralità di reati contestati si ha riguardo alla data dell’ultimo reato”. Il corso della prescrizione, durante questo periodo, è sospeso. La sospensione, inoltre, “non opera nei processi per la criminalità organizzata, l’ergastolo, la reclusione superiore ai 10 anni e nei procedimenti relativi agli infortuni sul lavoro.

Ed intanto si lavora al “lodo Schifani”, bocciato dalla Corte Costituzionale nel 2004, per essere riveduto e corretto in modo da introdurre la sospensione dei processi per le cinque più alte cariche dello Stato.

Rivolgendo poi lo sguardo un pò più indietro non si possono dimenticare, tra le altre norme, la “ex Cirielli”, che ridotto i tempi di prescrizione; la “Pecorella”, per mezzo della quale nel caso di assoluzione dell’imputato al primo grado di giudizio il PM (Pubblico Ministero) può ricorrere solo in Cassazione, mentre se l’imputato viene condannato questo può andare in appello (bocciata poi dalla Consulta); la depenalizzazione del falso in bilancio, l’indulto, e quanto ancora si riesca a ricordare...

Da tutto ciò si ha l’impressione che si siano e si continuino ad apportare delle complicazioni, delle difficoltà, se non delle scappatoie sia al regolare corso delle indagini che allo svolgimento dei processi, e non solo per personaggi più o meno noti.

Però ci sarà l’esercito per le strade: più sicurezza per tutti!
Letto 1668 volte Ultima modifica il Giovedì, 26 Giugno 2008 11:58

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