Il nono rapporto Almalaurea, presentato a marzo, offre un'ampia documentazione sul destino professionale dei giovani laureati in Italia. L’indagine offre anche alcuni indicatori di valutazione sull'esito delle innovazioni introdotte dalla riforma universitaria (legge 509) del 1999. Una delle più significative riguarda la diversa strutturazione dei titoli universitari: si prevede il conseguimento della laurea triennale (o di primo livello), che fornisce una formazione di base, e di una successiva laurea specialistica (o di secondo livello). Dopo la specialistica la formazione può ulteriormente proseguire, con il master di secondo livello o il dottorato di ricerca.
L’indagine Almalaurea, conclusa nell'autunno 2008, ha riguardato tutti gli oltre 140 mila laureati post-riforma nell'anno solare 2007, intervistati a un anno dalla laurea. Sono stati interpellati, a tre anni dalla laurea. anche 79. 761 laureati di primo livello nel 2005. Infine, il rapporto ha coinvolto circa 64 mila laureati pre-riforma in particolare quelli delle sessioni estive 2007, 2005 e 2003,indagati a uno,tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
I risultati dell’indagine sono interessanti. Anzitutto emerge che tra gli italiani tra i 25 e i 34 anni, i laureati sono il 17%: nel Regno Unito il 37%, in Spagna e negli Stati Uniti il 39%, in Francia il41 %, in Giappone il 54%. Inoltre, solo il 9% degli italiani tra i 55 e i 64 anni è laureato, contro il 23% della Germania, il 24% del Regno Unito, il 38% degli Stati Uniti. D'altronde, rispetto agli altri paesi europei, l'Italia destina solo lo 0,78% del prodotto interno lordo all'istruzione universitaria: nei paesi scandinavi si destina più del 2%, in Francia l' 1,21%, in Germania l' 1, 16%.
Abbastanza efficace
Quanto al tasso di occupazione a dodici mesi dalla laurea,esso risultava in calo, nell'ultimo anno, dello 0,5%. Il tasso di disoccupazione aumentava invece del 3%; negli ultimi sette anni la quota di laureati occupati si è contratta del 6%. Nel complesso, a un anno dalla laurea, la stabilità lavorativa non raggiunge il 40%. E gli effetti della crisi si fanno sentire anche sulla richiesta di laureati, assai ridotta: nel primo bimestre 2009, rispetto ai mesi di gennaio e febbraio del 2008, c'è stato un calo nelle richieste di laureati del 23%; le contrazioni più forti hanno riguardato i laureati nelle discipline economico-statistiche (-35%) e in ingegneria (-24%).
Nonostante ciò, la laurea risulta comunque premiante. A 5 anni dal diploma, infatti, la maggior parte dei laureati è inserita nel mercato del lavoro: il tasso di occupazione (per i laureati del 2003), è pari al1'84,6% (mentre un altro 7,4% ha proseguito gli studi). Inoltre chi possiede un titolo di studio universitario ha un tasso di occupazione maggiore di oltre il 10% di chi ha un diploma di scuola superiore (78% contro 67%, dati Istat). Il 91% dei laureati occupati ritiene poi che il titolo conseguito sia stato almeno "abbastanza efficace" per trovare il tipo di lavoro svolto. E il reddito dei laureati è più elevato del 65% rispetto a quello dei diplomati; a un anno dalla laurea, il guadagno medio mensile supera i 1.100 euro netti (contro i 1.010 pre-riforma);
In sintesi, a un anno dalla laurea risulta occupato il 69% dei laureati di primo livello e il 40% lavora stabilmente (a tempo indeterminato o come autonomo); è occupato il 75% dei laureati di secondo livello e il 28% lavora stabilmente. Invece non ci sono grandi differenze di reddito tra i laureati di primo e di secondo livello: i primi guadagnano 1.128 euro mensili, i secondi 1.117.